“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Maria Laura Rodotà per il “Corriere della Sera - Roma”
«Signò, certo che c’hanno gli amplificatori. Se devono pote’ esprime». Così parlò, giorni fa, un vigile interrogato dalla mia amica Ale in piazza del Coppelle. Lei si lamentava del rumore infernale prodotto dalle casse di due ambulanti. Lui rispondeva come fanno spesso gli esponenti della Polizia urbana nel centro storico (a Trinità dei Monti, dove banchi e pseudoquadri bloccano la vista, mi fu spiegato «so’ artisti di strada», per dire). Lei è rimasta perplessa; come tanti romani che non riescono più a godersi la città causa degrado.
Perché, da un paio d’anni circa, forse più, ogni musico ambulante che pratichi le zone pregiate è dotato di amplificatori potenti e fracassoni. A Trastevere c’è una band di ceffi che suona dodici volte di fila Besame Mucho . Ai Fori Imperiali gli amplificati sono almeno cinque per volta, lungo il marciapiede (facevano meno rumore le macchine). In centro è impossibile sedersi fuori senza venirne afflitti. E ora vanno nei parchi. Ieri, a Villa Borghese, altezza piazza di Siena, le famiglie che giocavano a frisbee non riuscivano a parlarsi, i lettori non riuscivano a leggere, gli innamorati avevano difficoltà a baciarsi. Per via di un sorridente signore con una chitarra azzurra e un debole per My Way , provvisto di una cassa più grande di lui. Ovviamente (ma nulla di ciò che è sensato a Roma è ovvio, oramai) non potrebbe.
Secondo il Regolamento per l’Arte di Strada approvato in Campidoglio nel 2012, «nelle Ville e nei Parchi Pubblici...sono autorizzate le attività artistiche a basso impatto acustico senza amplificazione». Soprattutto: ovunque (ovunque) «gli spettacoli non potranno essere eseguiti con strumenti a percussione...né con altri strumenti o attrezzature che per loro natura comportino disturbo alla quiete pubblica quali, ad esempio, tromba, sassofono, piatti e, comunque, sempre senza utilizzo di impianti di amplificazione».
Non si esprimono gli ambulanti singoli, poi. Lo spettacolo diffuso che tiene in ostaggio la città pare più un’ Opera da Tre Soldi romana; vien da immaginare un racket che piazza musicanti e mendicanti e li dota di gadgets sempre nuovi; ma per carità, sono fantasie e dietrologie. Resta l’amarezza per il degrado anche acustico; resta qualche dubbio su un’amministrazione che sgombra serena spazi occupati dove un po’ di cultura si produce, e non interviene in meravigliosi spazi pubblici oggi sconciati da bancarelle addossate ai monumenti, parcheggi abusivi, incessante fracasso. Ma forse è il fracasso che meritiamo, forse i presunti artisti di strada posizionati con cura e con casse nei luoghi più belli sono la nostra orchestrina del Titanic (no, non lo meritiamo, ricordiamocene).
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