LE CENERI DI HOLLYWOOD - VINCENZO SUSCA: “DOPO L'OMICIDIO DELLA REALTÀ PER MANO DELLE COMUNICAZIONI…
Marco Imarisio per il "Corriere della Sera"
Francesco Schettino scende dalla scala esterna dell'hotel che sembra una Gloria Swanson dei naufragi. La folla lo osserva in silenzio, non proprio in adorazione. «Vai a casa», gli urla qualcuno. I magistrati intanto aspettano all'ingresso che il loro imputato si degni di raggiungerli.
Con il permesso dell'autorità giudiziaria, lo spettacolo è andato in scena. Come una stella del cinema che riappare dopo un lungo ritiro, con pose teatrali e sospiri in favore di telecamera, il comandante della Costa Concordia ha recitato il ruolo che si era ritagliato fin dall'inizio, unico protagonista di un sopralluogo sulla nave che tecnicamente viene definito come «atto innominato», ovvero non previsto del codice. La perlustrazione doveva rispondere solo a due quesiti sul parziale mancato funzionamento della centrale elettrica in cima alla nave e sul blocco del meccanismo di riposizionamento al piano di due ascensori.
I magistrati avevano messo in chiaro che sulla base delle loro indagini si trattava di due dettagli parziali. Nessun passeggero è morto negli ascensori, e quel black out non ha riguardato zone «abitate» della Concordia. Il tribunale ha concesso il sopralluogo anche per adempiere a una propria esigenza. L'unica vera perizia sulla nave è stata fatta quando era sott'acqua, meglio togliersi ogni dubbio adesso che è in superficie. I diretti interessati all'atto sono le parti civili, il lor obiettivo è mettere in evidenza eventuali carenze da parte della compagnia armatrice.
Schettino e il suo avvocato avevano chiesto di esserci comunque. Il sì del tribunale di Grosseto è stato una forma di garanzia, e di cortesia. Nei confronti dell'unico imputato nel processo sul naufragio del 13 gennaio 2012 che è costato la vita di 32 passeggeri e di un operaio che lavorava sulla carcassa della nave. Ma il comandante non si è comportato da imputato. Con i suoi legali aveva in mente altro.
Il ritorno a bordo era un'esca golosa, una storia con il titolo già scritto che richiamava la sua celebre telefonata con il capitano della Guardia costiera Giorgio De Falco. Questa volta Schettino ha eseguito. A riprova, ha anche scattato e fatto scattare numerose foto che lo immortalano sul ponte di comando che fu suo.
Non è dato sapere cosa abbia provato in questo ritorno. «Le sensazioni lasciamole agli altri. O facciamo del gossip come Novella 2000 oppure parliamo di cose tecniche» è stato il suo monito una volta tornato sul molo. La riservatezza di ieri contrasta con le numerose telefonate con i giornalisti e le interviste fatte il giorno precedente, tutte condite con generosa descrizione di stati d'animo e tormenti interiori. «Mi ascoltate? Riuscite a capire? Siete in grado di comprendere che c'è una netta distinzione tra inchino e passaggio ravvicinato? Dovete studiare di più, dovete documentarvi».
Il ritorno a bordo non era la parte importante. à stata propedeutica alla costruzione di un proscenio sul quale il comandante ha potuto esporre le sue tesi con una certa veemenza. «I risultati delle nostre perizie saranno poi in grado di farci capire le concause che hanno provocato la morte delle persone a bordo. Bisogna capire bene cosa è successo. Sapete, una nave è sempre custode di mille segreti». Schettino parlava come un pubblico ministero, fingendo di dimenticare che ci sarebbe già un processo in corso, che vede un unico imputato. Lui. «Non posso dare spiegazioni tecniche, che devono essere supportate dalle indagini».
Il capovolgimento di ruoli non è stato facile da reggere, per il comandante e per chi assisteva. Qualche sbavatura è stata inevitabile. «Io mi sono sottoposto al processo proprio per accertare le responsabilità . Altri invece hanno scelto di patteggiare». Lo ha fatto anche lui, soltanto che il tribunale rifiutò la proposta di pena giudicata troppo bassa. C'è stata qualche imprecisione e qualche scivolata nel surreale.
«Non è vero che quella notte ho sbagliato. Alcune leggi sono state adeguate proprio in base alla mia manovra». La scelta di parlare a dispetto di una posizione piuttosto complicata ha prodotto un profluvio di dati e di estenuanti giri di parole, che non hanno dato risposte a domande elementari. D'accordo, ma lei perché ha abbandonato la nave? «Voi non capite un c...».
Non è che per caso si sente in colpa? «Quando tutti i processi e poi la Cassazione stabiliranno eventualmente le mie colpe, allora ve elencherò una ad una». Schettino ha poi lamentato l'accanimento dei media nei suoi confronti. Prima di lasciare il Giglio ci ha tenuto a ringraziare gli abitanti dell'isola e ha rivolto un pensiero alle vittime di quella notte.
SCHETTINO TORNA SULLA COSTA CONCORDIA FOTO LAPRESSE SCHETTINO TORNA SULLA COSTA CONCORDIA FOTO LAPRESSE SCHETTINO TORNA SULLA COSTA CONCORDIA FOTO LAPRESSE SCHETTINO TORNA SULLA COSTA CONCORDIA FOTO LAPRESSE SCHETTINO TORNA SULLA COSTA CONCORDIA FOTO LAPRESSE SCHETTINO TORNA SULLA COSTA CONCORDIA FOTO LAPRESSE SCHETTINO TORNA SULLA COSTA CONCORDIA FOTO LAPRESSE
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