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SUL PERICOLO NUCLEARE IRANIANO OGNUNO RACCONTA LA SUA VERITÀ – LA DOMANDA CENTRALE NEL CONFLITTO IN MEDIO ORIENTE È: QUANTO MANCA A TEHERAN PER AVERE LA BOMBA ATOMICA? – L’AMBASCIATORE STEFANINI: “PER PREPARARE IL TERRENO ALL'INTERVENTO AMERICANO, TRUMP SI PRECIPITA A DIRE CHE L'IRAN ERA ORMAI SULLA SOGLIA NUCLEARE, SMENTENDO LA SUA STESSA DIRETTRICE NAZIONALE DELL'INTELLIGENCE, TULSI GABBARD. PER ISRAELE IL PROGRAMMA DI ARRICCHIMENTO DI URANIO DI TEHERAN È UNA VERITÀ SUFFICIENTE PER PORTARE A TERMINE IL ‘LAVORO SPORCO’. SI INSEGUONO MEZZE VERITA’ E MEZZE BUGIE…”
Estratto dell’articolo di Stefano Stefanini per “La Stampa”
Molti lo pensano. Friedrich Merz ha avuto l'onestà di dirlo. Israele «fa il lavoro sporco per tutti noi». Il lavoro sporco è lo smantellamento del programma nucleare iraniano. Tutti noi è una lunga lista di europei, occidentali, arabi ma anche di compari d'arme (Russia) o d'affari (Cina) che amano Teheran – ma senza bomba atomica.
Il rischio nucleare è il nocciolo della reazione a catena, militare e politica, intorno alla guerra fra Israele e Iran. Deflagrata da una settimana ma in ebollizione da una ventina d'anni […]
Operazione Rising Lion - attacco di israele all iran - sito nucleare di Natanz
Due domande chiave: il rischio è reale, cioè l'Iran vuole la bomba? Quanto gli manca ad arrivarci? La teocrazia iraniana dice di non volerla.
Mente spudoratamente. Perché mai un Paese che galleggia su petrolio e gas avrebbe bisogno della centrale nucleare di Bushehr, fornitagli dalla Russia nel 1995, pur osteggiata degli americani, tutt'ora incompleta con un solo reattore in funzione sui cinque previsti? All'energia nucleare a fini pacifici non si dice di no.
BENJAMIN NETANYAHU ALL ONU DENUNCIA IL PROGRAMMA NUCLEARE IRANIANO
Basta l'uranio arricchito al 3,67%. Per la bomba ci vuole il 100%. Ecco però che all'inizio degli anni 2000 le centrifughe degli impianti di Natanz e Fordow si mettono a girare all'impazzata per arricchirlo ben al di sopra del fatidico 3,67.
Si aggiunga il reclutamento di scienziati e tecnici, la super protezione degli impianti. A che scopo se non per fare dell'Iran una potenza nucleare?
Se l'Iran acquista l'arma atomica in Medio Oriente si apre la corsa nucleare. Arabia Saudita, Egitto, Turchia…nel campo minato delle inimicizie mediorientali tutti hanno i loro buoni motivi. Israele ce l'ha già, non dichiarata, gli fa da controassicurazione di sopravvivenza.
Il regime di non proliferazione dell'Npt, già traballante (India, Pakistan, Corea del Nord, oltre a Israele) salterebbe completamente per aria. Teheran va dunque imbavagliata per imbavagliare l'intera regione e salvare l'Npt.
In questa logica, l'obiettivo della comunità internazionale, Usa compresi, è stato di tenere l'Iran "abbastanza" lontano soglia di arricchimento oltre il quale possa dotarsi della bomba. I tempi per arrivarci diventano un elemento fondamentale. E qui si inseguono fino ad oggi mezze verità e mezze bugie.
[…] L'Iran poteva tranquillamente rinunciare ad un programma del quale non ha bisogno per il proprio fabbisogno energetico e sviluppo. Ne avrebbe tratto un notevole beneficio economico, con rimozione di sanzioni ecc. Ma, pur dichiarando fino ad oggi di non volere l'arma atomica, il regime ha sempre insistito sul sovrano "diritto all'arricchimento".
[…]
In quest'ottica, per Israele il rischio Iran potenza atomica è comunque troppo vicino fino a che c'è un programma nucleare. Di qui la sfiducia di Gerusalemme nel Jcpoa del 2015, negoziato con l'Iran da Usa, Francia, Uk, Germania, Russia, Cina e Ue. Accordo non del tutto soddisfacente – di durata limitata (10 anni) – ma che teneva sotto uno stretto controllo dell'Aiea le centrifughe iraniane.
BENJAMIN NETANYAHU ALL ONU DENUNCIA IL PROGRAMMA NUCLEARE IRANIANO
Durò poco. Creatura obamiana, Donald Trump se ne disfece nel 2018. Salvo poi ricominciare due mesi orsono a negoziare bilateralmente con Teheran un accordo che, a condizioni forse più stringenti, puntava allo stesso risultato: mettere un blocco al programma iraniano.
Netanyahu mantiene la stessa identica sfiducia che aveva verso il Jcpoa. Questa volta una combinazione di circostanze favorevoli e di preparativi accurati gli consentono di mandare per aria la diplomazia di Trump e d'intervenire militarmente. Non riuscendo a trattenerlo il Presidente americano, con una giravolta, lo avalla.
Per Donald Trump che si dibatte ancora in un amletico "intervenire o non intervenire" il quanto l'Iran fosse vicino all'arma atomica, irrilevante per Netanyahu, rimane una discriminante. Per preparare il terreno all'intervento si precipita a dire che l'Iran era ormai sulla soglia nucleare, smentendo la sua stessa Direttrice Nazionale dell'Intelligence, Tulsi Gabbard.
Il Direttore dell'Aiea, Rafael Grossi, che aveva prima suonato un campanello d'allarme denunciando una forte accelerazione nell'arricchimento, precisa che l'imminenza non si misura nelle settimane per arrivare all'arricchimento al 100% ma nei mesi, forse più, necessari per costruire la "bomba". Nessuno mente ma, si sa, la verità è soggettiva.
benjamin netanyahu e donald trump nello studio ovale
Per Israele il "lavoro sporco" era necessario e deve essere portato a termine. Il programma nucleare di Teheran è una verità sufficiente. Donald Trump, ancora in mezzo al guado decisionale, si aggancerà alla mezza verità più conveniente.
centrale nucleare iraniana
CENTRALE NUCLEARE ARAK - IRAN
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