DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Sergio Luciano per www.panorama.it
Una storia di ordinaria follia burocratica all’italiana che ha smosso Procure, Pm, Gip, farmacisti e periti presentati come esperti mondiali di filtri per auto, e che ha ignorato, invece, studi riconosciuti a livello internazionale e le “best practice” mondiali.
È il caso dei filtri antiparticolato “magici”, nato dalla denuncia di un’imprenditrice veneta, Anna Dukic, convinta di aver brevettato un sistema elettromagnetico capace di depurare le marmitte diesel delle loro “polveri sottili” assai meglio degli attuali filtri antiparticolato e di essere stata vittima di un complotto per negarle l’omologazione, a tutto vantaggio dei (presunti) big del settore.
Sorvolando, però, sul dato essenziale, se cioè esistano le prove tecniche che questi suoi filtri siano davvero efficaci oppure no: perplessità lecita, tenendo anche conto che il sito dei filtri Dukic ne decanta la collaterale, e non trascurabile, virtù di far risparmiare “da un minimo del 4,5 ad un massimo del 10%” di gasolio… il che, se fosse vero, ne farebbe un best-seller.
Fatto sta che, secondo i legali dell'imprenditrice, l'invenzione - firmata da un autore, Michele Campostrini – strameriterebbe l’omologazione. Un’ennesima udienza davanti al Tar si è celebrata pochi giorni fa, la (nuova) sentenza è attesa per settembre.
ALL'ORIGINE DELLA VICENDA
ANNA DUKIC E LA BATTAGLIA SUI FILTRI ANTIPARTICOLATO
Ma perché questa bega merita rilievo? Per capirlo, occorre una piccola ricostruzione, che risale al 2008, quando cioè lo "straordinario" filtro brevettato nel 2005 venne ritenuto efficace da parte del Centro Prove Autoveicoli (Cpa) della Motorizzazione Civile di Bari.
Secondo la Cpa pugliese, il filtro - che si basa su un principio elettromagnetico (e quindi a elettricità) rivoluzionario rispetto a quello dei classici filtri antiparticolato (Fap) – funziona bene: per cui, la relativa approvazione “di primo livello” viene spedita alla competente divisione del Ministero dei Trasporti. È qui che viene il surreale.
LE PROVE PER L'OMOLOGAZIONE
Il direttore competente della divisione del Ministero guarda le carte baresi e non si capacita: risponde infatti a quei funzionari pugliesi facendogli notare che le prove per l'omologazione non erano state effettuate correttamente: non solo ne era stata fatta solo una anziché le tre previste, ma anche perchè il veicolo utilizzato non sarebbe stato idoneo: era infatti un 'Vito Mercedes Euro 3' un “super-euro 3”, che se da omologazione deve avere 0,05 grammi di emissione per chilometro, in realtà già prima del test emetteva 0,029 grammi, avendo un propulsore molto avanzato, quindi ben poco di più rispetto alla soglia di 0,025 grammi sotto la quale il test avrebbe avuto efficacia.
E soprattutto troppo pochi rispetto al limite di partenza minimo imposto dalla normativa sui test, vale a dire 0,040, e quindi insufficienti per verificare l'efficacia di un dispositivo di abbattimento. Anche un pessimo filtro, infatti, avrebbe facilmente potuto abbattere le emissioni a 0,024 grammi: bastava filtrare emissioni per appena 0,005 grammi, anzichè dei 0,015 grammi minimi richiesti in condizioni di partenza normali per un normale Euro 3.
LA CONTESTAZIONE DELLE PROVE
Da qui la contestazione delle prove da parte del Ministero a Bari, al quale il Centro Prove pugliese, attraverso il direttore di allora Francesco Lucafò, risponde insistendo sulle proprie conclusioni e rinviando il tutto al Ministero. Quanto poi alla prova della durata nel tempo dell’asserita efficacia del tubo, a giudizio della Cpa barese questa non andrebbe applicata al filtro Dukic, poichè a differenza dei tradizionali Fap non trattiene le scorie accumulandole ma le …smaterializza.
Da questa discrasia Bari-Ministero parte l'offensiva della Dukic, che impugna davanti al Tar le contestazioni del Ministero. Inutilmente, però, perchè il Tribunale Amministrativo, in ben due occasioni - nel 2009 e nel 2010 - rigetta le tesi dell'imprenditrice: vedremo la prossima sentenza di settembre. Lei insomma non si dà per vinta e tenta anche, nuovamente invano, la strada delle interpellanze parlamentari all’Antitrust. Ma anche l’Autorità, dopo un’approfondita istruttoria, archivia la pratica.
LA DENUNCIA ALLA PROCURA
Molti altri – forse tutti – si sarebbero arresi: non la combattiva Dukic che a quel punto cambia il livello del contrasto e denuncia il caso alla Procura della Repubblica di Roma e di Terni, calando l’asso del complotto: l’omologazione è stata negata per proteggere Pirelli e Iveco. C’è del marcio in Danimarca. Peccato che Pirelli, sui “Fap”, abbia sviluppato un business veramente modesto (oggi azzerato) e che Iveco non abbia mai venduto quasi nessuno di quegli aggeggi.
A questo punto la Procura di Roma archivia e quella di Terni no. Anzi si appassiona e, nel 2011, sequestra al Ministero tutto il materiale relativo alle omologazioni dei filtri Pirelli e Iveco, pari a 71 documenti, cioè a meno di un quarto delle 320 omologazioni rilasciate dal Ministero anche ad altri costruttori.
UN'AMICIZIA DI VECCHIA DATA
In tutta la vicenda la suggestione è tale che a molti sfugge un dettaglio, tanto singolare quanto significativo: Trotta, direttore generale territoriale di Bari in precedenza di quella di Venezia, era talmente amico della Dukic da aver consentito che le pareti del Palazzo della Motorizzazione veneziano accogliessero i poster pubblicitari del filtro Dukic, che nel frattempo veniva e viene venduto regolarmente - come accessorio non omologato - a chi vuole dotarsene! Come ammettere la pubblicità di un estintore sulla facciata dei Vigili del Fuoco!
Peraltro, il perito del Tribunale, Fabio Gallimberti, funzionario della Motorizzazione propenso ai filtri Dukic, residente in Veneto, aveva lavorato – altra coincidenza - con Trotta: ma la Procura di Terni lo sceglie comunque come tecnico indipendente per fare le perizie del caso.
UN NUOVO TESTIMONE
Quando poi il Pm di Roma sottolinea che Terni non avrebbe competenza territoriale, interviene il suo Procutore Pignatone in persona che – grazie a un nuovo teste – fa riaprire la partita. Un farmacista, il nuovo testimone di Pignatone, convince infatti il Gip di Roma a chiedere un supplemento di indagini sostenendo considerazioni scientifiche che ignorano lo studio dell'Istituto Motori del Cnr, secondo cui i Fap oggi in uso costituiscono la miglior tecnologia disponibile per la riduzione delle emissioni di particolato. Utilizzata in tutto il mondo. Nè il Gip dà peso ai precedenti provvedimenti del Tar, al quale nel frattempo la tenacissima Dukic si rivolge ancora nell'ottobre del 2015, reiterando le sue richieste testualmente, senza addurre elementi nuovi rispetto ai ricorsi precedenti bocciati.
E si è arrivati ad oggi, quando finalmente l’intera vicenda potrebbe essere vicina a una svolta. L’Istituto superiore di Sanità emette un nuovo parere, in cui ribadisce che i “Fap” sono l’unico filtro affidabile per i motori diesel. Basterà quest’ulteriore bollino di qualità a snebbiare la vicenda?
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