DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…
Estratto dell’articolo di Cristina Nadotti per “la Repubblica”
Le ferite non si sono rimarginate, aver sequestrato un bambino di otto anni e averlo tenuto segregato in una grotta per sette mesi è un crimine che si dimentica con fatica, anche se chi lo ha commesso ha saldato il conto con la giustizia.
Matteo Boe, il bandito sardo scarcerato nel giugno del 2017 dopo aver scontato per intero la condanna a 20 anni per il sequestro di Farouk Kassam (ma era stato condannato anche per quelli di Sara Niccoli, Giulio De Angelis e Marzio Perrini) suo malgrado fa ancora parlare di sé.
Due giorni fa, infatti, il cantante di un gruppo folk-pop sardo, Gigi Sanna degli Istentales, aveva annunciato che in occasione della festa del Redentore, che si tiene a Nuoro il 26 agosto, a Matteo Boe sarebbero state donate 50 pecore, per dargli la possibilità di ricominciare a lavorare.
(…)
«Con questa iniziativa vogliamo offrire una seconda possibilità anche a chi ha commesso errori e pagato il conto alla giustizia - aveva detto (…)».
L' annuncio ha però scatenato commenti indignati, con la solita carica di aggressività amplificata dai social. In verità, l' iniziativa di Sanna ha soffiato sulle ceneri di un fuoco mai sopito, da quando Boe è uscito dal carcere di Spoleto ed è tornato a Lula, il paese in provincia di Nuoro dove è nato 60 anni fa.
E dove nel 2003 è stata uccisa la sua figlia quattordicenne Luisa, un omicidio che non ha ancora un responsabile. A Boe si rimproverano non soltanto i crimini per i quali è stato in carcere. Da quando è tornato a Lula ha evitato la ribalta mediatica, ma dalla prigione aveva talvolta scritto dei proclami in cui sottolineava la situazione di soggezione economica e le difficoltà della Sardegna.
Parole ben scritte (Boe in prigione ha perfezionato gli studi e goduto di provvedimenti per buona condotta), ma che non ha mai usato per mostrare pentimento o ravvedimento per le sue attività criminali.
Ora Boe tace, o meglio, ha parlato attraverso la sua avvocata, Annarita Mureddu, per dichiarare a La Nuova Sardegna di aver riconosciuto «la generosa offerta qual è sa paradura » ma di non aver gradito «la ribalta mediatica». Qualcuno che chiede scusa però c' è e sono gli Istentales su Facebook: «Dopo tutte le polemiche abbiamo deciso di revocare il gesto più arcaico e rappresentativo della comunità sarda all' uomo Matteo Boe. Scusa Matteo non metto in galera un uomo libero». E sono scuse che faranno discutere ancora.
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