
DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA…
1. IL CSM AFFILA LE ARMI CONTRO RENZI: “LE FERIE? RESTANO A 45 GIORNI”
Francesco Grignetti per “la Stampa”
La «battaglia» sulle ferie dei giudici è appena riesplosa e già s’annuncia un nuovo round. Al Consiglio superiore della magistratura è in gestazione infatti un parere sul merito e la Settima commissione, competente per i problemi dell’organizzazione giudiziaria, ha predisposto una bozza di documento che dà un’interpretazione sorprendente e controcorrente del decreto taglia-ferie del novembre scorso.
La Commissione, rovesciando l’interpretazione dell’ufficio legislativo, sostiene che «ai magistrati che esercitano funzioni giudiziarie sono attribuiti dal legislatore 45 giorni di ferie». Il che, in verità, è l’opposto di quanto il legislatore voleva. Ma questo è il preliminare che il Plenum del Csm si troverà a discutere e questo, se ci sarà compattezza tra i membri togati, che sono la maggioranza dell’assemblea, è facile prevedere sarà il parere finale.
Renzi e Orlando rispondono
La questione delle ferie continua ad arroventare il rapporto tra magistratura e politica. Così, a Marcello Maddalena, il procuratore generale di Torino secondo cui il governo «vuol far crepare di lavoro» i magistrati, Matteo Renzi risponde di brutto: «Trovo ridicolo, e lo dico senza giri di parole, che se hai un mese e mezzo di ferie e ti viene chiesto di rinunciare a qualche giorno, la reazione sia: “Il premier ci vuol far CREPARE di lavoro”», scrive su Facebook (a proposito: pare che Renzi abbia incontrato a Davos l’amministratore delegato di Facebook e che abbia rivalutato questo social, finora trascurato a favore di Twitter).
E insiste: «L’Italia che è la patria del diritto prima che la patria delle ferie, merita un sistema migliore. La memoria dei magistrati che sono morti uccisi dal terrorismo o dalla mafia ci impone di essere seri e rigorosi». Concludendo con una stoccata alle correnti, «più forti in magistratura che non nei partiti».
Anche il ministro Andrea Orlando approfitta di Facebook per un lungo puntiglioso intervento. «Dispiace - scrive - che l’Anm non colga il passaggio solenne dell’inaugurazione dell’anno giudiziario per recuperare obiettività. Con una certa distrazione, infatti, si continuano a sollecitare cose che il governo sta facendo».
La reazione dei magistrati
L’Anm però non lascia correre. «Il problema non sono i magistrati, ma le promesse mancate, la timidezza in materia di prescrizione e corruzione. Le critiche che vengono dai magistrati sono dettate dalla delusione: noi riponevamo e vorremmo riporre fiducia nella volontà di fare le buone riforme, ma chiediamo coerenza tra parole e fatti». Quindi una chiusa al veleno: «Non si può non trovare di cattivo gusto il richiamo ai magistrati uccisi». Ma Anna Canepa, leader di Magistratura democratica, spiazza un po’ tutti: «Sulle ferie, Maddalena ha fatto un assist a Renzi».
Politici disorientati
Pochi in Parlamento s’attendevano una fiammata polemica del genere. «Io sono delusissimo - dice ad esempio David Ermini, Pd, di stretta osservanza renziana - perché stiamo facendo un sacco di cose, e questa è la loro risposta?!». Sostiene il viceministro della Giustizia, Enrico Costa, Ncd: «Le inaugurazioni sono ormai riti vetusti. E le riflessioni sulle criticità della giustizia, sempre con polemiche rivolte ad altri, quasi mai con onesta assunzione in prima persona delle corresponsabilità, si ripetono tediosamente uguali». «Vedo la polemica - dice anche Franco Nitto Palma, Fi - e penso che allora avevamo ragione noi a dire che in questo Paese esiste una questione Giustizia. Ogni cosa che si tocca, ai magistrati non sta bene, a meno che non si faccia come dicono loro».
2. MADDALENA: “DA PARTE MIA NON SOLO CRITICHE AL GOVERNO”
Andrea Rossi per “la Stampa”
Dottor Maddalena, il premier ritiene che voi siate scollegati dalla realtà.
«Allora trovo stupefacente, e mi dispiace, che delle 20 pagine della mia relazione sia stata colta solo una battuta anziché le critiche e anche i riconoscimenti al governo».
La sua battuta tradiva però un profondo fastidio.
«Ho detto chiaramente che la riduzione delle ferie ci può anche stare, ma deciderla con decreto rendendola quindi misura straordinaria e urgente equivale a considerare la categoria dei magistrati responsabile del malfunzionamento della giustizia. A me invece sembra che le maggiori responsabilità ricadano sui governi e sui parlamenti che si sono succeduti nel tempo».
In che cosa secondo lei il governo ha agito bene?
«Ad esempio, l’archiviazione per la “particolare tenuità del fatto” mi sembra una misura che, se ben congegnata, possa rendere più rapidi i procedimenti».
E che cosa proprio non va?
«Bisogna affrontare il nodo della prescrizione. Ho trovato incredibile il decreto sull’Ilva che esonera gli amministratori da qualsiasi responsabilità penale e amministrativa. Ho criticato le norme sulla corruzione. Ho anche criticato i miei colleghi, non trovandomi d’accordo con certi atteggiamenti culturali di sottovalutazione, di fatti di violenza politica che invece dovrebbero allarmare. Insomma, chi avesse a cuore il buon funzionamento della giustizia avrebbe trovato ben altri spunti che non una battuta sulle ferie».
3. “È LA RESA DEI CONTI TRA DUE POTERI: TUTTO NASCE DALL’INCHIESTA STATO-MAFIA”
Alessandro Barbera per “la Stampa”
Professor Ceccanti, i rapporti fra politica e magistratura sono ai minimi termini. Siamo di fronte ad un corto circuito istituzionale?
«Non c’è dubbio. E il punto di massima frizione ha a che vedere con l’indagine sui presunti rapporti Stato-mafia. Non tanto per il fatto di aver chiamato a deporre il presidente della Repubblica, ma per quanto accaduto prima».
Ovvero?
«Ad un certo punto la Procura di Palermo decise che le telefonate erano utilizzabili perché - questa la tesi - essa stessa aveva il potere di decidere quando il presidente agiva o meno all’interno delle sue funzioni, interpretate unilateralmente in senso restrittivo: di fatto lo stravolgimento del dettato costituzionale».
NAPOLITANO CON LA MAGLIETTA DELLA NAZIONALE DI CALCIO
C’è stato un accanimento nei confronti di Napolitano?
«Nulla accade per caso. Una parte della magistratura aveva individuato in lui la massima autorità politica in carica. E in effetti è quel che è accaduto fra il 2011 e il 2012, quando Napolitano fu costretto dagli eventi a ricoprire quel ruolo. Quando c’è una maggioranza che funziona, gli attacchi della magistratura sono rivolti al governo. Oggi c’è un presidente del Consiglio che vuole riportare l’equilibrio fra i poteri dello Stato alla sua fisiologia e un pezzo della magistratura si oppone».
A cosa dobbiamo il cortocircuito?
«C’è una corrente di pensiero - lo chiamerei di populismo giudiziario - per cui l’interprete vero del corpo elettorale, e più in generale della Costituzione, è la magistratura».
La genesi dello scontro è nel potere di supplenza iniziato nel 1992?
«Dal Dopoguerra sono due i periodi di supplenza della magistratura verso la politica: negli anni del terrorismo e con Mani pulite. Ora si cerca di farla vivere al di là delle ragioni obiettive di quei periodi. Se posso aggiungere, vedo nei miei colleghi costituzionalisti una certa timidezza nel denunciarlo: sta a loro difendere la logica dell’equilibrio tra i poteri».
Come se ne esce?
«Approvando la riforma istituzionale ed elettorale. Ma non una riforma qualsiasi, bensì una capace di assicurare governi di legislatura».
Il fatto che Renzi non sia stato eletto direttamente è un problema? Per essere coerenti con quel che dice bisognerebbe votare.
«È il primo leader dai tempi di De Gasperi ad avere insieme, e in modo non episodico, il ruolo di capo del governo e del partito di maggioranza. In passato è successo solo, per piccole parentesi, a De Mita e Fanfani».
Secondo alcuni la soluzione è la riforma della Giustizia.
«Non facciamo confusione. Quella serve a far funzionare meglio un servizio per i cittadini: oggi costa molto e funziona male. L’equilibrio tra i poteri lo realizzano l’Italicum e la riforma costituzionale. Sulla riforma della Giustizia c’è un veto corporativo della stessa magistratura, sulle riforme istituzionali obiezioni contrarie a trovare il giusto equilibrio fra i poteri».
Twitter @alexbarbera
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