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Marco Grasso e Matteo Indice per “la Stampa”
Il caos sui buoni pasto distribuiti dalla società Qui! Group, insolvente nei pagamenti da mesi con pesanti ripercussioni su un milione di lavoratori per i quali è di fatto un' integrazione al reddito, oltre che sui commercianti e ristoratori non rimborsati, si trasforma (anche) in un fronte penale.
La procura di Genova ha infatti aperto un' inchiesta, affidandola al sostituto Patrizia Petruzziello e al pool reati economici. Tecnicamente si ratta d' un fascicolo per «atti relativi», ma il lavoro degli inquirenti è in realtà in fase avanzata.
I magistrati stanno acquisendo in primis i numerosi decreti ingiuntivi che i vari creditori, commercianti e imprenditori di più regioni in possesso di ticket restaurant ormai paragonabili a carta straccia, hanno presentato negli ultimi mesi, consapevoli che i tempi d' una causa civile ordinaria sarebbero per loro insostenibili.
LA POSSIBILE RICHIESTA DI FALLIMENTO
Soprattutto: dopo una serie di riunioni a palazzo di giustizia, i magistrati sono pronti a chiedere al tribunale il fallimento della stessa Qui! Group, passaggio consentito dalla legge quando s' incrociano - appunto - gli accertamenti penali e le procedure fallimentari.
Sarebbe certo una scelta estrema, ma al contempo l'unica percorribile per stringere la soluzione, in una direzione o nell' altra, del caso. Il terzo filone passa dallo studio dei bilanci, dal cui esame è certificato un indebitamento crescente negli ultimi anni, che ha raggiunto i 105 milioni nel 2016 e contempla autentiche voragini sui conti.
Da cosa sono state originate? «Gli elementi raccolti finora - conferma una qualificata fonte d' indagine - dimostrano come i debiti siano lievitati in una fase tutto sommato recente. E aldilà dei rilievi preliminari sarà necessario capire se ci sono stati episodi distrattivi, con tutto ciò che significa un' azione del genere».
Gregorio Fogliani, presidente dell' azienda che nei giorni scorsi si è vista revocare dalla centrale pubblica d' acquisto Consip il maxi-appalto per la fornitura ticket ai dipendenti pubblici «a causa del reiterato inadempimento agli obblighi contrattuali», replica così sugli ultimi rivolgimenti: «Allo stato non mi sono stati notificati atti penali e sto lavorando giorno e notte per mettere in sicurezza il gruppo. Sono anch' io vittima di un sistema e presto spiegherò meglio».
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