DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA…
Lettera a Dagospia
Caro Dago, scelgo te per dire ad Asia Argento: "Se vuoi andare, va pure". Sono giorni in cui è sotto i riflettori - la cosa credo che le piaccia un bel po', è il suo lavoro del resto - senza aver fatto l'unica cosa che avrebbe dovuto fare: dare il buon esempio. C'è un regista italiano che nel pieno della sua vulnerabilità adolescenziale l'ha molestata? Avrebbe dovuto dire nome e cognome, non la retorica del "tanto in Italia c'è la prescrizione".
Magari mia figlia, che ha appena quattro anni, un giorno potrebbe avere il sogno di fare l'attrice (senza essere figlia d'arte) e ritrovarsi davanti proprio lui, quel regista lì. Nome e cognome, non allusioni.
Io, all'età in cui l'Argento viveva il jet-set ed era oggetto di molestie da parte di registi, dei quali poi girava i film, subivo un tentativo di stupro. Ero poco più che sedicenne, al ritorno da scuola, trovavo seduto ad un muricciolo della mia abitazione (un palazzo al centro di una città di Provincia, Cassino) un uomo con berretto e occhiali da sole. Gli passai dinanzi e mi guardò con una fastidiosa insistenza. Nell'aprire il portone me lo trovai dietro di me e per cortesia lo lasciai entrare. Superati i primi gradini, in attesa dell'ascensore, fui afferrata con violenza da dietro e privata della possibilità di chiedere aiuto.
Con i pantaloni sbottonati, cercava di sfilarmi i miei e mi infilava la mano ovunque. In quel preciso istante, malgrado il venir meno delle forze trovai il coraggio di mordergli la mano, che lui ritrasse per il forte dolore. Riuscii finalmente ad invocare soccorso, temendo che qualcuno potesse verderlo scappò via. Ricordo di essermi accasciata a terra, avevo bisogno che qualcuno mi tendesse una mano. Ma, niente, nessuno uscì.
Entrai nel mio appartamento, ma era vuoto. Mia madre e mio padre erano al lavoro. Li chiamai e, in un tempo che a me pareva eterno, arrivarono, gli raccontai tutto e insieme andammo a fare denuncia. Lui non è mai stato preso e io ho vissuto col terrore che tornasse perché, quando ha tentato di stuprarmi, io ho avuto la certezza che mi attendesse, che fosse tutto pianificato. Ho vissuto per mesi il terrore e la vergogna per quanto accaduto.
Caro Dago, c'è una bella differenza tra un abuso di potere, a cui si ha la libertà di sottrarsi se prevale lo scatto della dignità sulla logica della carriera, e uno stupro. Perché lo stupro annulla per definizione la libertà decisionale, è imposizione della violenza. E se l'Argento volesse dare un contributo al nostro Paese (non scegliendolo solo come destinazione Valtur) dovrebbe ricordare - innanzitutto a se stessa - questa distinzione. Il problema della violenza sulle donne esiste ed è enorme, ma è altra roba.
Il trend topic #quellavoltache ci ha visto tutte leonesse da tastiera perché il politically correct vuole che a regnare sovrano sia lo "spirito di squadra", non importa se poi finisci con il chiamare "violenza" il compromesso a cui potevi scegliere di non cedere. E sì, suona quasi sconveniente ricordarlo in questi giorni, ma: "donne, incredibile, possiamo dire di NO". E proprio quei no che avremmo potuto dire e non abbiamo saputo dire, pesano come macigni.
E quando a distanza di tempo siamo prese da qualche pentimento, dobbiamo ricordare a noi stesse che è proprio la libertà a comportare la responsabilità delle proprie scelte e, si sa, delle volte si può scegliere la cosa sbagliata. E una cosa sbagliata, sbagliatissima, è non denunciare subito (presso le sedi preposte) l'atto violento che invece ha soffocato, eccome, la nostra libertà.
Per i feticisti dell'hashtag un bel: #oggièsuccessoche.
I TWEET DI ASIA ARGENTO SUL CASO WEINSTEINI TWEET DI ASIA ARGENTO SUL CASO WEINSTEINasia argento harvey weinstein
Sara Manfuso, direttrice "IWoman"
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