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LAVORARE MENO, LAVORARE MEGLIO – SE ANCHE QUEGLI STAKANOVISTI DEI GIAPPONESI SI STANNO CONVERTENDO ALLA SETTIMANA CORTISSIMA FACCIAMOCI DUE DOMANDE - MICROSOFT, CHE NELL’AGOSTO DEL 2019 CHIUSE GLI UFFICI DI TOKYO IL VENERDÌ, HA TESTATO NON SOLO CHE LA PRODUTTIVITÀ È AUMENTATA DEL 40%, MA È RIUSCITA AD ABBATTERE DEL 23% LE SPESE DI ENERGIA ELETTRICA. MA OCCHIO ALL’EFFETTO HAWTHORNE CHE…

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PAF. per "il Giornale"

 

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Settimana corta, anzi cortissima: 4 giorni lavorativi in tutto. Gli esperimenti sono ormai numerosi e uno dei più approfonditi l'ha organizzato l'Islanda fra il 2015 e il 2019, in 66 luoghi di lavoro fra uffici pubblici, servizi sociali, scuole materne e ospedali coinvolgendo 2.500 persone. Il risultato? La produttività è rimasta costante e a volte è aumentata, passando da 40 ore alla settimana a 35 i lavoratori si sono dimostrati più soddisfatti e meno stressati.

 

La pandemia ha riportato l'attenzione sul tema: ora si parla di settimana di 4 giorni anche in Nuova Zelanda, dove l'Unilever consente l'opzione dei 4 giorni, pagati come 5. La settimana cortissima è allo studio anche in Spagna, Usa e in Scozia dove sono stati stanziati 10 milioni di sterline per sostenere le aziende pronte a verificare i benefici della riduzione. Persino in Giappone, il Paese dove c'è un termine (karoshi) per indicare il decesso per troppo lavoro, si offre la possibilità della settimana di 4 giorni.

 

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Nell'agosto del 2019 Microsoft chiuse gli uffici della sede di Tokio il venerdì scoprendo che la produttività era aumentata del 40% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, con una diminuzione dei costi fissi, a partire dal -23% di spese di energia elettrica. Secondo quanto riferisce Forbes, «per il 67% dei membri della Generazione Z, cioè i nati dopo il 1995, la settimana corta potrebbe essere decisiva nella scelta di un posto di lavoro».

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Quanto ai casi di studio Islanda e Microsoft-Tokio c'è però da fare attenzione all'effetto Hawthorne: sapersi protagonisti di un esperimento influisce sul comportamento e la consapevolezza di essere osservati e studiati potrebbe incidere sui livelli di produttività. Così un servizio di Matteo Novarini per Forbes riferisce che la riduzione dei turni a 5 ore s' è rivelata un fiasco per l'azienda californiana Tower Paddle Boards. O meglio, tutto ha funzionato perfettamente all'inizio, poi gli impiegati si sono rilassati più del dovuto dimenticando la cultura da start up.

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A Göteborg in una residenza per anziani si è optato per 6 ore al giorno per i dipendenti: la felicità di questi ultimi ha però comportato un esborso di 1,3 milioni di euro per assumere i collaboratori necessari a garantire i turni all'improvviso scoperti. In generale, la riduzione oraria può più facilmente essere applicata nelle grandi aziende, ma difficilmente nelle piccole: «una società con centinaia di migliaia di dipendenti ha le risorse per coprire l'assenza dall'ufficio di parte del personale. In aziende in cui i dipendenti sono già sovraccarichi, potrebbero non restare abbastanza persone per svolgere i compiti indispensabili».

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