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Alessandro Gonzato per “Libero Quotidiano”
Nel 2015 i vigili del Comune di Venezia hanno multato più di 4.600 venditori abusivi: un esercito. L' importo delle sanzioni, ben più del doppio rispetto alle 2 mila scarse dell' anno precedente - e che comunque erano già parecchie - ammonta a ben 24 milioni di euro. Da questa montagna di schei - come da queste parti chiamano i soldi - le malandate casse cittadine avrebbero dunque potuto attingere a piene mani per fare tante cose utili alla cittadinanza, come ad esempio aiutare i ristoratori e i negozianti autoctoni ormai assediati dalla spietata concorrenza (spesso sleale) dagli occhi a mandorla.
Oppure, l'amministrazione oggi guidata dal sindaco Brugnaro, subentrato al commissario prefettizio che aveva ereditato le macerie lasciate dal democratico Orsoni, avrebbe potuto intensificare le politiche sociali a favore delle famiglie più bisognose. E perché non rafforzare il sistema di pulizia di calli e campielli, troppo spesso in balìa dell' inciviltà dei turisti? Senza contare che, con 24 milioni di introiti extra, il Comune veneziano sarebbe pure rientrato di una consistente parte dell' importo sforato dal Patto di Stabilità. E invece niente.
VIGILI SCORAGGIATI
Perché da quella montagna di schei, manco a dirlo, il Comune di Venezia non vedrà entrare nemmeno un centesimo. Il fatto è che quelli che un tempo venivano chiamati vu' cumprà non ce li hanno, i soldi per pagare le sanzioni, o comunque non mostrano di averli. Ragion per cui quel tesoretto rimane solo sulla carta - nel vero senso della parola, visto che si tratta di contravvenzioni. Peraltro, all'inizio del 2014 erano stati gli stessi vigili di Venezia ad ammettere che dalle sanzioni comminate ai venditori abusivi non era mai entrato il becco di un quattrino o quasi. Una battaglia persa.
E dunque proprio la Venezia letteralmente assediata dai venditori abusivi, con questi suoi 24 milioni di euro di multe che non riscuoterà mai (in tutta Italia, secondo Confesercenti, il commercio abusivo vale complessivamente oltre 21 miliardi all' anno), diventa ancora una volta l' emblema di un sistema che non funziona, dell' eterna sconfitta dello Stato nei confronti dei furfanti.
Sconfitta che viene pagata salata: secondo le stime di Confcommercio, sempre a livello nazionale, ammonta a circa 8,8 miliardi la quantità di fatturato che l' abusivismo commerciale sottrae al dettaglio legale. Uno scandalo che, per la verità, gli stessi cittadini non sempre vivono come tale: almeno un consumatore su quattro, nell'ultimo anno, ha acquistato merce contraffatta da venditori abusivi consapevole di farlo.
Tornando a Venezia, in piazza San Marco o lungo il Canal Grande non passa giorno senza che un poliziotto non insegua (quasi sempre inutilmente) un venditore abusivo extracomunitario, carico di merce contraffatta. E non passa giorno senza che il suo saccone pieno di borse, cappellini e magliette non travolga chiunque capiti a tiro. Senza contare le aggressioni subite dai poveri vigili.
TENTATIVI FALLITI
E chiunque abiti da queste parti ha ben presente quanti falliti tentativi di arginare questa situazione: ad esempio l'ordinanza dell' allora sindaco Cacciari che, non potendo vietare espressamente ai vu' cumprà di svolgere il proprio lavoro, voleva proibire più genericamente di trasportare in centro merce in grandi sacchi di plastica o borsoni. Netta la bocciatura del Tar, che considerò nulla l'ordinanza: mancavano i requisiti dell'«urgenza» e della «straordinarietà».
E in effetti, ragionandoci sarcasticamente, non si può nemmeno dar torto al tribunale amministrativo: perché ormai a Venezia - ma non solo - il commercio abusivo fa parte dell'ordinarietà. Con buona pace dei commercianti, dei vigili, delle casse comunali.
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