acquedotto galermi di siracusa

IL PARADOSSO DI SIRACUSA: L’ACQUA C’È, MA FINISCE IN MARE – LA CITTÀ HA UN ACQUEDOTTO FUNZIONANTE COSTRUITO DAI GRECI 2400 ANNI FA: DOPO AVER CAPTATO L’ACQUA DEL TORRENTE CALCINARA, LA PORTA FINO AL CENTRO DELLA CITTÀ, GRAZIE ALLA SUA CAPACITÀ DI 500 LITRI AL SECONDO. MA C'E UNA TRISTE VERITÀ: L'ACQUA SI SPRECA FINENDO IN MARE. IL MOTIVO? NON È CONSIDERATA PER USO CIVILE (PROBLEMA OVVIABILE CON UN POTABILIZZATORE) MA C’È DI PIÙ: SE PURE FINISSE NELLE TUBATURE C’È…

Estratto dell’articolo di Nino Amadore per “il Sole 24 Ore”

 

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Sono lì da almeno 2400 anni, costruiti dai greci, e ancora oggi portano acqua nel cuore di Siracusa. Basta visitare il parco archeologico aretuseo per averne prova e vedere acqua in abbondanza che sembra un miracolo in questo anno di grande siccità: proprio sopra il Teatro Greco, alla grotta del Ninfeo, sgorga l’acqua trasportata fin qui dall’acquedotto. Sono almeno tre, dei sette di cui risultano notizie, gli acquedotti costruiti dai greci (forse con il contributo non irrilevante di quel genio che fu Archimede) ancora funzionanti. Almeno in un caso portano acqua fino alla città: non acqua potabile ma almeno utile per irrigare i campi.

 

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Si tratta dell’acquedotto Galermi, costruito da Gelone nel 480 Ac, scavato nella roccia corre per una trentina di chilometri a partire dalle campagne di Sortino, sempre in provincia di Siracusa, per arrivare fino in città, dopo aver captato l’acqua del torrente Calcinara, il maggiore affluente dell’Anapo: aveva una capacità, si legge in un cartello, di 500 litri al secondo. Ma la verità, dolorosa per chi in questi giorni patisce la sete, è che l’acqua trasportata da questi acquedotti il più delle volte finisce sprecata, spesso a mare.

 

«L’acqua - spiega Nino Di Guardo, ingegnere idraulico che da anni si dedica allo studio dei sistemi idraulici siracusani e non solo - viene dirottata a mare perché non ha un uso civile. Gran parte dell’acqua del canale Galermi si perde soprattutto nella parte finale che poi è quella più vicina alla città».

 

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Basterebbe, in fondo, un potabilizzatore. Ma se anche quell’acqua portata dalle infrastrutture costruite dai greci finisse nella rete cittadina non servirebbe a nulla visto che a Siracusa si perde (secondo l’Istat) il 65,2% di acqua trasportata dalle reti cittadine ma qualcuno fa riferimento a un dato di Utilitalia che parla, nel capoluogo aretuseo, di una perdita del 67,6 per cento.

 

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E insieme a quello delle perdite c’è il tema della qualità dell’acqua “contaminata” dal sale a causa dell’eccessivo sfruttamento negli anni delle sorgenti. Sulle bollette c’è l’avvertenza che l’acqua è sconsigliata ai malati di cuore e ipertesi e per tutti coloro che presentano patologie legate al contenimento del cloruro di sodio.

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