paolo mendico

"ORMAI È MORTO, E CI CAGANO IL CAZZO" - L'AGGHIACCIANTE FRASE PRONUNCIATA DAI COMPAGNI DI CLASSE DI PAOLO MENDICO, IL 15ENNE DI LATINA CHE SI È TOLTO LA VITA LA MATTINA DEL RIENTRO A SCUOLA - DA ANNI, IL GIOVANE ERA VITTIMA DI BULLISMO (VENIVA CHIAMATO "NINO D'ANGELO" PER IL SUO CASCHETTO BIONDO): I GENITORI SOSTENGONO CHE GLI INSEGNANTI FOSSERO A CONOSCENZA DELLA SITUAZIONE, MA AVREBBERO SOTTOVALUTATO LA SITUAZIONE - PAOLO ANDAVA ANCHE DA UNA PSICOLOGA, CHE NON HA COLTO IL DISAGIO DELL'ADOLESCENTE - LA FAMIGLIA DEL GIOVANE FA I NOMI DEI BULLI AGLI INQUIRENTI CHE INDAGANO SULLA MORTE...

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Estratto dell'articolo di Michele Marangon per il "Corriere della Sera"

 

paolo mendico

Istigazione o aiuto al suicidio: l’indagine della Procura dei minori di Roma sulla morte di Paolo Mendico si concentra sui compagni di scuola. Sul gruppo di ragazzi finiti al centro delle verifiche per gli insulti, le vessazioni subite dal ragazzino. Ma anche sul ruolo degli insegnanti che – questa è l’accusa della famiglia – avrebbero sottovalutato quello che stava accadendo.

 

Anche perché su quelle criticità la preside del «Pacinotti» non ha mai fatto mistero, ma a sentire gli altri docenti e la vicepreside, non sarebbero stati così gravi da indurre il 14enne di Santi Cosma e Damiano al suicidio. Problemi non rilevati neanche dalla psicologa cui Paolo si è rivolto in varie occasioni.

 

Dopo i primi giorni di grande esposizione mediatica, la famiglia Mendico sceglie il silenzio, come pure il legale che li segue e il fratello maggiore Ivan, imprenditore oggi affermato, il cui coraggio ha permesso di accendere l’attenzione di tutta Italia sulla tragica storia di Paoletto. [...]

PAOLO GIUSEPPE MENDICO

 

«Buon Viaggio Paolo», recita la cartolina sui social che invita a partecipare. E sempre sul web si continuano a consumare parole, immagini e commenti alla vicenda, con la tastiera puntata soprattutto sulla scuola e sui suoi alunni problematici. Emblematica la testimonianza di Sergio, che lavora a Santi Cosma e che, passando vicino a un gruppo di ragazzi, racconta di aver sentito pronunciare queste parole in dialetto: «Ormai è morto, e ci cachi gliu cazz…».

 

E aggiunge: «Quando li ho fissati sono tornati seri, angioletti composti». Un episodio che racconta di un contesto scolastico in cui l’immaturità e la volgarità possono essersi trasformate in tutti quegli episodi che, a detta di mamma Simonetta e papà Giuseppe, hanno sfiancato Paolo sino alla decisione di uccidersi prima di tornare a scuola.

 

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I genitori chiedono giustizia, più volte avrebbero segnalato invano ai docenti gli episodi di bullismo di cui Paolo era vittima. A dimostrarlo ci sarebbero le chat con i docenti e i genitori dei compagni di classe. Nel corso delle audizioni ministeriali — ancora in corso — e nei colloqui dai carabinieri, mamma e papà hanno fatto i nomi dei bulli. Ciò ha portato al sequestro dei cellulari per analizzarne il contenuto e ad estrarre i tabulati.

 

In quei messaggi ci sarebbe la prova del clima di odio e le persecuzioni subite da Paolo. Sotto sequestro anche i device del ragazzo suicida, compresa la consolle Xbox che consente di giocare online e scambiarsi messaggi. [...]

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