DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Alessandro Da Rold per "la Verità"
Inizia a dipanarsi la matassa che in questi anni ha avvolto la magistratura e soprattutto le inchieste collegate all' Eni. Filippo Paradiso (classe 1966), infatti - il poliziotto di Matera arrestato che lavora al Viminale insieme con il sottosegretario grillino Carlo Sibilia - era un fedelissimo di Piero Amara ma conosceva bene anche Vincenzo Armanna, il grande accusatore nel processo Opl 245 di Claudio Descalzi, l' amministratore delegato di Eni.
I tre parlavano tra loro su Wickr, l' applicazione che consente messaggi criptati e non intercettabili. Lo si scopre leggendo le 306 pagine di custodia cautelare dove emerge una rete interna alle Procure di mezza Italia, che passa da Trani per arrivare fino a Milano. Era un sistema che non solo aveva l' obiettivo di controllare le nomine nei tribunali ma anche di coordinare le inchieste.
Del resto l' ordinanza rivela come sarebbe stato proprio Paradiso a fornire ad Armanna i verbali secretati resi da Amara a Milano sulla loggia Ungheria, poi sventolati di fronte a Paolo Storari e Laura Pedio, prima che li ricevesse Piercamillo Davigo. «Avevo interesse a conoscere delle dichiarazioni» spiegò Armanna ai pm milanesi. «Mi sono rivolto a Filippo Paradiso attraverso Wickr».
Non solo. Paradiso è anche il punto di congiunzione tra Amara e l' ex capo della Procura di Trani Carlo Capristo, nato quando uno dei falsi dossier contro Descalzi (creato da Amara) venne inviato nella Procura pugliese e che poi finì a Siracusa, all' ex pm Giancarlo Longo, altro sodale dell' avvocato siciliano. A Trani quell' esposto su Descalzi fu consegnato a mano, senza neppure il timbro postale da un anonimo, come rivela Maddalena Longo, funzionario di cancelleria della Procura. Una mossa che avrebbe garantito a Capristo l' aiuto di Amara e del suo entourage per ottenere i voti del Csm per diventare nel 2016 il nuovo procuratore di Taranto.
In questi anni Paradiso - dopo la breve parentesi con il presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati (fu subito sostituito nel 2019 da Claudio Galoppi) - è sempre stato considerato l' eminenza grigia del Movimento 5 Stelle. Aveva un ruolo di primo piano nel partito di Beppe Grillo, anche perché quando fu indagato il 21 maggio dopo l' arresto del procuratore di Taranto, non era stato allontanato dai grillini.
Data la vasta rete di conoscenze, è stato infatti una delle anime nel dietro le quinte di Parole guerriere, una sorta di think tank a 5 Stelle dove erano di casa i vertici pentastellati, come Roberto Fico, Paola Taverna, Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista e Nicola Morra. Gli stessi grillini che spesso, anche tramite Il Fatto Quotidiano, avevano attaccato l' Eni e Descalzi. Ma oltre alla politica, Paradiso era una pedina fondamentale di Amara. A spiegarlo è Giuseppe Calafiore, ex socio dell' avvocato siciliano, in uno degli interrogatori di fronte ai magistrati romani.
DI MAIO DI BATTISTA FICO STATI GENERALI M5S
«Amara utilizzava Paradiso per fare il relation man. Paradiso andava a cena con diversi membri del Csm. Lo utilizzava e lo pagava. [] gli dava anche la carta di credito a questo Paradiso». Secondo Calafiore, infatti, il poliziotto del Viminale veniva di fatto mantenuto dall' avvocato siciliano. «Lavorava cioè come applicato politico al ministero degli Interni e quindi lei si immagini uno che guadagna... sono forse 1500 euro, 2.000 euro al mese... che vive a Roma, tutte le sere a cena con chiunque cioè come fa, è tecnicamente impossibile».
Una volta «l' ha foraggiato davanti a me in studio e gli ha dato 2.100 euro». La stessa moglie di Paradiso, Lucia Giuliano, era retribuita da un consorzio, proiezione della società Tecnomec che fatturava ad Eni ed Ilva e i cui affari erano seguiti da una società dell' avvocato di Augusta.
Amara e Paradiso parlavano tramite l'applicazione Wickr. A rivelarlo è proprio il poliziotto in un verbale del 2 febbraio del 2020, dove di fronte a Paolo Storari e Laura Pedio nell' inchiesta sul falso complotto Eni. «Ho conosciuto Piero Amara nel periodo in cui sono stato assegnato al ministro Saverio Romano di cui Amara era molto amico».
Paradiso a Milano racconta anche la sua storia, una lunga carriera nella polizia di Stato, dal 1985 al 2004, dove ricopre il grado di assistente. Ma poi, «a seguito di una terribile esperienza giudiziaria ho scelto di non tornare nel servizio attivo e sono sempre stato comandato presso varie segreterie particolari di alcuni ministeri». Da Rocco Buttiglione a Maurizio Martina fino a Nunzia De Girolamo e Matteo Salvini.
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