DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1%…
1 - “STUPIDO CHI SPINGE I NOSTRI GIOVANI A SCAPPARE ALL'ESTERO”
Melania Rizzoli per Libero Quotidiano
«Il tuo Paese, il tuo progetto, il tuo futuro. Chi di voi sarà in grado di domare l' Intelligenza Artificiale diventerà signore del mondo. Perché andare lontano? La Russia non è inferiore a nessuno. Impegnatevi qui e proiettate il vostro Paese verso il futuro». Con queste parole, due settimane fa, Vladimir Putin è salito in cattedra inaugurando il nuovo anno scolastico dal palco dell' Arena 2000 di Yaroslavi, lanciando un messaggio ben chiaro al suo popolo: siate orgogliosi della vostra nazione, impegnatevi affinché continui ad essere grande ed affronti al meglio la concorrenza degli altri Stati, affinché continui a svilupparsi, perché noi siamo speciali, ed abbiamo una sorta di reattore nucleare interno.
Dalle rive del Volga, lo Zar Vladi ha indossato le vesti di un vero capo di Stato che inonda il suo giovane popolo del suo stesso orgoglio, stimolandolo ad amare la patria e ad aiutare il Paese a realizzarsi, e davanti a migliaia di studenti presenti sugli spalti, nonché a oltre un milione di docenti e genitori che lo ascoltavano in collegamento video dalle scuole, Putin ha parlato con la mano sul cuore e la mente sulla politica economica nazionale, come un vecchio statista proiettato a risvegliare l' orgoglio e il Pil nazionale.
Mentre ascoltavo questa lectio magistralis del capo del Cremlino, riflettevo su quale nostro leader oggi sarebbe in grado di rivolgersi così ai nostri ragazzi, di infondergli sicurezza e identità nazionale, di accattivarsi le simpatie degli under 30 italiani, per trascinarli nelle urne in vista delle elezioni politiche della prossima primavera, senza venire insultato, deriso o denigrato. Pensavo a quale leader fosse in condizione oggi di incoraggiare i nostri figli a sviluppare i loro progetti e la loro vita professionale nel nostro Paese, di realizzare le proprie aspirazioni nella terra natìa, permettendosi di rinunciare ad andare a lavorare a Londra o negli Stati Uniti, o di rifiutare l' opulenta offerta dei colossi americani della Silicon Valley, e quindi di restare e operare in Italia.
Mi sforzavo di immaginare quale nostra figura politica potesse chiedere ai nostri cervelli all' estero di rientrare nel Bel Paese, lanciando loro un messaggio pubblicitario positivo sulla nostra economia e sulla nostra tecnologia, attraendoli con gli esempi dei salari degli impiegati, dei ricercatori, dei medici, degli insegnanti o degli operai, dei redditi pro-capite di ognuno di noi, oltre ai vantaggi del nostro sistema fiscale.
Mi spremevo la mente per identificare una figura carismatica dell' attuale Governo capace di trascinare le folle di ogni età sulla scia della storia degli ultimi decenni del nostro Paese, raccontata senza alcuna retorica patriottica, ma esaltata come un percorso costellato di successi, da Tangentopoli in poi, come vittorie della giustizia e della legalità sulla corruzione e sulla criminalità, di accelerazione della ripresa e dello sviluppo industriale, di grandi conquiste di diritti civili, di iniziative governative che hanno inaugurato nuove e feconde stagioni, e favorito una istruzione esclusiva ed eccellente per le nuove generazioni, mettendole in grado di scegliere e di essere competitive.
Provavo ad immaginare i nostri figli in fila negli aeroporti internazionali per rientrare in patria dopo tale richiamo, con stretto in mano il loro passaporto europeo, il quale, pur privo di stemmi identitari e gloriosi italiani, aveva permesso loro di arrivare nei vari paesi europei a testa alta, senza bisogno di segnalazioni, permessi o visti di alcun genere, e senza mai essersi dovuti arrendere di fronte alle rigide regole dell' Unione, alle sue critiche, alle belligeranti accuse ed alle niente affatto positive dichiarazioni verso la loro amata Italia.
Avrei adorato ascoltare, la scorsa settimana, il gotha dell' industria italiana riunito a Cernobbio, dichiarare che no, non è vero che tutti, ma proprio tutti i loro figli sono stati da anni spediti a studiare oltremare, per ottenere quella formazione che il forum economico più importante del Paese ritiene indispensabile, che non è vero che una laurea all' estero vale più di quella in Italia, che è falso che oltre confine si possono guadagnare quei crediti e curriculum considerati una chimera in Italia, ed avrei adorato ascoltare le loro rassicurazioni sulla competitività delle nostre imprese e quelle sulla crescita del patrimonio italiano, non riferite solo alla Ferrari custodite nei loro garage.
Avrei goduto nell' udire dal Forum Ambrosetti che il lavoro nel nostro Paese è adeguato alle aspettative di chi investe anni nello studio, e sarei stata felice di constatare che il famoso Jobs act abbia prodotto un maggior numero di contratti a tempo indeterminato, e meglio retribuiti di quelli regolati in passato dall' articolo 18, e non peggio come la falsa stampa di regime accusa e denuncia, e che non è assolutamente vero che il divario tra i salari dei neolaureati che lavorano in Italia sia così spaventoso paragonato a quelli che si fanno assumere all' estero. Avrei applaudito i banchieri, i politici, gli imprenditori ed i manager nell' apprendere che i 125mila italiani che lo scorso anno hanno trasferito la loro residenza all' estero, si sono ricreduti e, grazie alle loro scelte hanno fatto richiesta di rientrare, dopo aver toccato con mano che il loro Paese è in grado di offrire loro molto di più, e di retribuirli non con un aumento salariale di 500? dopo 30anni di carriera.
Mi sarebbe piaciuto vedere sul quel palco un nostro leader invece di Putin, che avesse dietro, al posto del grande slogan che aleggiava alle sue spalle dal titolo emblematico: «La Russia proiettata verso il futuro», un allestimento forse più modesto, ma con il nome Italia, e che comunicasse con forza che il nostro Paese è all' avanguardia nella scienza e nella tecnica, che narrasse la nostra storia gloriosa fino alle pagine più belle dei nostri giorni, quelle che dovrebbero inorgoglire immensamente i nostri figli ed i nostri nipoti, i quali non conosceranno mai la parola "arrendersi" o "espatriare", forti e sicuri nella loro identità e interesse nazionale.
Mi sarei commossa nel sentire quella classe dirigente ripetere che vivere in Italia è bello e proficuo, perché basta essere internazionali nella testa per capire che il Paese è in grado ormai di confrontarsi con realtà e popoli diversi, i quali vengono accolti in massa perché sono una risorsa, perché offriamo loro quel lavoro, quell' impiego e quella formazione culturale e professionale che eccede nelle nostre regioni, e che altrimenti andrebbe sprecata.
Poi, mentre Vladimir Putin scendeva le scale al termine del suo discorso, travolto dagli applausi e dalle ovazioni in coro, anche io ho rimesso i piedi a terra, stupita delle mie vane illusioni ed intime considerazioni, semplicemente perché di colpo ho smesso di fantasticare e di sognare, ed ho spento il televisore ricordandomi di essere italiana e di vivere e lavorare in Italia.
2 - CONFINDUSTRIA: “FACCIAMO FUGGIRE I GIOVANI ALL’ESTERO PER TROVARE LAVORO, CI COSTA 14 MILIARDI”
Nicola Lillo per la Stampa
Il Centro studi di Confindustria ha ritoccato all’insù le stime del Pil. La previsione è +1,5 per cento nel 2017 e +1,3 per cento nel 2018, rispetto a +1,3 e +1,1 indicati tre mesi fa. Le stime però non includono i possibili effetti della Legge di Bilancio, che sarà discussa in autunno, che potrebbe garantire una maggiore crescita grazie agli «inventivi agli investimenti, alla loro durata effettiva e alle ulteriori risorse che verranno messe in campo».
Per questo, secondo Confindustria, le previsioni potrebbero «rilevarsi prudenti»: basterebbero pochi decimali di aumento aggiuntivo del Pil nel terzo trimestre (+0,6 per cento invece di +0,45 per cento) e nel quarto (+0,4 per cento invece di 0,3) per avere una crescita del Prodotto interno lordo dell’1,6 per cento. C’è però ancora strada da fare rispetto ai livelli pre-crisi: «A fine 2018 il Pil recupererà il terreno perduto con la seconda recessione (2011-2013), ma sarà ancora del 4,7% inferiore al massimo toccato nel 2008», spiegano gli esperti del Centro studi.
Il capo economista di Confindustria, Luca Paolazzi, spiega inoltre che «è stato recuperato un milione di posti di lavoro» e sottolinea che il tema del lavoro «non è la Cenerentola del recupero in atto, va meglio dell’economia nel suo complesso». Secondo il Centro studi infatti c’è una «considerevole creazione» di posti di lavoro: +815mila persone occupate dal 2014, +3,7% occupazione, +4,3% ore lavorate. Le persone occupate «a fine 2018 supereranno di 160mila unità» il picco del 2008. Ma le persone a cui manca lavoro in tutto o in parte sono ancora 7,7 milioni.
Anche per Confindustria la vera emergenza per il Paese è l’inadeguato livello dell’occupazione giovanile, che «sta producendo gravi conseguenze permanenti sulla società e sull’economia dell’Italia, sotto forma di depauperamento de capitale sociale e del capitale umano». Si tratta infatti del «vero tallone di Achille del sistema economico e sociale italiano». La scarsa occupazione spinge infatti i giovani ad emigrare, con una perdita di capitale umano stimata in un punto di Pil all’anno, circa 14 miliardi di euro. Si tratta di un «doppio spreco per il Paese, che si traduce in abbassamento del potenziale di crescita, vanifica in parte il potenziale delle riforme strutturali faticosamente realizzate». Per questo, secondo Confindustria, la questione va affrontata urgentemente.
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