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SANT'ASPIRINO - OLTRE CHE SULLA PIZZA, SULLA MOZZARELLA E SUL CAFFÈ, NAPOLI POTREBBE AVERE A BUON DIRITTO TITOLO PER RIVENDICARE UN DOC PERFINO SULL'ASPIRINA, LA PASTIGLIA PIÙ FAMOSA DEL MONDO - NIOLA: IL NOME DI QUESTO FARMACO RISALE A SANT'ASPRENO, IL PRIMO VESCOVO DELLA CITTÀ VESUVIANA CHE AVEVA IL POTERE DI GUARIRE DAL MAL DI TESTA
Marino Niola per L’Unità - articolo che uscì nel '95, per il centenario dell'aspirina
Oltre che sulla pizza, sulla mozzarella e sul caffè, Napoli potrebbe avere a buon diritto titolo per rivendicare un doc perfino sull'Aspirina, la pastiglia più famosa del mondo che nei giorni scorsi ha compiuto cento anni.
Una voce, riportata senza alcun commento da alcune agenzie di stampa, fa, infatti, risalire il nome di questo farmaco, simbolo della nostra civiltà ad un santo venerato a Napoli, tale Sant'Aspirino, che avrebbe il potere di guarire dal mal di testa.
La voce fa pensare ad una leggenda metropolitana più che ad un vero e proprio mito di fondazione, anche perché un Sant'Aspirino non esiste in nessun libro dei santi, né a Napoli né altrove. Mai come in questo caso gli increduli e i diffidenti hanno torto perché se non esiste Sant'Aspirino esiste eccome Sant'Aspreno, che della città vesuviana è stato addirittura il primo vescovo.
Secondo una tradizione popolare, questo santo, convertito al cristianesimo da San Pietro sarebbe poi stato decapitato. Da questo cruento particolare emerge un primo aggancio simbolico con la testa che aiuta a comprendere perché, in seguito, la specializzazione miracolistica di questo martire ne avrebbe fatto un protettore dalle cefalee e dalle emicranie.
Inoltre, secondo la leggenda popolare il santo sarebbe stato solito far penitenza ponendosi sulla testa una grossa pietra, il che ne ribadisce la competenza su tutto ciò che ha a che fare con il capo e con le sue sofferenze.
E non è tutto. In una chiesa non lontana dal porto e dedicata a Sant'Aspreno, sotto l'altare dove si dice che il santo celebrasse messa, vi è un foro in cui i fedeli affetti da dolori al capo introducevano la testa restando genuflessi a pregare il santo perché li liberasse dal fastidioso male.
Nel Duomo di Napoli, nella cappella che porta il nome di sant'Aspreno, c'è un'urna sotto l'altare dove è custodito il corpo del santo cui i devoti tormentati dall'emicrania usavano accostare la testa dolente, pare con immediata scomparsa dei sintomi.
Ma i prodigi terapeutici dell'antico vescovo non si limitano alla cura di una patologia ordinaria, seppur fastidiosa, come il mal di testa. Nella stessa cappella, infatti, una serie di affreschi documenta tutto il quadro clinico presidiato dal santo. Aspreno che guarisce un'inferma dal mal di testa, sana un devoto affetto da artrite mentre, in un' altra scena, libera un malato dalla nefrite.
L'illustrazione delle virtù taumaturgiche del santo sembra corrispondere perfettamente allo spettro farmacologico dell'Aspirina. Il che non stupisce se si pensa che nella medicina popolare i santi erano dei veri e propri "principi attivi" di guarigione. S. Antonio Abate per l'herpes, San Donato per l'epilessia, san Biagio per le affezioni della gola, Santa Lucia per i disturbi della vista, e così via.
La corrispondenza derivava molto spesso da particolari della vita e soprattutto del martirio del santo - che inducevano l'immaginario devoto ad associarne il potere ad una malattia o ad un'altra. Per esempio l'associazione tra la decapitazione e il mal di testa, o, nel caso di santa Lucia, tra l'accecamento della martire e il suo patronato sulle malattie della vista.
Se da Aspreno ad Aspirina il passo è breve, almeno sul piano dell'assonanza, ci si domanda però come mai la credenza popolare napoletana ebbe tanta eco un secolo fa tra i responsabili della Bayer al punto da chiamare il farmaco non col nome del principio attivo - ovvero l'acido acetilsalicilico - ma con quello del santo. Forse anch'essi pensavano che una protezione supplementare non guasta mai e che in fondo un santo al giorno leva il medico di torno.
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