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CARMELITANI-ANI-ANI - DOPO CHE IL PADRE SUPERIORE È STATO BECCATO CON I PROSTITUTI, VIENE FUORI LA STORIA DEL GIOVANE RELIGIOSO DELLA STESSA PARROCCHIA CHE NEL 2011 LASCIÒ MISTERIOSAMENTE L’ABITO TALARE - ORA I PM VOGLIONO CAPIRE PERCHÉ…

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Fabrizio Peronaci per il “Corriere della Sera”

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Che gli scandali si manifestino, avevano scritto nella lettera inviata lo scorso luglio ai vertici della Santa Sede, citando il Vangelo, i parrocchiani di Santa Teresa d’Avila. Oportet ut scandala eveniant - esortavano - sperando di riportare «serenità e pulizia» nell’oratorio turbato dalle voci di rapporti «continuativi» tra alcuni prelati della vicina Curia generalizia e il torbido mondo della prostituzione maschile.

 

Forse neanche loro, però, si aspettavano di scatenare una bufera di tali dimensioni. La novità, dopo il racconto-choc del gigolò sui suoi incontri a Villa Borghese con un superiore dei carmelitani scalzi, è che anche all’interno, nella penombra delle sacre mura di corso d’Italia, sarebbero avvenuti fatti inconfessabili, protetti dal silenzio delle gerarchie ecclesiastiche.

 

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«No, oggi la persona che cerca non lavora», rispondeva ieri la cassiera di una grande gelateria del centro storico, consultando il foglio con i turni del personale. «É in ferie da qualche giorno», aggiungeva sorridendo. Non sa neanche lei, probabilmente, che il collega trentenne e dalla faccia pulita, assunto da non molto, sempre gentile con i clienti, fino a 4 anni fa vestiva il saio marrone e calzava i sandali dei seguaci della mistica spagnola. Aveva fatto voto di obbedienza, povertà e castità. Era un carmelitano, insomma.

 

A Santa Teresa diceva spesso la messa del mattino e poi si occupava della catechesi e delle attività di svago, giocava a pallone con i ragazzi, scherzava con tutti. Ai più anziani ricordava padre Tobia, l’«eroe» della serie tv dei primi anni ‘70, quando lui ancora non era nato: giovane, bello e amatissimo dai genitori. Solo che... Cosa mai è successo? Perché, lasciando di stucco tutti, il promettente sacerdote ha dismesso l’abito talare? Quale dramma si cela dietro l’inattesa fuga?

 

Sono domande angoscianti, che gli stessi vertici della Chiesa, da papa Francesco in giù, già conoscono. Dopo aver denunciato «l’omertà» alzata attorno all’alto prelato dedito a incontri gay, infatti, i fedeli, nella lettera del 13 luglio, avevano segnalato anche questo caso, partendo da una citazione di Shakespeare.

 

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«C’è del marcio in Danimarca - scrivevano - e temiamo ce ne sia anche tra le mura della Curia. Ad esempio non sono mai stati chiariti i motivi che, anni addietro, hanno indotto ad abbandonare l’abito talare un religioso come [omissis], di cui abbiamo sempre apprezzato la preparazione biblica e la disponibilità». Poche righe, ma meritevoli di approfondimento. Anche perché «di questo grave episodio - aggiungevano i 110 firmatari - né il parroco né altri esponenti della gerarchia avevano informato il vescovo ausiliare», del cui «moto di sorpresa e disappunto siamo stati testimoni».

 

Da questo passaggio si deduce che monsignor Guerino Di Tora, titolare del settore Nord della capitale, in almeno un’occasione ha incontrato una delegazione di cittadini. Ma qual è il nodo vero? Cosa era successo al carmelitano spretato?

 

Domenica scorsa, al termine della messa alla quale ha assistito anche il gigolò citato nel dossier consegnato al cardinal vicario Agostino Vallini, la voce più diffusa era di non meglio precisate «molestie». Qualcuno ipotizzava che la defezione del giovane sacerdote sia stata causata dall’aver assistito, magari senza volerlo, a «situazioni inconfessabili» in parrocchia o nella confinante Curia.

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Fatto è che, all’improvviso, tra il 2010 e il 2011, «padre Tobia» cadde in una depressione profonda e inspiegabile. «Una mattina arrivò sua madre preoccupatissima. Voleva riportarselo nella città dove viveva, al Nord Italia», testimonia una signora ben informata. «Per un breve periodo andò in cura dallo psicologo», aggiunge un’altra. Niente da fare. Non è bastato. Ha preferito gettare via, dall’oggi al domani, l’amata tunica e i sandali: un dolore indicibile per chi ha votato la vita a Cristo. In corso d’Italia adesso, con ansia e turbamento, sono in tanti a chiedersi perché.