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SIAMO SICURI CHE PER CURARE LA DEPRESSIONE SIA UTILE L'USO DEGLI ANTIDEPRESSIVI? - UNA PSICHIATRA AMERICANA, KELLY BROGAN, INFILA LA PENNA NELLA QUESTIONE E NEL SUO LIBRO “CE LA FACCIO DA SOLA” SMONTA ALCUNE CONVINZIONI COMUNI, DALL’IDEA CHE I FARMACI SIANO IN GRADO DI AIUTARCI DAVVERO AL FATTO CHE LA DEPRESSIONE SIA UNA VERA MALATTIA - ECCO COSA PROPONE

Francesco Borgonovo per “la Verità”

 

KELLY BROGANKELLY BROGAN

Se provate a pensare a una persona depressa, probabilmente la prima immagine che vi verrà in mente è quella di un uomo o una donna con un' espressione di profonda tristezza incisa sul volto, che se ne resta barricata in casa, persa a contemplare la matassa avvinghiata dei suoi pensieri. Poi, nella vostra proiezione, vedrete quella persona alzarsi, andare in bagno e, come nei film, aprire l'armadietto dei medicinali per estrarne alcune pillole. Psicofarmaci i quali, una volta assunti, permetteranno a quell' individuo di uscire dal suo stato catatonico, dopo aver rimesso ordine nei livelli di sostanze presenti nel suo cervello.

 

KELLY BROGAN - CE LA FACCIO DA SOLAKELLY BROGAN - CE LA FACCIO DA SOLA

Quello che abbiamo descritto è uno stereotipo. Una rappresentazione che viene offerta di frequente dai media e dalle pubblicità. In realtà, «la depressione non si manifesta sempre con segni di grave melanconia, tristezza o con la necessità di stare sedute sul divano a rimuginare per tutto il giorno[...]. Tutte le mie pazienti soffrono di ansia: un disagio interiore dinamico, agitazione, malessere e molta insonnia.

 

In effetti, la maggioranza dei casi di depressione coinvolge donne molto attive e produttive, ma che sono anche ansiose, sbadate, eccessivamente stressate, irritabili, smemorate, troppo preoccupate, incapaci di concentrarsi e con la sensazione di essere "tese e stanche" contemporaneamente». A piegarlo è la psichiatra Kelly Brogan: laureata in neuroscienze cognitive al Mit, laureata in medicina al Weill Cornell medical college e autrice di un saggio divenuto bestseller del New York Times. Il suo libro si intitola Ce la faccio da sola. Curare la depressione senza farmaci, è da poco uscito anche in Italia grazie all' editore Sonzogno, con la traduzione e la curatela del dottor Paolo Perucci.

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UNA VERA INDUSTRIA

Chiariamolo subito: Kelly Brogan non è una ciarlatana di quelle spesso celebrate sulla Rete. Non è una santona che si propone di fornire rimedi «naturali» a persone malate, sfruttando la loro sofferenza per fare soldi. No, Kelly Brogan è un medico titolato, una ricercatrice estremamente preparata e una scienziata di livello. Proprio basandosi sulla ricerca scientifica, questa donna sta cercando di rivoluzionare il nostro modo di combattere la depressione.

KELLY BROGAN KELLY BROGAN

 

A qualcuno, il suo approccio potrebbe sembrare assurdo, poiché non prevede l'utilizzo di farmaci. Ma proprio qui sta il punto: da alcuni decenni a questa parte si è sviluppata quella che il saggista francese Philippe Pignarre ha definito «l'industria della depressione», un gigantesco affare per le compagnie farmaceutiche che producono pillole magiche, distribuite dagli psichiatri in grande quantità. Il risultato di questo meccanismo è stato l'aumento spropositato dei casi di depressione. Non per nulla, qualcuno ha sostenuto che oggi viviamo nell' era dell' ansia.

 

«L'uso degli antidepressivi», sostiene la Brogan, «è aumentato quasi del 400% tra il 1998 e il 2008, rendendoli il terzo farmaco più prescritto, se si considerano tutte le età. Il rapido aumento nell' utilizzo non sta necessariamente a indicare un' epidemia di depressione». Secondo la psichiatra americana, «l' idea che i farmaci siano in grado di correggere un disequilibrio che ha a che fare con le sostanze chimiche del cervello è stata così universalmente accettata che nessuno la mette in discussione, e neppure la sottopone a verifica utilizzando il rigore della scienza moderna».

disagio giovani disagio giovani

Tuttavia, questa idea non corrisponde a verità. «In 60 anni di ricerca», ci spiega Paolo Perucci, «non è mai stato dimostrato che alla base della depressione ci sia un deficit di serotonina. Alcuni studi sembrano dimostrare addirittura il contrario, cioè che ce ne sia un eccesso. I farmaci antidepressivi, che sono per lo più inibitori della ricaptazione della serotonina, agirebbero dunque su qualcosa che non è mai stato dimostrato essere la causa della depressione».

 

CAMBIAMENTO TOTALE

DEPRESSIONE DA FACEBOOK DEPRESSIONE DA FACEBOOK

Alla base del saggio della Brogan c' è un concetto semplice e, appunto, rivoluzionario: la depressione non è una malattia. Bensì un sintomo di un malessere più generale che affligge l' organismo. «I responsabili delle nostre malattie mentali e dei loro parenti stretti - come il costante stato di ansia, la confusione mentale e l' irritabilità», dice la psichiatra, «sono fattori connessi allo stile di vita e a condizioni patologiche non diagnosticate che si sviluppano in luoghi lontani dal cervello, come l' intestino e la tiroide».

 

Tutto ciò è frutto di una «discrepanza evoluzionistica»: «Gli attuali stili di vita non sono compatibili con ciò che si aspetta il nostro genoma, evolutosi nel corso di milioni di anni», scrive la Brogan. «Mangiamo cibo scadente, sopportiamo troppo stress, ci muoviamo troppo poco, siamo poco esposti alla luce solare, lo siamo invece troppo a una lunga serie di sostanze tossiche ambientali, e assumiamo una quantità eccessiva di farmaci».

PROZAC PROZAC

 

È poco noto, ma «uno dei fattori di rischio più influenti della depressione è una glicemia elevata». Non a caso, uno studio pubblicato nel 2010, condotto su oltre 65.000 onne per oltre un decennio, ha dimostrato che chi soffriva di diabete aveva il 30% di probabilità in più di sviluppare sintomi depressivi. Come spiega Paolo Perucci, «il saliscendi della glicemia impatta sul cervello.

 

Spesso le crisi ipoglicemiche sono confuse con gli attacchi di panico, e stabilizzando la glicemia si possono prevenire». Oltre alla glicemia altalenante, tra le cause più frequenti di depressione ci sono, dice ancora Perucci, «l' ipotiroidismo e l' utilizzo di farmaci, in particolare alcuni tra i più diffusi in assoluto come la pillola anticoncezionale, le statine, gli antinfiammatori e gli inibitori di pompa protonica».

 

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CIBO VERO

Esiste una correlazione fra l' intestino, il cervello, il sistema immunitario e ormonale. Un legame complesso, che tuttavia sta alla base di quella che oggi chiamiamo depressione. Per vincerla, dunque, la prima cosa da fare è modificare la dieta, facendo attenzione soprattutto all' eccesso di zuccheri e di glutine. Bisogna eliminare i cibi trattati e industriali: «Mangiate cibo vero», è la prima regola della Brogan. Inoltre, non bisogna evitare né limitare i grassi naturali.

 

PSICOFARMACI PSICOFARMACI

È importante assumere probiotici (ad esempio lo yogurt). Poi, è fondamentale praticare esercizio fisico, che è il miglior antidepressivo naturale. Ed è indispensabile il sonno, soprattutto quello notturno (l' ideale sarebbe addormentarsi alle 22, ma il numero di ore di riposo ottimale varia da persona a persona). Inoltre, bisogna cercare in ogni modo di combattere lo stress, attraverso lo yoga, la meditazione o tecniche di controllo del respiro, utili a interrompere il flusso di cortisolo, l' ormone dello stress cronico.

 

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Nel libro, ovviamente, la Brogan fornisce indicazioni estremamente specifiche, consiglia integratori da assumere, propone alcuni tipi di dieta. La sua, insomma, è tutt' altro che una generica filippica sullo stile di vita. Piuttosto, è una proposta che prevede un cambiamento radicale, di abitudini e di pensiero.

 

«Bisogna praticare uno stile di vita corrispondente a quello con quello con cui ci siamo evoluti», riassume il dottor Perucci. «I geni sono paragonabili a interruttori. Se ricevono gli stimoli giusti si attivano nel modo corretto. Il nostro organismo ha un'enorme capacità di autoguarigione, se è messo in condizione di poterla esprimere. Se noi riportiamo le nostre condizioni di vita a quelle che l'organismo è in grado di riconoscere come proprie, esso può estrinsecare una capacità di autoguarigione fantastica».

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Per questo la Brogan suggerisce di non fare ricorso ai medicinali, ma di provvedere prima a modificare i propri comportamenti. Questo non significa che chi oggi prende psicofarmaci debba smettere di farlo immediatamente. «Gli psicofarmaci sono i più difficili da sospendere in assoluto», spiega Perucci.

 

Dunque è necessario procedere con estrema cautela, sempre sotto controllo di un medico. La stessa Brogan si muove per tentativi, e sta solo iniziando ad esplorare il terreno per quanto riguarda la sospensione dei medicinali. Il suo scopo principale, in ogni caso, è quello di spingerci ad abbandonare uno stile di vita che procura danni gravissimi, che i farmaci spesso peggiorano. Il modo per stare meglio esiste, e non passa per forza dai prodotti dell' industria della depressione.

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