IL PENTITO SALVATORE LO RUSSO, DETTO O’CAPITONE, A GIUDIZIO PER CALUNNIA: HA ACCUSATO INGIUSTAMENTE IL SUPERPOLIZIOTTO VITTORIO PISANI DI AVER INTASCATO MAZZETTE

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

Titti Beneduce per “Il Corriere del Mezzogiorno”

 

Vittorio PisaniVittorio Pisani

Il gup di Benevento ha rinviato a giudizio Salvatore Lo Russo, ex boss di Miano e oggi collaboratore di giustizia, accusato di calunnia nei confronti di Vittorio Pisani, ex dirigente della Squadra Mobile di cui era confidente. L'accusa riguarda dichiarazioni rese da Lorusso secondo cui Pisani avrebbe accettato denaro da lui. Il poliziotto, assistito dagli avvocati Giovanni Cerino e Salvatore Nugnes, si è costituito parte civile. Il processo comincerà il 12 maggio.

 

VITTORIO PISANI ARRESTA ZAGARIA VITTORIO PISANI ARRESTA ZAGARIA

In base alle stesse dichiarazioni, Pisani era stato indagato per corruzione dalla Procura di Napoli, ma successivamente gli stessi pm avevano chiesto e ottenuto dal gip l'archiviazione dell'accusa. A decidere il rinvio a giudizio di Lo Russo è stato il gup di Benevento poiché, quando rese le dichiarazioni, il collaboratore era detenuto ad Ariano Irpino.

 

IL BOSS PENTITO SALVATORE LO RUSSO SFANCULA I GIORNALISTI IL BOSS PENTITO SALVATORE LO RUSSO SFANCULA I GIORNALISTI

Dopo l'abolizione di quel Tribunale, i fascicoli sono passati nel capoluogo sannita. Poco meno di un anno fa Pisani era stato assolto da tutte le accuse nel processo su riciclaggio e ristorazione in cui Lo Russo era uno dei principali testimoni. L'appello sarebbe dovuto cominciare il 19 novembre ma è stato rinviato a causa di alcuni difetti di notifica. Secondo l'ipotesi accusatoria non condivisa dal Tribunale, Vittorio Pisani rivelò all'amico ristoratore Marco Iorio, titolare di locali notissimi a Napoli, l'esistenza di un'inchiesta sulle sue attività.

 

Inoltre si adoperò per individuare i responsabili di un furto nella trattoria Vanvitelli, di proprietà di parenti di Iorio, ed evitò di inviare in Procura la relativa in formativa in cambio della restituzione di parte del bottino. Il processo, si legge nelle motivazioni della sentenza, «ha finito per trasformarsi in un processo all'intero percorso lavorativo dell'alto funzionario, alle sue metodiche e scelte operative, alla sua gestione dei rapporti professionali e non, alla sua carriera e moralità: in altre parole alla sua stessa persona e di riflesso all'importante ufficio cui era preposto».

 

vesuviosegreto@gmail.com