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Salvo Palazzolo per la Repubblica
Quattro anni fa, era probabilmente il signor Polizzi, emigrato siciliano in Brasile. E andava in giro accompagnato da un’affascinante quarantenne. L’ultima traccia dell’imprendibile Matteo Messina Denaro porta lontano dalla Sicilia.
«Riteniamo che il boss abbia ormai rinunciato ad esercitare il suo governo mafioso sulla provincia di Trapani», ha detto la procuratrice aggiunta di Palermo Teresa Principato alla commissione parlamentare antimafia, l’11 gennaio. Un’audizione secretata, perché contiene gli ultimi risultati di un’indagine delicatissima.
«Messina Denaro è protetto da una rete massonica », dice ai commissari dell’Antimafia la magistrata che da otto anni è a capo del pool che coordina le inchieste di polizia, carabinieri, finanza e dia. Una rete che avrebbe assicurato una tranquilla fuga dalla Sicilia verso il Sud America mentre le indagini facevano terra bruciata attorno al latitante.
Il dossier segreto all’Antimafia su Messina Denaro inizia con le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, l’architetto agrigentino Giuseppe Tuzzolino. Prosegue con una lunga serie di indagini svolte dal Servizio centrale operativo della polizia e dal Ros dei carabinieri.
In Spagna, in Inghilterra, in Brasile. Alla fine, un signor Polizzi originario di Castelvetrano è saltato fuori. E chissà quante altre identità Messina Denaro avrà rubato.
Misteri su misteri, in uno scenario inedito per la storia di Cosa nostra: un latitante che non si nasconde nel suo territorio. Lo dicono anche le microspie che registrano i sussurri di mezza Sicilia. Si sentono ormai solo insulti contro il padrino che un tempo era fra i più amati dell’organizzazione. «Ma questo che fa? — dice un mafioso — Fa solo i suoi interessi ». E ancora: «Arrestano i tuoi fratelli, le tue sorelle, i tuoi cognati. E tu non ti muovi? Ma fai il bordello… svita a tutti… se avete i… uscite tutti fuori… sennò vi faccio saltare».
Un’altra voce arriva ad ipotizzare: «Io sono del parere che qualche giorno, a meno che non l’abbia già fatto, si ritira. E gli altri vanno a fare cose a nome suo». Però, fino ad oggi, un capomafia che si ritira non c’è mai stato. La procuratrice Principato (il 24 marzo scade dal suo incarico e tornerà alla direzione nazionale antimafia) crede nella pista del latitante manager, tutto dedito agli affari in giro per il mondo. C’è anche questo nel dossier segreto all’Antimafia su Messina Denaro, un verbale lungo otto ore, aperto con una prima audizione, il 23 novembre.
Adesso, alla luce delle nuove tracce, si rileggono anche gli strali che due anni fa il capo dei capi, Salvatore Riina, lanciò contro Messina Denaro: «Fa sempre e solo pali eolici, e a noi ci tengono in galera». Questo diceva al suo compagno di cella, non sospettando di essere intercettato. Riina si lamentava del poco interesse del “figlioccio” («Suo padre l’ha affidato a me») per le sorti di Cosa nostra. Ma davvero Messina Denaro è all’estero?
Di sicuro, qualche giorno fa, hanno rubato nella casa di campagna di una delle sorelle del latitante, Rosalia. Il raid di una banda di rumeni o qualcuno ha voluto dare un segnale di forza per tentare di impossessarsi del governo mafioso della provincia siciliana?
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