LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO-…
Giovanna Vitale per “la Repubblica”
«Eccomi, io sono il condannato impossibile. Complice di un omicidio senza colpevoli». Ha il sorriso beffardo di chi la sa lunga Rudy Guede, l’ivoriano condannato a 16 anni per aver violentato e ucciso Meredith Kercher, la studentessa inglese sgozzata nell’autunno di otto anni fa in un casolare di Perugia. Per la prima volta da quando, nel 2009, la Corte d’assise d’appello lo ha individuato come uno degli assassini della ragazza britannica, il ventinovenne originario di Agou ha riacquistato l’aria spavalda che esibì durante il processo.
Convinto che l’assoluzione definitiva di Amanda Knox e Raffaele Sollecito, liberi ormai da ogni accusa, rappresenti la scialuppa giusta per riprendersi la vita fuori da qui: il penitenziario Mammagialla di Viterbo, un parallelepido di cemento armato in mezzo al nulla, dove «ho già scontato sei anni e altri sei me ne restano», calcola con voce sicura, includendo buona condotta e permessi premio.
«È un detenuto modello», ripetono il vicedirettore dell’istituto e il capo delle guardie mentre scortano il senatore Andrea Augello e il consigliere regionale Daniele Sabatini (entrambi Ncd) nella cella di tre metri per due dove Rudy Herman Guede vive da «condannato impossibile: è questa la mia condizione da quando gli altri sono stati scagionati », ragiona con freddezza. Non li chiama mai per nome, Amanda e Raffaele, mai accenna alla loro “fortuna”: solo a un indefinibile destino che «con me non è stato generoso, ma non mi lamento, io sono uno che affronta con serenità le prove dell’esistenza... Oggi, poi, ho un motivo in più per andare avanti».
Gioca a fare la vittima, l’assassino di Mez. L’innocente contro ogni evidenza. Felpa chiara e pantaloni azzurri, ai piedi un paio di Converse colorate, sembra più l’ospite di un college americano che un soggiornante nelle patrie galere. Sbarbato di fresco, il fisico palestrato di chi si allena molto e soprattutto studia, ha le idee piuttosto chiare sul suo futuro.
«Voglio arrivare alla revisione del processo. Adesso, insieme ai miei avvocati, aspettiamo le motivazioni della sentenza della Cassazione: sono convinto che troveremo elementi utili per ribaltare il verdetto». Tutto un altro rispetto al Guede furioso che nel 2011, all’indomani della prima assoluzione (in appello) dei presunti complici, ululò contro i suoi legali: «Voglio sapere perché sono l’unico a pagare! Ditemi perché loro sono a casa, lei è diventata una star e in carcere ci sto solo io». Quattro anni dopo, l’umore è profondamente cambiato.
Ora Rudy dice di intravedere una luce in fondo al tunnel. Come se Meredith non fosse mai morta e lui non avesse già ammesso di essere stato con lei quella maledetta notte, per poi abbandonarla sanguinante e in fin di vita. Nel braccio al piano terra destinato ai condannati per delitti sessuali, 18 uomini tra cui diversi stranieri e un paio di uxoricidi, colui che tutti definiscono «un bravo ragazzo» vive in cella da solo e non ha mai litigato con nessuno, non una discussione, un diverbio, nulla.
«Sa com’è, queste sono persone particolari, hanno commesso reati gravi», si schermisce con involontaria ironia guardando dritto il senatore Augello, come se la sua presenza lì fosse solo un caso, il frutto di un errore, l’esito di una giustizia cieca da sbendare. Tra il letto a castello e lo scrittoio sommerso di libri c’è un ordine quasi maniacale, «mi sto laureando in Storia a Roma Tre, indirizzo cooperazione internazionale, mi manca solo un esame, ne ho già sostenuti 18 qua dentro, mi piace studiare», sbuffa. «Voglio fare in modo che il tempo trascorso in carcere sia valso a qualcosa».
Vuole crederci davvero, Rudy, e corre con i pensieri, come se fosse semplice ottenere la riapertura del processo prima e la revisione della condanna poi... «So che non sarà facile, ma la riabilitazione mi consentirà di trovare un lavoro, magari qui da voi. Voglio provare a tutti che non sono un mostro e farmi dimenticare». Col senno di poi disposto ad ammettere «un solo errore», che però rifarebbe domani: «Qui in Italia il rito abbreviato è visto come un’ammissione di colpevolezza, io invece pensavo di poter dimostrare subito la mia innocenza».
AMANDA KNOX E RAFFAELE SOLLECITO SI RIUNISCONO A NEW YORK
Non è andata così. Lui, per lo Stato italiano, ha violentato e ucciso Meredith Kercher in concorso con altri. Chi sono questi altri? Di sicuro non Amanda e Raffaele. E allora chi? «In questa storia sono l’unico condannato, i giudici si convinceranno: non posso essere certo io il complice di me stesso». Il colloquio è finito. In infermeria lo aspettano: è lì che lavora, addetto alle pulizie. Guede si congeda con un sorriso: «E comunque, alla fin fine, qui non si sta neanche male».
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