DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
Al.Ar. per il “Corriere della Sera”
Prima i russi, poi gli egiziani, infine gli americani (con meno decisione). Il sospetto è identico: il volo MS804 è stato probabilmente vittima di un gesto terroristico. Le intelligence hanno fatto trapelare indiscrezioni sulla presenza di una bomba, anche se manca la prova regina e abbonda la confusione. Notizie diffuse dalla rete Nbc sostenevano che foto satellitari avevano registrato una deflagrazione, versione poi smentita. Inoltre non c' è stata per ora alcuna rivendicazione. Per questo alcuni esperti non escludono l'avaria improvvisa, con le disperate manovre del pilota per riprendere il controllo.
La parola d' ordine è semplice: «È troppo presto per una risposta definitiva». Una cautela invocata dalla Casa Bianca e da funzionari della sicurezza. Tutti aspettano rapporti concreti. Il Mediterraneo meridionale è sorvegliato in modo stretto. Gli Usa hanno la base di Sigonella, gli inglesi quella di Akrotiri (Cipro), la stazione che interagisce con l' Nsa. Gli investigatori considerano fortemente l' azione criminale, ma devono valutare ogni ipotesi, compresa quella di eventuali guai tecnici di un Airbus decollato, senza apparenti anomalie, dalla capitale francese.
C' è ancora spazio per altri scenari, così come per i dubbi. Se davvero è stato un attentato si dovrà scoprire come l' ordigno sia sfuggito ai controlli. Possibile che i terroristi abbiano elaborato un metodo inedito, con l' esplosivo che non viene scoperto. Nascosto a bordo, affidato a un kamikaze. Ibrahim al Asiri, saudita della Qaeda yemenita, studia da anni trappole di questo tipo.
Gli Shabaab somali hanno cercato di distruggere un Airbus usando un computer bomba: si è salvato perché deflagrato a bassa quota. L' Isis, invece, ha abbattuto il Metrojet russo grazie alla complicità di addetti ai bagagli a Sharm El Sheikh.
Operazione rivendicata dallo Stato Islamico. Hanno diffuso le foto di una lattina e di un detonatore presentandolo come il sistema impiegato anche se il modus operandi non è stato mai chiarito. Tutto questo porta ovviamente a guardare con attenzione all' equipaggio e al personale di terra. Il jet ha visitato l' Asmara (Eritrea), Il Cairo, Tunisi e infine Parigi. L' intelligence sta ora esaminando con attenzione la lista dei passeggeri e le identità di chi è entrato in contatto con il velivolo. Lungo lavoro di setaccio in quanto riguarda operai, impiegati, addetti al catering e al rifornimento.
Proprio l' inchiesta dell' attentato all' aereo nel Sinai ha dimostrato buchi nella rete. E in Francia è emerso che numerosi dipendenti dello scalo De Gaulle avevano rapporti con ambienti estremisti. I militanti jihadisti forse dispongono di infiltrati. Non sarebbe neppure una sorpresa se avessero ideato un passaggio separato delle componenti di una bomba.
E, ovviamente, non si è dimenticato il passato. Ad un dirottamento finito in tragedia, con una colluttazione in cabina tra pirati e i tre sceriffi del cielo che erano a bordo del volo. O al tradimento dell' ufficiale. Nel 1999 un Boeing Egypt Air è precipitato nell' Atlantico: gli Usa hanno accusato il pilota di aver lanciato in picchiata il velivolo.
Gesto ripetuto da Andreas Lubitz ai comandi del Germanwings. In mezzo il mistero irrisolto del 777 malese svanito nel marzo 2014, con le ombre - mai provate - su capitano e vice. Storia con almeno tre similitudini con il caso egiziano di ieri: la virata inattesa di 90 gradi, la sparizione nel punto di passaggio tra due centri di controllo, il contrasto tra il partito dell' atto criminale e quello dell' incidente.
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