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IN EPOCA DI FEMMINISMO TOSSICO, OGNI ACCUSA DIVENTA UN MARCHIO D'INFAMIA - I DUE UOMINI ASSOLTI DALLA CORTE D'APPELLO DI BOLOGNA DALL'ACCUSA DI VIOLENZA SESSUALE (ERANO GIA' STATI ASSOLTI IN PRIMO GRADO) SI SONO FATTI UNA SETTIMANA DI CARCERE PER UN REATO NON COMMESSO - I FATTI RISALGONO AL 2017, QUANDO UN 34ENNE ROMENO E UN 35ENNE SENEGALESE (EX CALCIATORE DEL RAVENNA) VENNERO ACCUSATI DI STUPRO DA PARTE DI UNA 18ENNE, FIDANZATA, CHE SOSTENEVA DI ESSERE STATA VIOLENTATA IN UN APPARTAMENTO MENTRE ERA UBRIACA - SECONDO I GIUDICI "LA RAGAZZA ERA IN GRADO DI ESPRIMERE CONSENSO AL RAPPORTO" - IL VIDEO DEL PRESUNTO STUPRO GIRATO DA UNO DEI DUE RAGAZZI...
Estratto dell'articolo di Enea Conti per www.corriere.it
Nessuno stupro perché la giovane che aveva denunciato due uomini aveva avuto con loro un rapporto sessuale ed era consenziente anche se aveva bevuto molti alcolici.
Con questa motivazione, in estrema sintesi, la corte di Appello di Bologna ha confermato l’assoluzione piena in primo grado di due uomini, un 34enne di origine romena e un 35enne di origine senegalese ex calciatore del Ravenna, dall’accusa di violenza sessuale per un fatto accaduto 8 anni fa: era la notte tra il 5 e il 6 ottobre del 2017 e i due avevano conosciuto una diciottenne in un locale di Marina di Ravenna.
L’avevano portata a spalla in un appartamento del centro, le avevano fatto fare una doccia ed offerto un caffè. Qui, nell’appartamento, la giovane aveva avuto un rapporto sessuale con uno dei due mentre l’altro, l’ex calciatore, riprese la scena con il suo smartphone salvando poi tre video sul suo telefono.
Per la cronaca la Procura generale aveva chiesto una condanna a 7 anni (per il 34enne) e a 4 anni (per il 35enne) di reclusione. La procura di Ravenna che aveva presentato ricorso aveva chiesto una rinnovazione dell’istruttoria, vale a dire un nuovo processo.
La giovane all’epoca era fidanzata. Trascorsa la notte aveva denunciato tutto alle forze dell’ordine all’indomani dei fatti sostenuta dal suo compagno.
Sia il 34enne che il 35enne in un primo momento erano finiti in carcere, alla fine di ottobre del 2017. Il 34enne finì in manette in stato di fermo indiziato di delitto, mentre il 35enne andò in carcere in custodia cautelare: le ordinanze erano state però firmate da due giudici diversi.
I legali presentarono istanza di scarcerazione al tribunale del riesame chiedendo anche di unificare i procedimenti. Il 9 novembre del 2017 i due furono rimessi in libertà dal Tribunale di Bologna con motivazioni che fecero discutere, tali da indurre numerose associazioni per il contrasto alle violenza sulle donne a convocare manifestazioni pubbliche anche molto partecipate: «Pur avendo bevuto molto e trovandosi in uno stato di non piena lucidità, la ragazza era pienamente in grado di esprimere un valido consenso al rapporto sessuale e lo ha espresso». [...]
Una settimana dopo la loro scarcerazione ci fu l’incidente probatorio con la ragazza. I due indagati furono però rinviati a giudizio solo nel 2020 mentre il processo in primo grado si celebrò solo nel febbraio del 2022, anche a causa dei rallentamenti provocati dalla pandemia. Al centro delle indagini ci furono i video girati dall’ex calciatore. Attorno al contenuto dei filmati si originò una vera e propria battaglia giudiziaria.
Secondo le motivazioni di assoluzione dei giudici di primo grado, giusto 15 minuti prima «di avere il rapporto in contestazione» che sarebbe stato consumato poco prima delle 4.30 la 18enne era riuscita a parlare con gli amici e, al telefono, con la madre, fornendo peraltro «risposte congrue alle sue domande. Si era dimostrata pienamente in sé, in grado di esprimere validamente un consenso» che «esprimeva in particolare con la mimica e la gestualità».
Anzi, dai video «non si apprezza costrizione o manovra seduttiva, istigativa o persuasiva» del 33enne, né «passività inerte o incoscienza della vittima». Quanto ai video filmati, secondo il Tribunale, pur costituendo una condotta «rozza e deprecabile» non avevano agevolato «la violenza in contestazione». I
l pubblico ministero della Procura di Ravenna Angela Scorza presentò Appello. E a proposito dei video parlò di una «scena raccapricciante». Filmati che avrebbero dimostrato secondo la Procura uno «stato di inconfutabile incoscienza» di una ragazza «completamente indifesa» e in balia del «comportamento denigratorio dei presenti». [...]
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