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Chiara Maffioletti per il “Corriere della Sera”
Si dice che i film tratti da un libro siano quasi sempre deludenti rispetto al libro stesso.
Di fronte a questa prospettiva Stephen King, l' autore vivente con al mondo più romanzi adattati e opzionati da cinema e televisione (l' ultimo caso è 22/11/63 , diventato una serie in onda da lunedì, alle 21 su Fox), d' istinto, si mette a ridere. Confermando quello che dicono di lui: lo scrittore da 500 milioni di copie vendute nel mondo, il re del fantascientifico e, indiscusso, dell' horror è in realtà una persona pacatissima e spiritosa.
Seriamente, cosa pensa di questo cliché? È vero che le trasposizioni dei romanzi sono necessariamente inferiori alle aspettative?
«Dipende. Quando scrivo un libro non mi capita mai di pensare a come verrà poi proposto al cinema o in tv. Non me ne preoccupo. Se questo poi succede, tendo a voler essere coinvolto ma a lasciare allo stesso tempo tutta la libertà a chi ci lavora. Alcune volte la tv rispetto al cinema aiuta».
È il caso di «22/11/63», serie tratta dal suo romanzo del 2011 (Sperling & Kupfer)?
«È un esempio perfetto. È diverso adattare quel romanzo a una serie tv: sono quasi 9 ore di spettacolo (per un libro di 700 pagine). Se avessero deciso di farne un film sarebbe stato al massimo lungo due ore, quindi moltissime cose si sarebbero dovute tagliare, sacrificare».
Quindi, a suo parere, a volte è meglio puntare sulla tv rispetto al cinema?
«Sì, con uno show televisivo c' è più tempo per coinvolgere il pubblico nella storia, per provare a replicare quell' esperienza che si ha quando si legge un romanzo, di potersi perdere nella narrazione. Tutte le volte che ci si trova davanti a un libro particolarmente lungo, le serie tv sono forse il mezzo più adatto per raccontarlo: non vedi l' ora che inizi l' episodio successivo per andare avanti ma, nel frattempo, inizi a conoscere bene i personaggi e tutta la storia a cui, alla fine, ci si appassiona di più».
Non sembra essere di quegli intellettuali che dicono di non avere la tv in casa...
«No, anzi, la tv mi piace molto. Mi piace come mezzo di comunicazione e mi piace guardarla. Soprattutto le serie. Sono un grande fan di Breaking bad e di The walking dead. Penso davvero che stiamo vivendo l' epoca d' oro della tv».
Anche «22/11/63» è stata accolta molto bene dalla critica. Parla di un uomo che viaggia nel tempo per fermare l' omicidio di Kennedy. Perché questa idea?
«È un' idea che mi è venuta moltissimo tempo fa, qualcosa come 36/37 anni fa. Ho iniziato a domandarmi cosa sarebbe successo se l' assassino di Kennedy, Lee Harvey Oswald, avesse sbagliato il suo obiettivo o se qualcuno lo avesse fermato prima. Come sarebbero cambiate le cose? È incredibile pensare che si trattava solo di un uomo con un fucile, eppure ha cambiato la storia. Solo un folle ragazzo con un fucile... C' erano moltissime ricerche da fare, così ho messo l' idea da parte».
Pare sia andata bene. Cosa pensa di James Franco protagonista? Un attore e uno scrittore.. .
«Ha grande talento. Fa tante cose diverse, accetta ruoli rischiosi. Era interessato a dirigere la serie, in realtà pensandola come un film. Ma quando mi ha chiamato ho dovuto dirgli che prima di lui era arrivato J.J. Abrams. Mi ha risposto: "È un peccato, mi sarebbe piaciuta anche la parte del protagonista". Così ne ho parlato con J.J. e alla fine oltre a essere nel cast ha anche diretto uno degli episodi».
E come scrittore? Come lo giudica?
«Ho letto qualcuno dei suoi libri: è piuttosto bravo».
Conosce Elena Ferrante? Anche lei ha scritto alcuni romanzi sotto pseudonimo. Come mai?
«Non ho ancora letto i suoi libri ma diverse ragioni spingono uno scrittore a usare uno pseudonimo. Io perché volevo far uscire due libri lo stesso anno (prolificissimo, in 69 anni di vita ne ha scritti un' ottantina, ndr ) o anche perché volevo capire se un libro avrebbe avuto successo anche senza il mio nome».
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«È sconvolgente ma per fortuna non tutta l' America, spero. Fa presa sulle persone che hanno un' idea semplicistica della politica. Ma lui non è un politico, è un uomo di televisione, ne ha fatta tanta. Ecco cosa non mi piace della tv. Ed ecco cosa mi spaventa: quell' uomo mi fa davvero paura».
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