keba gambirasio sorella di yara

QUEL CURIOSO SUL LUOGO DEL DELITTO – IL GIORNO IN CUI FU RITROVATO IL CORPO DI YARA, UN MISTERIOSO CINQUANTENNE SI FERMÒ UN QUARTO D’ORA A SPIARE LE MOSSE DELL’UOMO CHE SCOPRÌ IL CADAVERE IN UN CAMPO – QUANDO SENTÌ ARRIVARE LE SIRENE DELLA POLIZIA, SE NE ANDÒ RAPIDAMENTE

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Paolo Berizzi per “la Repubblica

KEBA GAMBIRASIO ARRIVA AL PROCESSOKEBA GAMBIRASIO ARRIVA AL PROCESSO

 

Un uomo basso, sui 50 anni. Troppo curioso per non destare sospetti. E troppo svelto nel risalire in macchina e ripartire. Pochi secondi prima dell’arrivo di polizia e carabinieri. Infatti — lo conferma il pm Letizia Ruggeri — quell’uomo non è mai stato identificato. Un semplice guardone? O qualcuno che aveva un segreto da proteggere?

 

Sono le 15.20 del 26 febbraio 2011. Nel campo di Chignolo d’Isola, «nascosto tra la vegetazione», c’è il cadavere di Yara Gambirasio. Lo ha scoperto cinque minuti prima Ilario Scotti, impiegato con l’hobby dell’aeromodellismo. «Sembrava un mucchio di stracci», ricorda. Ma nella memoria di Scotti — che quel pomeriggio trova il corpo della tredicenne mentre sta recuperando il suo aeroplanino caduto tra le erbacce — c’è un “file” inedito.

 

yara gambirasioyara gambirasio

Il testimone lo aveva già consegnato agli investigatori: adesso, nel processo a carico del presunto killer Massimo Bossetti (quarta udienza ieri), il “file” diventa pubblico. L’oggetto è lui: l’uomo misterioso che arriva, guarda Scotti, e poi se ne va. Dice l’aeromodellista: «Era poco più alto dell’utilitaria da cui è sceso (forse una Yaris). Aveva 50-55 anni. È salito su un panettone di cemento a bordo del campo e mi ha guardato per 10-15 minuti. Ho colto qualcosa di strano: guardarmi va bene, ma per 15 minuti... ».

 

yara gambirasio con le amicheyara gambirasio con le amiche

Quel quarto d’ora è il tempo che trascorre dalla telefonata al 113 con cui Scotti da’ l’allarme e l’arrivo delle forze dell’ordine. «Mi avvicinai e mi accorsi che quel cumulo di stracci era un corpo — ha ricordato il testimone —. Chiamai il 113: mi chiesero “ha le scarpe?” “Nere”, risposi. “Pantaloni?” “Neri”. “Sciarpa”? “Marrone”. “Non si muova da lì”, mi risposero».

 

Scotti resta sul posto. Il “guardone del campo” pure. «Ma appena ha sentito le sirene è andato via». Scotti parla e, di fronte ai giudici della Corte d’Assise, Bossetti, imputato e unico indagato, ascolta. Chiedono al testimone se ricorda di avere visto il presunto killer prima del suo arresto. «No, mai», risponde Scotti. Se è davvero l’autore dell’omicidio, come sostiene la Procura di Bergamo, il muratore di Mappello si è mosso come un fantasma.

 

i genitori di yara gambirasioi genitori di yara gambirasio

«Non l’avevo mai visto», ha dichiarato Keba Gambirasio, sorella ventenne della vittima e parte civile in aula. Nelle parole di Keba c’è il ritratto di Yara: come si vestiva, gli amici, il cellulare con «solo i numeri dei parenti e dei compagni di scuola». Dice: «Non aveva rapporti con persone più grandi, me lo avrebbe detto».

 

bossettibossetti

Il 26 novembre 2010, la sera in cui Yara scompare, con la sorella avevano discusso per portare lo stereo in palestra. «Ma poi (dopo l’intervento della madre), avevamo deciso che lo avrebbe portato lei». In aula (sentiti anche un perito informatico e il padre di una compagna di palestra) non sono mancate scintille tra pm e difesa. L’avvocato Paolo Camporini ha mostrato ai giudici un cellulare: «Questo è il modello del telefonino di Yara (mai trovato). Chiedo al perito se poteva fare video e foto e inviarle...». «Perché lo chiede? La domanda è inammissibile », scatta Letizia Ruggeri. Replica del legale: «Non lo dico. Sarà una sorpresa...».

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