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LA NATURA TRASFORMA IL CERVELLO - UNA RICERCA DEL MAX PLANCK INSTITUTE DI FRANCOFORTE SPIEGA IL PASSAGGIO DALLA VISIONE DI UN'IMMAGINE PIACEVOLE ALLA PERCEZIONE DEL SUO IMPATTO ESTETICO - GLI SCIENZIATI HANNO SCOPERTO CHE L'ESPERIENZA NON E' LEGATA A UNA SINGOLA AREA DEL CERVELLO, MA NE COINVOLGE DIVERSE - "LA MERAVIGLIA E LA NOVITA' SONO FONDAMENTALI" - INOLTRE LA REAZIONE A UNO SCENARIO NATURALE E' PIU' SPONTANEA E MENO CONFLITTUALE DI QUELLA DI UN'OPERA D'ARTE. E I VANTAGGI SONO NUMEROSI...
Paola Emilia Cicerone per "la Stampa"
Che stare in mezzo alla natura faccia bene alla salute lo sappiamo e ora stiamo cominciando a capire che cosa succede davvero nel cervello quando siamo di fronte alle bellezze naturali. Una ricerca al Max Planck Institut di Francoforte, pubblicata sulla rivista «Frontiers in Human Neuroscience», spiega il raffinato passaggio dalla visione di un'immagine piacevole alla percezione del suo impatto estetico.
I ricercatori - come raccontiamo anche nell'Hub «Salute» - hanno analizzato con la risonanza magnetica funzionale le reazioni di un gruppo di volontari a brevi filmati che mostravano scene di paesaggio attraenti, senza altre presenze umane o animali. «Siamo rimasti sorpresi, osservando che non si registravano reazioni solo nelle aree cerebrali relative al sistema della ricompensa, vale a dire quelle che ci fanno provare piacere quando osserviamo qualcosa di bello o viviamo un'esperienza piacevole, ma anche in alcune aree collegate alla visione», spiega Aise Ilkay Isik, una delle autrici dello studio. Come se i nostri occhi fossero programmati per ammirare la bellezza.
«Un risultato importante», osserva Antonio Cerasa, neuroscienziato dell'Istituto per la Ricerca e l'Innovazione Biomedica Irib-Cnr, «perché ci aiuta a liberarci dell'idea che queste esperienze siano concentrate in una singola area del cervello e a comprenderne la complessità». Contrariamente a quanto spesso avviene, i ricercatori non hanno usato foto ma video, un'esperienza, quindi, più simile alle situazioni reali in cui osserviamo la natura.
vacanza immersi nella natura 6
«Lo studio ci aiuta a capire che un'esperienza estetica è legata al cambiamento, all'incertezza e alla sorpresa: ecco perché le immagini in movimento sono così importanti - sottolinea Cerasa -. La meraviglia e la novità sono fondamentali per un'esperienza estetica: se vedo ogni giorno il Colosseo, come Jep Gambardella ne "La grande bellezza", finisco per non notarlo».
E lo stesso vale per i paesaggi, ma anche per altre esperienze come la musica. L'esperienza estetica attiva diverse aree del cervello, tra cui quelle collegate alla visione, ma anche aree coinvolte nei processi di memorizzazione, come il paraippocampo. «Una conferma fisiologica del fatto che la novità è un elemento importante - aggiunge Cerasa -. Ma attenzione: parliamo di estetica, ossia della reazione a ciò che vediamo, non di bellezza, che è un concetto matematico legato alla proporzione delle forme».
Oltre a comprendere come il cervello reagisca alle bellezze naturali, è importante capire in che modo le interazioni con l'ambiente possano farci stare bene. «Sappiamo - spiega lo studio - che la natura e il piacere estetico che ne traiamo sono preziosi per la salute». E vari studi mostrano che la reazione a uno scenario naturale è più spontanea e meno conflittuale rispetto a quella di fronte a un'opera d'arte, un elemento che potrebbe contribuire a spiegarne gli effetti salutari.
Le conferme sono numerose. Una, significativa, è pubblicata su «Environmental Research». Analizzando gli studi sul tema, mostra i vantaggi di un contatto più stretto con la natura: dalla diminuzione dello stress all'abbassamento della pressione sanguigna e di vari parametri metabolici. La conseguenza è una generale riduzione di varie patologie, soprattutto, ma non solo, cardiovascolari e di conseguenza della mortalità.
«E non ci sono solo i vantaggi legati alla contemplazione della natura - dice Cerasa -. Sappiamo, per esempio, che l'ortoterapia, il lavoro in un orto o giardino, è particolarmente benefico soprattutto per chi soffre di dipendenze che compromettono i sistemi di ricompensa e ha bisogno recuperare la capacità di godere del piacere che nasce dal contatto con la natura, ma anche dal modellarla e trasformarla».
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