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Giacomo Amadori per La Verità
Ancora spari contro il Giglio magico. Dopo i primi due proiettili esplosi nella mattinata di lunedì contro la Bmw aziendale della AB Florence di Andrea Bacci, imprenditore legato ai Renzi da diversi decenni, tra l’1,40 e le 4 del mattino di martedì gli aggressori si sono rifatti sotto e hanno sparato altri cinque colpi. Due contro la vetrata e altri tre contro l’insegna dell’azienda, proprio sopra la B di Bacci.
La spregiudicatezza di questa secondo raid, in barba ai possibili contromisure messe in campo dalle forze dell’ordine, ha colpito anche gli investigatori. Che vista l’audacia dell’attacco hanno subito ipotizzato che gli autori possano essere legati alla criminalità organizzata, con una pista privilegiata che porta in Campania. In verità anche la prima aggressione è stata spericolata. Infatti per colpire l’auto parcheggiata nel cortile dell’azienda, protetta da una grata e da una siepe, gli attentatori si sono dovuti avvicinare a piedi e colpire.
Nella AB Florence (produzione di pelletterie artistiche) Bacci è socio della moglie Brunella: lei, amministratore unico, detiene il 95 per cento delle quote, lui il 5. Il valore della produzione del 2015 è stato di 11.064.639 euro. Unica credibile alternativa all’ipotesi malavitosa viene considerato il gesto di uno squilibrato pronto a tutto pur di far arrivare il proprio messaggio al destinatario, anche a costo di essere arrestato. Ma quale sarà l’effetto? Difficilmente l’autore dell’agguato, visto il cancan mediatico, otterrà qualcosa in più delle prime pagine dei giornali, che ha avuto come unica concreta conseguenza quella di mettere in imbarazzo il più celebre tra gli amici di Bacci, l’ex premier Matteo Renzi.
Anche perché lo stesso Bacci ha dichiarato ai giornali: «Uno che sta con Renzi non può avere paura di nulla nella vita». Neanche stesse parlando di Al Capone. Ma per ora la matrice politica dell’attentato viene esclusa. Nel frattempo i pm Christine Von Borries e Luca Turco hanno affidato le indagini alla Guardia di finanza, che sta già indagando su alcuni reati finanziari contestati allo stesso Bacci e sul dissesto di una delle sue aziende, l’impresa di costruzioni Coam srl di Rignano sull ’Arno che tra il 2004 e il 2006 ha avuto l’onore di ristrutturare la villa di Renzi. Infatti la pista più concreta per il doppio attentato è quella che lega gli spari ai debiti della Coam.
Nelle scorse settimane la stessa Von Borries aveva chiesto il fallimento dell’azienda dopo che la Guardia di finanza aveva segnalato «atti gestionali potenzialmente idonei a depauperare il patrimonio della società» per un importo complessivo di 5,29 milioni di euro, comprese operazioni di anticipo fatture per quasi 3 milioni di euro che hanno aggravato l’esposizione debitoria nei confronti delle banche (Cassa di risparmio di San Miniato, Banco fiorentino, Banca di Cambiano e Unicredit). La ditta ha risposto chiedendo l’ammissione alla procedura di concordato. Il 10 gennaio i finanzieri hanno effettuato delle perquisizioni ipotizzando diversi reati fallimentari: dalla bancarotta per distrazione all’accesso abusivo al credito.
L’indagine si intreccia con un fascicolo per riciclaggio a carico di altri sette imprenditori considerati vicini al Giglio magico. L’amministratore legale della Coam Fabio Bettucci, anche se Bacci nelle ore scorse ha negato con i media di aver ricevuto minacce, avrebbe raccontato ai carabinieri, i primi a intervenire sulla scena del crimine, che nelle scorse settimane un gruppo di creditori si sarebbe presentato a bussare a denari in modo piuttosto ruvido. Anche perché un sostanzioso credito sarebbe stato ceduto a una società di recupero buffi campana che avrebbe lasciato intendere a Bettucci di voler rientrare velocemente del proprio tesoretto.
Un messaggio non proprio tranquillizzante che il manager della Coam avrebbe collegato all’avvertimento. Per risolvere il caso gli investigatori stanno studiando nel dettaglio la dinamica dei due agguati. Quello mattutino è stato denunciato dopo il rinvenimento dei bossoli, visto che gli spari non sarebbero stati sentiti dai 180 dipendenti che lavorano nell palazzina della AB Florence. Per quanto riguarda i colpi della notte, la ditta ha un servizio di vigilanza privata. Le guardie giurate sono passate alle 0,10 e all’1 e 40 e tutto era a posto. Si sono accorti dei fori alle 4 del mattino. I colpi della mattina sono stati esplosi sicuramente da una pistola mentre per quelli notturni si parla di un fucile.
Gli avvocati di Bacci, Luca Bisuri e Enrico Zurli, hanno dichiarato ai giornalisti: «È un fatto di una gravità assoluta, sia perché la ditta si trova in una rotonda molto frequentata, sia per la vicinanza dei due episodi. Ovviamente c’è grande paura anche tra i dipendenti. È stato un caso fortuito se nessuno si è fatto male. La macchina era di proprietà della ditta, ma usata esclusivamente da Bacci. Abbiamo chiesto alle forze dell’ordine una maggiore attenzione alla sede della ditta, per evitare un terzo episodio ». L’imprenditore ha dichiarato di escludere la pista sportiva, ossia quella degli ultrà. Infatti l’amico dell’ex premier è presidente della Lucchese libertas 1905, in grosse difficoltà finanziarie, tanto che recentemente gli stipendi della compagine sarebbero stati pagati dai soci di minoranza che controllano meno del 15 per cento della società.
Sempre Bacci nel 2016 è stato rinviato a giudizio con l’accusa di «fabbricazione e commercio di beni realizzati usurpando titoli di proprietà industriale »: avrebbe realizzato 300 portafogli con il marchio Bulgari e per questo sarebbe stato denunciato dall’azienda di gioielli. Ma il mercato della contraffazione non sembra al momento la strada giusta per risolvere il caso dei proiettili contro la AB Florence. Ha collaborato Christian Campigl
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