“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Tiziana Balsamo per “Libero quotidiano”
Andare a prostitute si dice sia peccato veniale. E accompagnarle? La domanda pare retorica ma non lo è affatto e nasce da quanto accaduto in quel di Taranto. Dove gli agenti della questura hanno portato alla luce un presunto sodalizio criminoso dedito allo sfruttamento della prostituzione ai danni di alcune giovani ragazze, prevalentemente dell' Est Europa, sottoposte a "protezione" dietro pagamento di denaro. Coinvolti oltre a connazionali delle giovani anche alcuni italiani disposti ad accompagnare le donne sul luogo di lavoro e procurare loro viveri.
Tra questi padre Saverio Calabrese, parroco della chiesa di Monteparano, ora ai domiciliari con l'accusa di favoreggiamento alla prostituzione. Stando a quanto si legge nell' ordinanza del Tribunale di Taranto, il parroco, già soprannominato "il tassista" aveva un rapporto diretto con la maitresse e le ragazze che «frequentemente accompagnava sul luogo del meretricio fornendo assistenza, anche portando ivi cibo».
Certo, potrebbe semplicemente aver mal interpretato le modalità di attuazione dei valori evangelici e delle virtù sacerdotali di Cristo in chiave presbiterale e, in piena consonanza con vocazione e missione di chi indossa l'abito talare, quel dover essere sempre cristianamente con i deboli. Ma tant'è.
L'INTERCETTAZIONE
L'ex cappellaio del carcere di Taranto è inciampato nelle intercettazioni a carico della rumena 31enne Nadia Radu alias "Smeranda" ritenuta dagli investigatori una sorta di "testa di ponte" sul territorio. La "madame" - nome dell' operazione - sorretta nella sua attività da altre quattro persone anche loro di origine rumena. «Non me la sento ancora di uscire cucciolotta - così il sacerdote in una intercettazione di ottobre 2017 - ma se avete bisogno domattina poi esco, non c'è problema». Telefonata da cui, secondo i magistrati, emerge la disponibilità del Don di accompagnare donna e colleghe a lavoro. Padre Calabrese è già noto alle cronache.
È lui che nel 2010, come anticipato ieri dalla Gazzetta del Mezzogiorno, ricevette in carcere la confessione di Michele Misseri sul delitto della nipote Sara Scazzi, la quindicenne strangolata ad Avetrana. Chiamato a testimoniare a processo non proferì parola «per mantenere il segreto della confessione, che non può violare neanche il Santo Padre, sono pronto al martirio» disse.
Chissà se ora che la storia lo coinvolge in prima persona sceglierà ancora il silenzio in nome del Padre. Intanto, in via cautelativa, è stato sospeso dal ministero pastorale. Oltre a lui sono 12 le altre persone, tra rumeni e italiani, colpite dall' ordinanza del gip Paola Incalza che devono rispondere, a vario titolo, di associazione a delinquere, sfruttamento e favoreggiamento, agevolazione della prostituzione ed estorsione.
CERCHIO CHE SI ALLARGA
«Ma l' indagine è più ampia, riguarda anche altri soggetti su cui indaghiamo per capire se hanno ottenuto un tornaconto da reinvestire in altre attività» ha assicurato il dirigente della squadra mobile Carlo Pagano. Oltre a San Giorgio ionico, le ragazze avrebbero lavorato anche a Foggia e Melegnano, in Lombardia. Due esponenti della presunta organizzazione criminale smantellata dalla Polizia di Taranto, in collaborazione con le Questure di Lodi e Vibo Valentia, all' epoca dei fatti contestati, risultavano detenuti in Francia, nel carcere di Lyon Corbas, per gravi reati contro la persona (fra cui quello di tratta di esseri umani e associazione a delinquere).
Dalla cella, secondo quanto rivelato, riuscivano a gestire via internet l' attività di prostituzione ricevendo parte dei ricavi delle ragazze che consegnavano settimanalmente circa 400 euro quale corrispettivo non solo della locazione del "posto letto" loro offerto all' interno dell' abitazione della maitresse, ma anche per poter esercitare la prostituzione nei luoghi assegnati senza correre rischi e senza alcuna ripercussione di sorta.
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