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PUTIN È STRETTO TRA I FALCHI RUSSI E TRUMP (SEMPRE PIU’ IMPAZIENTE) – NEL TENTATIVO DI AMMANSIRE LA CASA BIANCA, IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SERGEY LAVROV, DICHIARA CHE IL CESSATE IL FUOCO DALL’8 AL 10 MAGGIO È “UN AVVIO DI NEGOZIATI DIRETTI CON KIEV SENZA PRECONDIZIONI” – MA IL CREMLINO INSISTE SUL CONTROLLO INTEGRALE DELLE 4 REGIONI DELL’UCRAINA PARZIALMENTE OCCUPATE – IL PRINCIPALE CONSIGLIERE DEL PRESIDENTE RUSSO, NIKOLAI PATRUSHEV, PRETENDE ANCHE ODESSA - IL SEGRETARIO DI STATO USA, MARCO RUBIO, AVVERTE: “SENZA PASSI AVANTI CI RITIRIAMO DAL RUOLO DI MEDIATORI”

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1- LA MINI TREGUA «È L’INIZIO DEI NEGOZIATI» MA PUTIN INSISTE SULLE REGIONI OCCUPATE

Estratto dell’articolo di Marco Imarisio per il “Corriere della Sera”

 

vladimir putin 2

Nello scrigno del patriottismo russo si è liberato un posto anche per l’America. Al Parco della Vittoria, sterminato museo dedicato alla Grande Guerra Patriottica, il giorno prima della terza visita di Steve Witkoff a Mosca è stata inaugurata una piccola esposizione, intitolata «Incontro sull’Elba».

 

Due teche, qualche foto e qualche reperto d’epoca, posizionate in un angolo dell’atrio, che illustrando lo storico incontro sul fiume tedesco dei soldati sovietici con quelli americani, avvenuto il 25 aprile 1945, sembra avere lo scopo di attribuire un ruolo anche a questi ultimi nella vittoria sul nazifascismo.

 

[…]  indica un evidente tentativo di ricreare la narrazione di una amicizia con gli Usa, che negli ultimi vent’anni erano stati dipinti come i grandi nemici di madre Russia. […]

 

sergei lavrov elvira nabiullina vladimir putin

Chissà se questa politica dell’adulazione basterà a tenere buono Donald Trump, che non ha mai mostrato grande interesse per la storia contemporanea. All’improvviso Vladimir Putin si trova in equilibrio tra la necessità di non gettare al vento l’apertura di credito giunta dal nuovo corso della Casa Bianca, e la predicazione del nuovo mondo multipolare, che va in direzione contraria agli interessi Usa.

 

Ieri, dati cause e contesto, era il turno della seconda opzione. All’annuale Forum internazionale dello Stato dell’Unione russo-bielorussa, che si è svolto a Volgograd, l’ex Stalingrado, il presidente russo ha ribadito la necessità a suo avviso urgente «di formare insieme un assetto mondiale multipolare più equo, basato sulla nuova architettura di una sicurezza paritaria ed indivisibile, che protegga in modo sicuro tutti gli Stati senza danneggiare gli interessi di nessuno». E questo bisogno «si pone con particolare attualità per l’Eurasia» è stata la conclusione.

 

MEME SULL INCONTRO TRA TRUMP E ZELENSKY A SAN PIETRO BY EMAN RUS

[...]  Il rinnovato attivismo di Sergey Lavrov può essere preso come esempio della necessità di coprirsi le spalle su due fronti opposti. Lunedì, il ministro degli Esteri aveva posto una lista delle condizioni russe per un cessate il fuoco di lunga durata che sembrava un dito nell’occhio per Usa e Ucraina.

 

Ieri invece, in versione colomba, l’esperto diplomatico ha cambiato spartito, definendo la proposta di Putin per un cessate il fuoco di tre giorni dall’8 al 10 maggio come «un avvio di negoziati diretti» con Kiev «senza precondizioni», mentre ha rimandato al mittente la controproposta ucraina di una tregua di almeno 30 giorni bollandola come «una precondizione».

 

A forza di tirarla lunga e di chiedere «approfondimenti», anche a Mosca si sta diffondendo la sensazione che ormai Putin non possa sottrarsi a un accordo con gli Usa che preveda qualche concessione. Secondo l’agenzia Bloomberg , il Cremlino invece continuerebbe a insistere sul fatto che la Russia dovrà assumere il controllo integrale delle quattro regioni dell’Ucraina parzialmente occupate.

 

Vladimir putin Dmitry Patrushev

Ma neppure questo sembra placare l’ansia della galassia ultranazionalista, che vorrebbe andare ben oltre. Nikolaj Patrushev era il «fratello maggiore» del presidente, il falco della verticale del potere che con parole e opere ha trascorso una vita intera a fare apparire il suo Capo come un moderato. Oggi semplice assistente e capo del Collegio marittimo, rilascia interviste non proprio concilianti.

 

«Gli abitanti delle regioni ucraine anche quelle adiacenti al Mar Nero» ha detto in quella di ieri «devono determinare da soli il proprio futuro. E non vogliono sottomettersi passivamente all’illegittimo potere di Kiev. Ritengo che Odessa e la stragrande maggioranza dei suoi abitanti non abbiano nulla in comune con quel regime neonazista». [...]

 

2- PUTIN RESPINGE LA TREGUA DURATURA RUBIO: “MEDIAZIONE A RISCHIO”

Estratto dell’articolo di Rosalba Castelletti per “la Repubblica”

 

vladimir putin e gli scacchi

Vladimir Putin non cede alle pressioni. Alla sempre più manifesta impazienza degli Stati Uniti per una pace in Ucraina risponde più coi simboli che con le parole. Dopo aver affidato a un comunicato la sua proposta di una risicata tregua di 72 ore a cavallo del 9 maggio, Giorno della Vittoria sul nazismo, si mostra al fianco del suo alleato bielorusso Aleksandr Lukashenko a Volgograd, l’ex Stalingrado, “città eroica”.

 

Insieme i due capi di Stato depongono corone di fiori davanti alla fiamma eterna e sulla tomba del maresciallo sovietico Vasilij Chujkov sulla collina di Mamaev Kurgan sovrastata dagli 85 metri di acciaio della Madre Patria con la spada sguainata.

 

Vladimir putin Dmitry Patrushev

«Dobbiamo fare di tutto per resistere alla rinascita del nazismo», promette a un forum dedicato all’80° anniversario della vittoria sul Terzo Reich che la Battaglia di Stalingrado accelerò. «La comunità mondiale deve lavorare insieme per creare una nuova architettura di sicurezza equa e indivisibile». [...]

 

Washington, però, il rimpallo di accuse non lo digerisce più. Lo fanno capire tutti. Dal consigliere per la Sicurezza nazionale Mike Waltz: «Sia la Russia che l’Ucraina devono agire rapidamente prima che Trump perda la pazienza». Al segretario di Stato Marco Rubio: «È necessario che le parti presentino proposte concrete. Se non ci saranno progressi, ci ritireremo dal ruolo di mediatori in questo processo».

 

TRUMP E ZELENSKY A SAN PIETRO

Minacce che però sembrano non preoccupare più di tanto il Cremlino se lascia che due falchi di quello che viene chiamato il “partito della guerra”, contrario a ogni compromesso, lancino i loro consueti strali. Il primo, l’ex capo del Consiglio di Sicurezza, oggi inviato marittimo presidenziale, Nikolaj Patrushev, rivendica Odessa, città fondata da Caterina II e avamposto russo per oltre 200 anni. «È improbabile che associ il suo destino al neonazismo... al governo illegittimo di Kiev».

 

Il secondo, l’ex premier e presidente Dmitrij Medvedev, intervenendo a una conferenza con una giacca «da Stalin», così la descrivono sui social, non solo avverte che i nuovi membri Nato rischiano di diventare «bersagli» di rappresaglie «nucleari» in caso di conflitto con la Russia, ma sostiene che Mosca si è «fidata troppo di coloro di cui non doveva affatto fidarsi», in primis «gli Stati Uniti» e poi «l’Europa occidentale», Italia compresa. [...]

EMMANUEL MACRON - keir starmer - DONALD TRUMP - ZELENSKY - INCONTRO PRIMA DEL FUNERALE DI PAPA FRANCESCO

vladimir putin con il mappamondo in mano - immagine generata con l'AI