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Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”
Nove giorni dopo le proteste e le devastazioni di Ferguson, un’altra sentenza di un Grand giurì che assolve un poliziotto bianco per l’uccisione di un nero disarmato rischia di spostare l’incendio delle tensioni razziali dal Missouri a New York.
Ieri, dopo la decisione di non procedere contro l’agente che il 17 luglio ha soffocato Eric Garner nel tentativo di arrestarlo, migliaia di manifestanti sono scesi in piazza in vari punti di Manhattan. Il gruppo più grosso, formatosi in Times Square, ha cercato di raggiungere il Rockefeller Center dove stava per iniziare la tradizionale cerimonia dell’accensione del grande albero di Natale.
Mescolati alla gente che ancora affollava il centro per le ultime ore di shopping, i manifestanti hanno cercato di raggiungere il luogo dell’evento, ma la polizia ha chiuso le strade adiacenti cercando di blindare la zona di uno spettacolo (al quale hanno partecipato anche Lady Gaga, Tony Bennett e molti altri artisti) che ogni anno viene trasmesso in tutto il Paese e che per gli americani ha il sapore dell’inaugurazione della stagione delle feste di fine d’anno.
darren wilson dopo lo scontro con michael brown
La rabbia contro la polizia è tracimata nei giorni scorsi a Ferguson dopo la mancata incriminazione di Darren Wilson, l’agente che ha sparato al diciottenne Michael Brown. Il caso di New York è diverso: la vittima, Eric Garner, un omone di 43 anni sorpreso il 17 luglio scorso a vendere sigarette di contrabbando a Staten Island, aveva resistito all’arresto. I poliziotti non hanno usato armi: hanno solo cercato di bloccarlo per ammanettarlo. Nel farlo il poliziotto Daniel Pantaleo aveva stretto un braccio attorno al collo di quest’uomo di 170 chili. Una mossa da judo che la polizia di New York proibisce nei suoi regolamenti, ma che, in sé, non è un crimine.
Il caso ha suscitato grande emozione anche perché un passante ha ripreso tutta la scena del tentato arresto con lo smartphone e il filmato è subito finito su Internet e in tv: Eric con la faccia schiacciata sul marciapiede che ripete 11 volte «non posso respirare», ma i poliziotti non mollano la presa.
Pantaleo, subito sospeso dal corpo di polizia, si è giustificato dicendo che quello era l’unico modo per bloccare e ammanettare un uomo così grosso senza usare le armi. I 23 giurati che lo hanno assolto devono aver considerato che Garner, oltre ad avere molti precedenti penali, era asmatico e malato di cuore: patologie che potrebbero aver inciso sulla morte per soffocamento. Rimane la conferma di una vecchia regola: incriminare un agente per abuso di potere negli Usa è quasi impossibile. Barack Obama, intervenuto subito sul caso, ha promesso di nuovo che tutto questo cambierà. Verso un’inchiesta federale sul caso Garner.
VIDEO “SPIKE LEE”
Il regista Spike Lee ha pubblicato un video in cui mischia la morte di Eric Garner, l’afroamericano deceduto per soffocamento dopo la presa al collo di un poliziotto, con quella di Radio Raheem, il personaggio del suo vecchio film “Fa’ la cosa giusta”. Nella pellicola del 1989, Raheem moriva per mano di un agente dopo il “chokehold”, la presa al collo vietata a New York da venti anni.
proteste a new york contro la "presa da strangolamento" 9
A sua volta, quella scena, si ispirava alla vera storia di Michael Stewart, 25enne nero ucciso nello stesso modo nel 1983. Come a dire, da allora niente è cambiato. Lee ha anche postato sulla pagina “Instagram” di Garner una foto con il commento: «Nostro fratello Eric Garner non respira più grazie al “chokehold” vietato dal dipartimento di polizia di New York. Rest In Power."
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