DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI…
Giampiero Rossi per il Corriere della Sera
Pasquale è al suo solito angolo, sì e no a duecento metri dal municipio. Seduto su una cassetta della frutta, in mezzo ai due grandi cartelli dove, con pennarello blu e rosso, ha scritto i motivi per cui sarebbe giusto gettare una moneta nella sua ciotola. Lui sta sempre lì, bersaglio quasi inevitabile per la polizia municipale, che dallo scorso fine settimana è impegnata a distribuire multe per contrastare accattonaggio e bivacchi nel centro della città lariana nel periodo natalizio. «Eccola qua, cento euro, mi hanno fatto lo sconto — mostra divertito da tanta inattesa attenzione — l’indirizzo è quello dell’ultima casa in cui ho abitato».
Da tempo Pasquale dorme all’aperto e vive dell’elemosina che raccoglie ogni giorno in via Vittorio Emanuele. In quello stesso momento a Palazzo Cernezzi — appunto, a poche centinaia di metri — il sindaco Mario Landriscina (centrodestra) chiarisce pubblicamente il senso dell’ordinanza anti clochard, spiega che il caso mediatico è frutto di «un’incomprensione» e dice: «Non ci sto a passare per il sindaco cattivo d’Italia». Il fattaccio, l’incomprensione, risale a lunedì mattina, quando don Roberto, uno schivo prete quarantenne, esce insieme a un gruppetto di volontari per portare «la colazione» ai senza dimora che nonostante il freddo pungente si ostinano a dormire sotto il portico di una chiesa sconsacrata. Sono almeno sette anni che lo fa, tutti i giorni. In quel momento, però, sul posto è in azione anche una pattuglia della polizia locale, proprio per applicare l’ordinanza «natalizia» contro i bivacchi. Vigili e volontari discutono, e proprio come in tanti film un agente si mostra più dialogante e l’altro piuttosto ruvido.
È in quel momento che si consuma la presunta «incomprensione»: un volontario denuncia via Facebook che quel vigile zelante avrebbe minacciato di multare anche chi stava portando aiuto ai clochard. E in poche ore la notizia vola ben oltre il bacino del Lario, ispirando prese di posizione politiche, analisi e commenti da curva da stadio. La rete comasca di associazioni impegnate sul fronte della solidarietà insorge e convoca, per questo fine settimana, ben due manifestazioni, compreso un flash mob con cappelli per simulare una richiesta di elemosina di massa.
Anche il direttore della Caritas, Roberto Bernasconi, chiede al sindaco di ritirare «quell’odiosa ordinanza», ma allo stesso tempo apre le porte alla versione del malinteso. Quindi — e siamo a ieri — il primo cittadino convoca la stampa e cerca di ricomporre la situazione. Nessuna minaccia di multa, «il vigile ha fatto presente che c’era un divieto di bivacco e che sarebbe stato opportuno farlo altrove — racconta il comandante della polizia locale, Donatello Ghezzo —.
A quel punto il volontario ha desistito». Una versione diversa da quella della vicesindaco leghista Alessandra Locatelli — che, trionfante, aveva parlato di «applicazione dell’ordinanza» — e che sembra la premessa per un ritorno al dialogo: «Non ritirerò l’ordinanza», chiarisce Landriscina, ma aggiunge: «Incontrerò tutte le associazioni, i gruppi, i volontari che si occupano di assistenza perché si possa venire a una soluzione al problema dei senzatetto». Intanto, duecento metri più in là, verso sera, Pasquale è ancora al suo posto.
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