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Estratto dell’articolo di Fabio Amendolara e François de Tonquédec per “Panorama”, pubblicato da “La Verità”
Un'app per smartphone sta mettendo a rischio la privacy dei vip italiani: politici, atleti, esponenti di forze dell'ordine e agenti segreti. NumBuster a prima vista sembra funzionare come le altre utility che permettono di identificare e filtrare le chiamate moleste. O, almeno, così si presenta: «Puoi facilmente scoprire chi usa effettivamente un numero di telefono sconosciuto, chi ti ha chiamato o inviato sms» spiega il sito dal quale si scarica.
Una volta installata l'applicazione e attivato l'abbonamento, compare la finestrella con scritto «controllare numero» accanto alla bandiera del Paese in cui si effettua la ricerca. E, subito sotto, una serie di funzioni rapide, tra cui quella per le «note private».
A ogni numero può corrispondere un'annotazione, un commento, una valutazione. E a differenza della concorrenza, consente di controllare tutti i nominativi con cui un numero è stato memorizzato dagli utenti registrati nell'app. NumBuster è stata ideata nel 2013 da una startup fondata da alcuni manager russi a Cipro, dove conta oltre 100.000 utenti.
Comprese le escort che tramite agenzie oltre i limiti della legalità vengono in Italia a intrattenere ricchi clienti, che usano l'app per identificare quelli potenzialmente pericolosi. Per le stesse ragioni, ora sta diventando un «must» anche tra le loro colleghe italiane e qualcuna deve averne rivelato l'esistenza ai clienti.
I quali, impauriti dal fatto che NumBuster permette anche di recensire in modo dettagliato i numeri, hanno iniziato a lanciare l'allarme nel «dark web» e a installare l'app per verificare se e in che modo il loro numero era memorizzato. Senza pensare che, così facendo, condividevano anche la loro rubrica, finita nei database della società cipriota con tutti i nomi reali dei propri contatti.
Il dettaglio, ben in mostra quando si scarica l'app, viene probabilmente sottovalutato: «NumBuster calcola le valutazioni obiettive di affidabilità per i numeri di telefono usando l'opinione soggettiva di milioni di utenti». Gaia Lorenzi (nome d'arte), una escort che opera da anni a Roma, ha spiegato a Panorama quali sono i rischi che derivano proprio dalle modalità con cui le escort memorizzano i riferimenti dei clienti, in modo da poter gestire la propria agenda.
Accanto al nome attribuito finisce di tutto: preferenze sessuali, tempi degli incontri molto brevi o molto lunghi, perversioni. Anche particolari come «cliente violento, non rispondere». Spiega la donna: «Io non uso nessuna app di quel genere, ma molte colleghe lo fanno puntando su un passaparola virtuale che consente di evitare situazioni di pericolo, che purtroppo capitano spesso». [...]
Clienti importanti? Di fronte a questa domanda, Gaia abbassa la voce, forse temendo che qualche avventore del bar dove avviene l'incontro con Panorama possa sentire.
Teme per la privacy dei suoi «amici», forse ha paura che le vengano chiesti nomi che non potrebbe mai rivelare. Dopo le rassicurazioni, risponde: «In una città come Roma la clientela dipende molto dalla zona in cui lavori. È ovvio che chi lavora in centro, vicino ai palazzi del potere, o in quartieri in cui abitano o lavorano persone benestanti, quasi di sicuro ha qualche cliente importante e con una privacy molto sensibile».
Ora, immaginate di inserire il numero di un politico o di un magistrato nell'app e di vederlo associato sia a nome e cognome sia a frasi hot e senza alcun filtro. Frasi talmente dettagliate che rivelano le preferenze e le abitudini sessuali, come la frequentazione di gigolò gay o transessuali.
Inoltre, un semicerchio che va dal giallo al rosso indica a chi riceve la chiamata «il livello di fiducia» che gli utenti dell'app gli hanno attribuito. Il punteggio massimo è cinque. E quando il telefono squilla, indica che la chiamata sta arrivando da un numero «neutrale». Gradualmente i colori cambiano di pari passo con le categorie. Ovviamente prima di scaricare la propria rubrica nel maxi archivio di NumBuster, appare una «tendina» con cui viene chiesta un'autorizzazione.
Una volta accordata, la frittata è fatta. Il rischio però non è solo legato alla privacy (la cui informativa dell'app conta ben 14 lunghissimi e dettagliati punti, tutti in inglese) dei clienti, ma anche a quella delle ragazze. Il cui numero può essere memorizzato anche da colleghe che ne conoscono il vero nome.
Cosa potrebbe accadere a una di loro, memorizzata da utenti dell'app con 12 nomi diversi, tutti consultabili, tra i quali spunta anche quello che probabilmente è il nome registrato all'anagrafe, preceduto da quello «d'arte» e dal simbolo dell'uguale (=)?.
E se ci si accorge di essere finiti nel gigantesco database cipriota, però made in Russia, che cosa si può fare? Ecco la trovata commerciale: pagare, abbonarsi al servizio e impedire l'accesso ai dettagli. Abbandonando al loro destino le centinaia o migliaia di contatti della propria rubrica che finiscono condivise con i titolari dell'app made in Russia.
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