RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Lorenzo D'Albergo per ''la Repubblica - Roma''
Sei giorni in terapia intensiva al policlinico Tor Vergata. Sei giorni attaccato a un respiratore e al cellulare per tenersi sempre in contatto con la famiglia. Poi, nella notte sabato e domenica, il collasso. Per Emanuele Renzi non c' è stato nulla da fare. È un ragazzo di Cave, cittadina a 50 chilometri dalla capitale, la più giovane vittima del Lazio. Lele, come lo chiamavano, se n' è andato a soli 34 anni. Lascia una famiglia distrutta, una comunità smarrita.
Perché il ragazzone con la barba e il sorriso sempre stampato in volto era il papà di una bimbo di 7 anni.
Ora toccherà a nonno Gugliemo e nonna Franca spiegarle cosa sia successo. La notizia della morte di Emanuele Renzi scuote anche chi teme per la propria salute.
Il 34enne, infatti, lavorava da più di 8 anni per Youtility, un call center che ha il quartier generale in via Faustiniana e che tra i clienti ha anche Tim e lo 060606 del Campidoglio. Lì, a poche centinaia di metri dall' incrocio tra via Tiburtina e il Gra questa mattina partirà l' indagine epidemiologica dell' Asl Roma 2.
Un' operazione che si preannuncia lunga. I racconti dei colleghi, infatti, lasciano intendere che le ricerche dei virologi potrebbero durare più del previsto. « Lele - racconta una di loro - era stato a Barcellona, dal 6 all' 8 marzo » . Poi, dicono i ragazzi del centralino, Emanuele è tornato al lavoro. Era il 9 marzo, anche se alcuni dei compagni ricordano che ha lavorato altri due giorni: «Al ritorno dalla Spagna aveva qualche linea di febbre. Per questo una decina di lavoratori sono stati messi in quarantena » .
nei supermercati di barcellona
Tornato a casa, il 34enne è rimasto in isolamento fino al 16 marzo. Poi, dopo aver sentito il suo medico, è stato trasportato al policlinico Tor Vergata. Ora a fare luce sulla sua morte sarà l' autopsia: va chiarito se la vittima avesse già patologie pregresse di cui non era a conoscenza.
In attesa dei risultati, ieri al call center è scoppiato il caos. I suoi oltre 2.000 dipendenti hanno continuato a presentarsi in ufficio fino a ieri, perché i call center sono considerati dal governo come una delle attività produttive essenziali. Vanno tenuti aperti. Anche se ora in via Tiburtina è scoppiato il panico. I sindacati hanno presentato un esposto. E Youtility, subissata di insulti dei suoi impiegati e dai parenti, ha dovuto cancellare anche il post di condoglianze pubblicato in serata su Facebook e ha oscurato il proprio profilo social.
uomo con la mascherina a barcellona
« Solo alcuni di noi - racconta una dipendente in una mail inviata a Repubblica - sono stati messi in smart working. Solo da martedì, quando Emanuele stava già male e si sapeva del contagio, hanno distanziato le postazioni a più di un metro l' una dall' altra. I disinfettanti ce li siamo comprati facendo la colletta, la sanificazione è stata fatta solo venerdì. Lele? Il suo sorriso non lo vedremo più».
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