“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Francesco Grignetti per “La Stampa”
Era il 18 gennaio 2017, in Abruzzo nevicava forte da giorni, ci fu anche una scossa di terremoto. Sulla carta tutto doveva essere a posto: in Prefettura, a leggere i documenti inviati al ministero dell'Interno e alla presidenza del Consiglio, già da quarantotto ore era attiva una sala operativa.
Peccato che non fosse affatto così. La sala operativa arriverà troppo tardi. «Le indagini hanno dimostrato - spiega il pm di Pescara, Andrea Papalia - in modo chiaro la falsità delle circostanze rappresentate in queste note, finalizzate evidentemente ad attribuire alla Prefettura una apparente tempestività e capacità di intervento nell'emergenza».
E il cardine di una ricostruzione giunta ai penultimi passi nel tribunale di Pescara. Ieri il procuratore capo di Pescara, Giuseppe Bellelli, ha voluto concludere personalmente la requisitoria contro l'ex prefetto Francesco Provolo, l'ex presidente della Provincia Antonio Di Marco, il sindaco Ilario Lacchetta, più tanti funzionari In tutto sono 25 gli imputati. Ma è su Provolo che ricadrebbe la responsabilità maggiore, tanto che per lui la procura chiede una condanna a 12 anni (8 per disastro colposo e 4 per depistaggio). Chiedono 11 anni per Lacchetta. E giù a scendere.
«Sono sgomento - replica il difensore di Provolo, l'avvocato Giandomenico Caiazza - perché si parte da una richiesta incredibile per un presunto reato colposo. Dimostreremo che il prefetto non ha responsabilità in queste morti, ma è il risultato di un processo a fortissima attenzione mediatica». Per Rigopiano, secondo la procura sono tanti i responsabili di un «collasso di sistema».
Anzi «un fallimento dell'intero sistema». Già, perché non si salva davvero nessuno a rileggere quella catastrofe. Non i dirigenti comunali e provinciali nella gestione della viabilità sconvolta. Non chi diede i permessi urbanistici più antichi: hotel era stato realizzato in una zona notoriamente esposta a valanghe. Non la Regione Abruzzo che per 25 anni tralascia la pur vitale Carta valanghe. «Evidentemente la politica valuta altre priorità».
Bellelli sottolinea che nel comune di Farindola fino al 2005 si riuniva regolarmente la commissione Valanghe; dopo non più, guardacaso dopo che l'hotel tra i monti viene ristrutturato, si arricchisce di una Spa, diventa un'attrazione di lusso. Il danno agli interessi economici sarebbe stato grave e infatti Bel lelli parla esplicitamente di «clientelismo».
Fu gravemente insufficiente, secondo la ricostruzione dei pm, soprattutto il comportamento della Prefettura. E i depistaggi che seguirono, servivano a coprire gli errori. «Non ci sono grandi misteri da svelare. Parliamo di un prefetto di provincia che lascia cadere nel vuoto una richiesta di aiuto». Che le carte siano state «aggiustate» a posteriori, non stupisce più di tanto il procuratore di Pescara. «L'infedeltà dei servitori dello Stato che depistano e sviano, purtroppo, fa parte della triste ed endemica storia di questo Paese. Nascondere la telefonata del povero Gabriele D'Angelo... Far credere che la Sala operativa sia stata istituita dal 16 gennaio. Alcuni esponenti dello Stato hanno tentato di fuggire dalle proprie responsabilità».
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