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“PAPA FRANCESCO HA TRASMESSO ENTUSIASMO AI LAICI, PIÙ CHE AI FEDELI” – MARINO NIOLA: “PURTROPPO PER BERGOGLIO NON È STATA SOLTANTO UNA PARTE RILEVANTE DELLA GERARCHIA A RESISTERE ALLA SUA PROPOSTA EVANGELICA. IL POPOLO CHE PRATICA E FREQUENTA CAPPELLE E CHIESE NON HA APPREZZATO LE CURVE COSÌ AVANZATE DEL VOCABOLARIO BERGOGLIANO” – “LA SINISTRA E' STATA SEMPRE ALLA RICERCA DI UN PAPA STRANIERO. L’HA AVUTO, ORA POSSIAMO DIRLO…”
Estratto dell’articolo di Antonello Caporale per “il Fatto Quotidiano”
Piazze piene e chiese vuote. È così, professor Niola?
È così perché purtroppo per Bergoglio non è stata soltanto una parte rilevante della cosiddetta gerarchia a resistere alla sua proposta evangelica. Mi pare che il popolo che pratica e frequenta cappelle e chiese non abbia apprezzato le curve così avanzate del vocabolario bergogliano. L’entusiasmo lo ha trasmesso a noi osservatori esterni, soprattutto laici, più che ai fedeli.
Francesco amava la Chiesa degli ultimi.
Non si è capito se fosse davanti solo a una sua grande proiezione psicologica, al giusto anelito di chi vorrebbe ma ancora non ha.
Il popolo di Dio è vicino agli ultimi ma, direi, fino a un certo punto. Non dobbiamo immaginare che di fronte, per esempio, all’ondata migratoria di massa, abbia in mente ciò che Francesco supplicava di fare.
[…]
Il valore delle parole di Francesco allora? Si è detto che cercava nel suo vocabolario solo parole di verità, ed è certo che era conquistato dal contatto diretto, dalla dissacrazione di ogni formula burocratica. Abbattere i muri, costruire i ponti.
Vero, però il risultato è quello che si vede. Ricordiamo che piazza San Pietro non era più quel formicaio di corpi dei tempi di Wojtyla.
E le differenze pastorali, di linguaggio, di postura sono evidenti. Bergoglio sempre avanti a congegnare una Chiesa al passo con le riforme più avanzate socialmente, Wojtyla, che certo era amatissimo, non transigeva di fronte ai principi inderogabili della Chiesa, alle liturgie sacre che tuttavia il popolo di Dio vuole.
Quindi l’invito col quale Francesco concludeva l’omelia domenicale, “vi auguro buon pranzo”, è un fuor d’opera?
Diciamocela tutta: il vocabolario di questo papa era così diretto, minuto, a volte troppo casalingo. Concludere la benedizione in piazza San Pietro, quell’atto che è così potente nella simbologia perché il papa è il vicario di Cristo in terra, con l’augurio del pranzo faceva regredire il pontefice a un caro zio lontano. Lo zio augura buon pranzo, il papa invece no, lui illumina la Terra dal Cielo.
Però le chiese sono vuote dapprima di Francesco, e temo lo saranno anche dopo di lui. Cattedrali nel deserto, per l’appunto.
C’è un bisogno di sacro che la Chiesa non sa più offrire. Altrimenti non si spiega perché i santuari, i luoghi dove sono vissuti profeti amatissimi, uomini e donne in grado di fare miracoli, santi e sante amatissimi, siano pieni di pellegrini.
[…]
Il popolo che ama Francesco non va a messa?
Sì, penso che piaccia soprattutto a coloro che vedono le proprie idee collimanti con quelle del papa. Non è un caso che la sinistra sia stata sempre alla ricerca di un papa straniero. L’ha avuto, ora possiamo dirlo.
Ma non è servito.
Bisogna sempre avere presente di non confondere le acque, mischiarle. La religione non è il sostituto funzionale della politica.
Meno confusione e delusione.
Ecco, così.
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