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Jacopo Storni per "www.corriere.it"
Quando ha aperto gli occhi, ha sorriso senza fine. Si è guardato attorno, ancora sotto choc per l’operazione, ma incredulo dalla felicità. Poi ha detto: «Adesso posso guardare la televisione, andare in bicicletta, correre, guardare gli altri, vedere come sono fatte le persone, vedere che faccia hanno i miei genitori, ammirare gli alberi, il sole, il cielo». Bachir ha 6 anni ed è nato nel deserto del Sahara.
È nato con una cateratta congenita, che nel suo villaggio in Africa non poteva essere curata. Appena nato, ha perso completamente la vista all’occhio sinistro e l’ha persa quasi completamente all’occhio destro. È cresciuto con un solo decimo di vista all’occhio destro. Praticamente cieco. Vedeva solo qualche ombra.
Una vita difficile, tanto più se vissuta in un campo profughi saharawi, in Algeria, fra tende e sabbia. Poi, l’anno scorso, il viaggio in Italia nell’ambito del progetto «Piccoli ambasciatori di pace», che organizza viaggi-vacanze per i bambini più sfortunati che vivono nel Sahara. Bachir è andato a vivere per qualche giorno a Cascina, in provincia di Pisa, da Federica Gallori, da anni impegnata nella difesa dei diritti del popolo saharawi.
«È arrivato in condizioni drammatiche» ricorda oggi Federica. Non soltanto per gli occhi, anche per la nefrosi, un grave disturbo renale che porta a un accumulo di liquidi nel corpo e al gonfiore della pancia.
Alle sue condizioni di salute si sono interessate la consigliera regionale Alessandra Nardini, che segue da anni la causa saharawi, e l’assessore regionale alla sanità Stefania Saccardi: «Ho chiamato d’urgenza l’ospedale pediatrico Meyer - racconta l’assessore - per chiedere di programmare l’operazione per il piccolo Bachir. Nel suo villaggio sarebbe stato impossibile curarlo, in Italia invece no. E bisognava fare alla svelta. La sinergia tra istituzioni e presidi sanitari è stata importante per risolvere il caso al meglio».
L’operazione per contrastare la nefrosi è andata bene, oggi Bachir è fuori pericolo. Ma ancora meglio è andata l’operazione agli occhi, che ha dato risultati inizialmente insperati. Sotto l’equipe del dottor Roberto Caputo, l’operazione eseguita dal dottor Giacomo Maria Bacci è stata quasi miracolosa: Bachir ha riacquistato tre decimi di vista, arrivando a quattro decimi.
Praticamente, ha visto il mondo per la prima volta. «Una gioia immensa. Al risveglio dall’operazione - racconta oggi Federica - si guardava attorno felice, aveva realizzato che finalmente avrebbe potuto fare tantissime cose che fino a quel giorno non aveva potuto fare».
Da quel giorno Bachir è rimasto a vivere in Italia. «La nefrosi necessita di cure costanti e nel Sahara sarebbe impossibile. Quindi resta qui e vive a casa mia» dice Federica, quella che praticamente è la sua nuova mamma: «Abbiamo preso Bachir sotto la nostra tutela, lui è felice». Continua a sentire i suoi veri genitori attraverso videochiamate, quando è possibile vengono organizzati viaggi nel Sahara per andare a trovarli.
Adesso può guardarli negli occhi, ha scoperto come sono fatti i loro volti. Sente la mancanza della sua terra e della sua famiglia, ma in Italia ha trovato la sua nuova dimensione, la sua nuova vita, quella vita dove ha scoperto nuove visioni, dove ha acquistato la vista e ha conosciuto il mondo (e la vita) in tutta la sua bellezza.
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