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“PUTIN PUNTA A PARALIZZARE E MUTILARE L'UCRAINA, DIVIDERE L'OCCIDENTE E GUADAGNARE TEMPO” – L’AMBASCIATORE ETTORE SEQUI COMMENTA IL RIFIUTO DEL PRESIDENTE RUSSO DI VOLARE A ISTANBUL PER UN NEGOZIATO DIRETTO: “PER PUTIN, SEDERSI CON ZELENSKY AVREBBE SIGNIFICATO RICONOSCERNE LA LEGITTIMITÀ, RINNEGARE ANNI DI PROPAGANDA E SMENTIRE SÉ STESSO. IL TEMPO È L'ARMA PRINCIPALE DI MOSCA”  “TRUMP NON HA ANCORA DECISO SE ROMPERE CON PUTIN O CERCARE CON LUI UNA NUOVA INTESA GLOBALE. MA HA FRETTA...”

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Estratto dell’articolo di Ettore Sequi per “la Stampa”

 

vladimir putin 2

Putin non ha accettato l'invito di Zelensky a Istanbul per un negoziato diretto. La proposta non era soltanto un gesto di apertura, ma una sfida strategica, quasi un ultimatum simbolico.

 

Zelensky sapeva che Putin difficilmente avrebbe accettato: mirava così a smascherare e neutralizzare, nella sostanza, le proposte del Cremlino. Per Putin, sedersi con Zelensky avrebbe significato riconoscerne la legittimità, rinnegare anni di propaganda e smentire sé stesso.

 

Mosca, da parte sua, continua a richiamare il modello Istanbul 2022: un negoziato avviato senza cessate il fuoco, con le operazioni militari in corso, e con la pretesa di imporre a Kiev un accordo punitivo. Un formato che riappare oggi, rivestito di retorica negoziale ma animato dagli stessi obiettivi: paralizzare e mutilare l'Ucraina, dividere l'Occidente e guadagnare tempo.

 

DONALD TRUMP - ZELENSKY - INCONTRO PRIMA DEL FUNERALE DI PAPA FRANCESCO

Il tempo è infatti l'arma principale di Mosca. Putin non vuole un cessate il fuoco prima di avere incassato risultati negoziali concreti, consapevole che interrompere i combattimenti renderebbe politicamente e militarmente difficile riprenderli. Una tregua svuoterebbe di senso la strategia di logoramento sul campo, togliendo alla Russia la pistola puntata sul tavolo del negoziato.

 

[...] L'assenza di tregua consente inoltre a Mosca di prolungare i colloqui indefinitamente, mostrando disponibilità apparente mentre prosegue la guerra. Oggi, il negoziato è parte del conflitto, non un'alternativa ad esso.

 

vladimir putin e gli scacchi

Zelensky lo sa, e sa anche che l'arbitro decisivo si trova a Washington. Sia lui che Putin vogliono dimostrare a Trump che la responsabilità della guerra è dell'altro. Rilanci, accuse incrociate e manovre tattiche sono tutte indirizzate alla Casa Bianca, oggi vero centro della partita.

 

Trump ha ormai compreso di condividere con l'Europa l'interesse a una tregua rapida e una pace duratura. Sa anche che Mosca mira a dilatare i tempi, e per questo l'irritazione americana cresce. Trump resta però ambiguo: da un lato promuove l'accordo sui minerali critici con Kiev -segnale di impegno strategico- dall'altro elogia le apparenti aperture di Mosca.

 

ettore francesco sequi foto di bacco

Non ha ancora deciso se rompere con Putin o cercare con lui una nuova intesa globale. Ma ha fretta: vuole poter dichiarare missione compiuta, esibire una tregua come trofeo e riposizionare la strategia americana nel Pacifico.

 

Per Mosca, Istanbul è una scelta geopolitica per tentare di escludere l'Europa, rilanciare il negoziato senza concedere una tregua, ripartire da una piattaforma punitiva per Kiev e riportare al centro l'asse USA-Russia. Ma proprio per questo la presenza di Putin appare improbabile.

 

vladimir putin - parata militare a mosca per il giorno della vittoria

Ogni sua mossa ha due destinatari: Washington e il fronte interno, dove il margine di manovra si è ristretto e le divisioni tra le componenti più aggressive e quelle più prudenti del sistema russo si acuiscono. Putin andrà a Istanbul solo se potrà ottenere risultati presentabili come successo: amputazioni territoriali ucraine corrispondenti almeno ai territori già occupati e l'assenza di garanzie di sicurezza efficaci per Kiev.

 

Per questo esige implicitamente condizioni negoziali esose. Se le ottenesse, avrebbe una giustificazione. In caso contrario, un alibi per restare lontano. Resta però il problema di non tirare troppo la corda con Washington e salvaguardare, se possibile, il suo rapporto con Trump.

 

[...]

 

xi jinping e vladimir putin - parata militare a mosca per il giorno della vittoria

L'incontro di Istanbul, cui non parteciperà neanche Lavrov, si svolgersi quindi senza i suoi veri protagonisti -Putin e Trump- lasciando il negoziato alle seconde linee russe e ucraine.

 

Ma il suo significato resta decisivo. Zelensky ha costretto Mosca a scoprirsi, ha svelato i limiti della narrativa del Cremlino, ha consolidato il sostegno degli alleati e ha posto Trump di fronte a una scelta tra il sostegno a Kiev e il fascino di un patto con l'autocrazia.

 

Il tempo delle ambiguità si accorcia. Istanbul è un banco di prova, non per raggiungere la pace, ma per capire chi è davvero disposto a cercarla.

EMMANUEL MACRON - keir starmer - DONALD TRUMP - ZELENSKY - INCONTRO PRIMA DEL FUNERALE DI PAPA FRANCESCO