LA PROCURA DI ROMA HA APERTO UN FASCICOLO PER ISTIGAZIONE AL SUICIDIO PER LA MORTE DEL 13ENNE CHE SI È SPARATO ALLA TESTA CON UN COLPO DI PISTOLA - SI TRATTA DI UN ATTO DOVUTO PER EFFETTUARE L'AUTOPSIA, MA NON È ESCLUSO CHE IL RAGAZZINO ABBIA PRESO IN MANO L'ARMA LASCIATA INCUSTODITA DA SUO FRATELLO (PROFESSIONE VIGILANTE) PER TOGLIERSI LA VITA - L'ALTRA IPOTESI IN MERITO ALLA MORTE DEL 13ENNE È CHE SI SIA TRATTATO DI UN INCIDENTE MENTRE IL GIOVANE PROVAVA A SMONTARE L'ARMA SEGUENDO UN TUTORIAL SU INTERNET...

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Estratto dell'articolo di Luca Monaco, Giuseppe Scarpa per www.repubblica.it

 

Pistola

Giacomo non ce l’ha fatta. È morto ieri, all’alba, nel reparto di rianimazione del San Camillo: alle sei del mattino il suo cuore ha smesso di battere. Aveva solo 13 anni. Da sabato notte lottava per la vita in ospedale, dove era arrivato ferito con un colpo alla testa, esploso in casa, da distanza ravvicinata. Il proiettile lo ha centrato da tempia a tempia.

 

Una domanda da ore tormenta la famiglia, il quartiere, e anche gli inquirenti: com’è potuto accadere? La procura ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio. Un atto dovuto: al momento nulla suggerisce che qualcuno abbia spinto Giacomo a compiere il gesto più estremo. Eppure il quadro investigativo resta opaco e per questo è stata disposta un’autopsia.

 

UNA PISTOLA

Ma torniamo a sabato notte. Nell’appartamento della famiglia nel quartiere Marconi, un boato rompe il silenzio. Il padre Settimio, un commerciante di souvenir a San Pietro, è in soggiorno. In casa con lui c’è solo il figlio più piccolo, Giacomo. Il rumore dello sparo allarma il genitore, corre nella stanza del ragazzo e lo trova in terra, l’emorragia in corso. Accanto al corpo c’è la pistola; sul tavolo, lo smartphone acceso.

 

Alle 23 Settimio chiama il 112: Giacomo viene trasportato in ospedale. In poco tempo gli agenti della squadra mobile diretti da Roberto Giuseppe Pititto accertano che l’arma che ha sparato è del fratello maggiore, David, la detiene regolarmente per uso sportivo. I due fratelli dividevano la stanza. Perché Giacomo stava maneggiando la pistola?

 

SAN CAMILLO

Le ipotesi restano aperte: stava seguendo un tutorial sui social su come smontarla? Credeva fosse scarica? L’ha urtata per errore? Nessuna pista è esclusa, nemmeno la più dolorosa: un gesto volontario. Anche se Giacomo, seguito dall’Asl, non avrebbe mai mostrato segnali di un disagio tanto profondo.

 

La Procura indaga anche su un’altra pista: la possibile negligenza nella custodia dell’arma. Chi possiede una pistola ha l’obbligo di conservarla fuori dalla portata dei minorenni. David è già stato ascoltato dagli inquirenti come persona informata sui fatti. Nel frattempo, fuori dall’ospedale, decine di amici si stringono alla famiglia. Settimio, la madre Emma, David ed Emanuele - il fratello maggiore rientrato in fretta dall’estero - non si sono mai mossi di lì. Le lacrime, il silenzio, l’attesa di un lieve miglioramento. Poi, all’alba, la notizia: Giacomo non ce l’ha fatta. [...]