
DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO…
PIRELLONE INFUOCATO – NELLA LEGA MONTA LA RIVOLTA DOPO CHE SALVINI HA LASCIATO ALLA MELONI LA CANDIDATURA DEL GOVERNATORE IN LOMBARDIA IN CAMBIO DEL VIA LIBERA A STEFANI IN VENETO. VOCI DAL CARROCCIO: “DA OGGI SI APRE UNA CAMPAGNA ELETTORALE PERMANENTE TRA ALLEATI” – SALVINI: “SE ALLE PROSSIME POLITICHE FDI SARÀ IL PRIMO PARTITO IN LOMBARDIA, POTRA’ RIVENDICARE LA GUIDA DELLA REGIONE”. L'EUROPARLAMENTARE MELONIANO, CARLO FIDANZA, NON HA DUBBI: “LO FAREMO” – MASSIMO FRANCO: “L’AMBIZIONE DI GIORGIA MELONI È DI PUNTELLARSI ANCHE AL NORD, A SCAPITO DEL CARROCCIO. È UNA COMPETIZIONE FEROCE ALL’INTERNO DELLA DESTRA, PRIMA CHE CON LE SINISTRE…”
1. FIDANZA, 'FDI POTRÀ RIVENDICARE GUIDA REGIONE LOMBARDIA'
(ANSA) - "Certamente sì". Così l'europarlamentare di FdI Carlo Fidanza, a margine del Forum del Commercio internazionale in corso a Milano, rispondendo a chi gli chiedeva se Fratelli d'Italia potesse rivendicare la guida della regione Lombardia, in vista delle elezioni del 2028.
"L'accordo tra i leader - ha continuato - prevede che il partito che sarà fra due anni il partito più votato in Lombardia potrà esprimere il candidato governatore, Fratelli d'Italia ha avuto nell'ultima elezione in Lombardia il 30%, quindi legittimamente può ambire a questo ruolo".
Secondo Fidanza, "avendo una prospettiva di due anni, due anni e mezzo, è importante comunque continuare a lavorare nel governo attuale della regione Lombardia, con il presidente Fontana che noi sosteniamo lealmente e con un ruolo anche accresciuto nelle proposte e nella concretezza di Fratelli d'Italia, che già oggi è il partito di maggioranza relativa in regione Lombardia e che certamente farà sentire il suo peso nelle politiche".
"Poi tempo al tempo, quando si arriverà più vicino alle elezioni, si valuteranno i pesi, le proposte, i candidati e si deciderà", ha concluso Fidanza.
2. ASSALTO AL PIRELLONE
Federico Capurso e Francesca Del Vecchio per “La Stampa”
giorgia meloni e matteo salvini in senato foto lapresse.
Se alle prossime elezioni politiche Fratelli d'Italia sarà il primo partito in Lombardia, «avrà tutto il diritto di rivendicare la guida della Regione». Matteo Salvini sigilla così l'accordo stretto con Giorgia Meloni e Antonio Tajani.
Lo fa per silenziare i malumori interni alla Lega lombarda, capeggiata da Massimiliano Romeo, ma mettere sul tavolo un patto del genere, a quasi due anni dal voto, significa squassare gli equilibri del centrodestra nella Regione: «Da oggi - ragiona preoccupato un leghista lombardo - si apre una campagna elettorale permanente nella quale ci combatteremo tra alleati, invece di scontrarci con il centrosinistra».
MASSIMILIANO ROMEO E MATTEO SALVINI
I numeri, al momento, danno lo scettro in mano a Fratelli d'Italia. Tanto che già circolano i nomi dei loro possibili candidati. Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, ha declinato pubblicamente l'investitura circolata ieri: «Smentisco le voci che circolano di un ipotetico impegno in politica. Voglio onorare il mio impegno con gli agricoltori», assicura.
Ipotesi più concreta, invece, quella di Carlo Fidanza, eurodeputato e capo delegazione FdI a Bruxelles. La primavera del 2027 è lontana, però, e i leghisti non sembrano intenzionati a mollare: «Saremo noi a scegliere il nome. Non è una questione di numeri, ma di radicamento», punta i piedi Romeo.
GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI BY EDOARDO BARALDI
[…] «In Regione ci sono ancora due leggi di bilancio da approvare», avverte un fedelissimo del governatore Attilio Fontana. Lo strumento principale attraverso il quale vengono finanziati progetti e stanziati fondi - detta in altro modo, lo strumento con cui si prendono i voti - può diventare ostaggio delle faide interne alla coalizione.
In questo senso, la garanzia della Lega è soprattutto Fontana, mentre FdI è tutelata dal "suo" assessore al Bilancio. Forza Italia, invece, su questo fronte è scoperta. Continua allora a rosicchiare numeri alla maggioranza: «Il nostro radicamento è cresciuto molto, a partire dal Pirellone dove siamo saliti da 6 a 10 consiglieri regionali», sottolinea il coordinatore azzurro Alessandro Sorte.
attilio fontana sul palco di pontida foto lapresse
[…] La Lega lombarda discuterà la strategia per difendere la Regione nel prossimo direttivo del 20 ottobre e Romeo già lavora alla festa del partito che si terrà, guarda caso, nello stesso finesettimana in cui si vota in Veneto.
Coincidenza per dare più forza al messaggio: «Se è stata ottenuta una candidatura leghista per il dopo Zaia, si faccia lo stesso in Lombardia». Il problema è che non tutti i lumbard sono così agguerriti. C'è chi è convinto che il leader abbia preferito «l'uovo oggi (il Veneto) piuttosto che la gallina domani (la Lombardia)», ora si dice deluso, ma consapevole della crisi profonda della Lega, e spera di riuscire a strappare almeno qualche assessorato di peso. […]
3. LA «SCONCERTO» DI ROMEO: VOGLIONO PIANTARE BANDIERINE COSÌ SI CREA SOLO TENSIONE
Estratto dell’articolo di Cesare Zapperi per il “Corriere della Sera”
attilio fontana giorgia meloni
«Sono molto deluso. Anzi, direi esterrefatto per il comportamento di Fratelli d’Italia. È come se si volessero piantare bandierine». Era nell’ordine delle cose che il via libera a un leghista in Veneto si sarebbe riverberato sulla Lombardia con una contropartita per l’alleato principale. Se n’è parlato per settimane, ma quando mercoledì sera lo «scambio» è stato cristallizzato nero su bianco, seppur con una formula in politichese, anche Massimiliano Romeo, capogruppo leghista al Senato ma soprattutto segretario della Lega lombarda, è rimasto turbato.
[…] L’analisi mette a fuoco due diversi tipi di criticità. La prima, la più immediata come dimostrano le reazioni a caldo, riguarda il fronte interno. «Si generano tensioni e fibrillazione nella Lega in Lombardia, creando peraltro una competizione con il Veneto che non ha senso» spiega Romeo.
Ma c’è un’altra preoccupazione che sorge pensando alle ricadute su chi sta guidando il Pirellone in questo momento.
«Penso a come possano vivere questa situazione il presidente Attilio Fontana, gli assessori e i consiglieri che stanno lavorando e che si vedono trattati come merce di scambio. Anche qui, si generano reazioni che non fanno bene» osserva il segretario che dal giorno della sua elezione alla guida dei leghisti lombardi si è battuto per rilanciare i temi cari al territorio, cercando di risvegliare l’orgoglio di quella Lega che aveva cuore e anima a Pontida e nelle valli varesine.
La mente corre ad altre stagioni politiche, quelle in cui il dominus del centrodestra era Silvio Berlusconi. Sotto il suo «regno» capitò, e non generò scandalo, di vedere in contemporanea alla guida di Lombardia e Veneto due leghisti doc come Roberto Maroni e Luca Zaia.
ignazio la russa giorgia meloni
[…] Ancor meno aiuta, vista da Milano, l’ipotesi di anticipare la chiusura del mandato di Fontana al 2027 per abbinare elezioni regionali e politiche.
«Ma è come se dicessimo ai cittadini — conclude il segretario della Lega lombarda — che consideriamo la partita già chiusa, una sorta di formalità, mentre abbiamo il dovere di continuare a lavorare per dare risposta alle istanze del territorio su sanità, trasporti, infrastrutture. Questo non è il momento di pensare alla bandierine, ma di tenere a testa bassa e pedalare. A chi toccherà guidare la Lombardia lo decideremo fra tre anni, scegliendo il candidato migliore».
4. LE MIRE DI FDI SUL NORD ACCERCHIANO LA LEGA
Estratto dell’articolo di Massimo Franco per il “Corriere della Sera”
giorgia meloni antonio tajani matteo salvini
[…] Dopo avere ottenuto il proprio candidato, Alberto Stefani, i leghisti del Nord avvertono che dovrà essere lo stesso anche lì. Ma Matteo Salvini li corregge: se FdI nel 2028 sarà il primo partito avrà il diritto di chiedere la Lombardia. D’altronde, FdI già protesta, e avverte di avere accettato la soluzione in Veneto con «rammarico».
Ma dire che il negoziato è stato vinto dal Carroccio appare vero solo simbolicamente. In cambio del «via libera» alla presidenza del Veneto, FdI ha ottenuto la garanzia che gli assessorati di maggior peso saranno affidati a suoi esponenti. E se la tendenza della Lega al calo proseguirà, e rimarranno le percentuali alte di Giorgia Meloni e la crescita di FI, sarà difficile impedire un brusco ridimensionamento leghista. Per questo è prevedibile una competizione feroce all’interno della destra, prima che con le sinistre.
Quello che si sta configurando non è più un Nord a Salvini e al suo partito, e il resto del Paese a mezzadria tra FdI, berlusconiani e leghisti.
L’ambizione di Palazzo Chigi è di puntellarsi dovunque e dunque anche sopra il fiume Po, a scapito soprattutto del Carroccio; e di contenere le ambizioni centriste dei berlusconiani, cresciute dopo l’affermazione in Calabria di Roberto Occhiuto. D’altronde, a breve termine la partita si gioca all’interno della coalizione governativa: le sinistre sembrano tagliate fuori da qualunque vera possibilità di alternativa. […]
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