alice weidel e il nonno nazista hans

QUANDO IL NAZISMO È UNA TRADIZIONE DI FAMIGLIA – IL NONNO DI ALICE WEIDEL, LA LEADER DEL PARTITO DI ESTREMA DESTRA TEDESCA AFD, ERA UNA SS E UN GIUDICE MILITARE CHE HA MANDATO A MORTE 50MILA OPPOSITORI. UN SEGRETO CHE WEIDEL NON HA MAI RIVELATO – IL SIGNOR HANS È MORTO NEL 1985, E LEI AVEVA SOLO SEI ANNI. TUTTO BENE? MICA TANTO, CONSIDERATO CHE ALICE WEIDEL SI CANDIDA A GUIDARE LA GERMANIA SOSTENDENDO CHE IL PAESE SI DEBBA ALLONTANARE DAL “CULTO DELLA VERGOGNA” PER IL PASSATO HITLERIANO

 

 

Estratto dell’articolo di Mara Gergolet per il “Corriere della Sera”

 

alice weidel

C’è un segreto nella famiglia di Alice Weidel che lei non ha mai raccontato, e forse non sapremo mai se conoscesse. Il nonno era un alto dirigente nazista, un giudice militare, di quelli che hanno mandato a morte 50 mila oppositori del regime, nonché un SS da prima che Hitler salisse al potere.

 

E questo per la leader dell’AfD che si candida a guidare la Germania non può essere un dettaglio, tanto più in un partito che sostiene che il Paese si deve allontanare dal «culto della vergogna» per il suo passato.

 

hans weidel il nonno nazista di alice weidel

È una lunga inchiesta della Welt am Sonntag , che ha esaminato documenti inediti negli archivi polacchi e in quelli della Ddr, a descrivere la figura di Hans Weidel, il nonno paterno di Alice morto nel 1985, quando lei aveva 6 anni.

 

La leader AfD ha detto che con lui i rapporti erano interrotti. Eppure in passato si era lamentata del trattamento ingiusto subito della sua famiglia, costretta a lasciare i territori della Slesia come milioni di tedeschi dopo la rotta nazista.

 

HANS WEIDEL - IL NONNO NAZISTA DI ALICE WEIDEL

Hans Weidel, avvocato, fu un alto esponente Nsdap a Leobschütz — città d’origine della famiglia, di cui Alice una volta disse di non voler sapere il nome polacco (Glubczyce) —, nel 1941 lavorò per l’esercito fino all’alto grado di giudice capo dello stato maggiore ( Oberstabsrichter ). La nomina fu firmata nell’aprile 1942 da Adolf Hitler.

 

Nel dopoguerra, riparato a Ovest, chiamato per tre volte a processo, riuscì a nascondere le proprie attività. Nelle testimonianze giurate sostenne di «non essere stato a conoscenza dei crimini SS», di non avere idea di cosa avessero subito gli ebrei. Sfuggì ai processi, rimase avvocato.

 

Certo, sono milioni i tedeschi che hanno avuto nonni nazisti, anche la ministra degli Esteri Annalena Baerbock l’ha scoperto di recente. Militanti, in genere, non gerarchi. Finora le generazioni successive dei politici quel passato l’hanno condannato. Molto più ambigua la linea dell’AfD. Anzi, come raccontano studiosi dell’estremismo di destra come Steffan Mau e Ilko-Sascha Kowalchuk, è proprio nel «condono» dei gesti dei famigliari, nel ricordo delle sofferenze subite — in questo appello a non doversi vergognare facendosi scudo dei sentimenti privati — una delle novità più rilevanti con cui l’AfD vuol riscrivere il rapporto dei tedeschi, di una parte di loro, con il proprio passato.

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