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LA SILICON VALLEY STA CAMBIANDO PELLE: LE AZIENDE TAGLIANO IL PERSONALE A PIÙ NON POSSO (80MILA LICENZIAMENTI DA GENNAIO, 500MILA NEGLI ULTIMI TRE ANNI) - PESANO VARIE RAGIONI: IL RIDIMENSIONAMENTO POST-PANDEMIA, LA STRETTA DEGLI INVESTIMENTI DEI VENTURE CAPITAL, LA LIQUIDITÀ IN CALO. MA SOPRATTUTTO L'AUTOMAZIONE. MOLTE FUNZIONI SONO PASSATE ALL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE GENERATIVA CON UN GIRO DI VITE BRUTALE ANCHE SU PROFILI FINORA CONSIDERATI INTOCCABILI - LE BIG TECH PUNTANO SOLO SULL'IA: ANREW TULLOCH, EX RICERCATORE DI OPENAI E FONDATORE DELLA STARTUP “THINKING MACHINES LAB”, HA RIFIUTATO UN’OFFERTA DA 1,5 MILIARDI DI EURO DI META...

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Estratto dell’articolo di Giuseppe Bottero per “la Stampa”

 

andrew tulloch

L'uomo che ha rifiutato un'offerta da 1,5 miliardi di euro non è una star dell'Nba né un campione del calcio saudita. Ha i capelli lunghi, un ciuffo spettinato, una t-shirt. Si chiama Andrew Tulloch, è australiano e, dopo un passato da ricercatore in OpenAi, è stato tra i fondatori della start-up Thinking Machines Lab. Tulloch, che ha avuto la forza di dire no alla mega-proposta d'assunzione di Mark Zuckerberg. […]

 

Mentre i colossi del digitale sfoltiscono gli organici, pochi eletti firmano contratti da fuoriclasse. Nonostante utili in crescita e titoli in rialzo, il contatore dei licenziamenti nel tech corre: 80.845 posti cancellati da gennaio, quasi mezzo milione negli ultimi tre anni. È come se lo tsunami dell'Ai – per anni una profezia – fosse già arrivato.

META INTELLIGENZA ARTIFICIALE

 

Anche se gli economisti, su questo fronte, restano divisi. A guidare la trasformazione è, come sempre, la Silicon Valley. Da inizio 2025, secondo Layoffs.fyi, 176 aziende tech hanno ridotto i propri organici. […] Gli esuberi toccano ogni comparto: e-commerce, software, mobilità, fintech.

 

[…] Secondo Business Insider, le cause si intrecciano: ridimensionamento post-pandemia, stretta degli investimenti dei venture capital, liquidità in calo. Ma soprattutto l'automazione. Molte funzioni – scrive il sito – sono passate all'intelligenza artificiale generativa. Risultato: un giro di vite brutale anche su profili finora considerati intoccabili.

 

META INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Una visione che Marco Ogliengo, fondatore della start-up Jet Hr, non condivide. «Le risorse che entrano con stipendi altissimi sono strategiche e non rimpiazzano migliaia di semplici addetti», spiega.

 

«Oggi può essere ancora non immediato leggerla come la vedo io, ma credo che l'Ai nel medio e lungo termine genererà più assunzioni, perché aumenta la competitività e la crescita delle imprese, e questo auspico possa essere ancora più vero per Paesi come il nostro, dove il tessuto preponderante è fatto di pmi». Certo, ammette, «alcune professioni andranno gradualmente a scomparire. È l'effetto del progresso. Agli Stati il compito di governare queste transizioni senza bloccare l'innovazione».

 

mira murati 5

Più che i governi, però, al momento si muovono i soliti noti. Mentre il settore tira la cinghia, per esempio, Meta investe. Zuckerberg sta puntando sulla "superintelligenza": decine di miliardi in infrastrutture, chip, cervelli.

 

L'azienda ha arruolato una cinquantina di scienziati per un laboratorio segreto, con bonus da capogiro. La scorsa settimana è stato annunciato che Shengjia Zhao, co-creatore di ChatGpt, sarà il nuovo chief Ai scientist. Risponderà ad Alexandr Wang, enfant prodige della matematica.

 

Il Financial Times li ha soprannominati i «galácticos» dell'Ai, come il Real Madrid di Florentino Pérez. Al team da sogno sfuggono solo poche pedine. Oltre a Tulloch, anche Mira Murati — ex partner di Sam Altman — avrebbe rifiutato un'acquisizione miliardaria della sua azienda. Da Meta smentiscono: «Voci ridicole». Ma la guerra per il talento è in pieno svolgimento.

 

intelligenza artificiale nel lavoro

«Non servono più 10 mila dipendenti per costruire il prossimo unicorno. Servono 10 teste. Forse anche meno. Stiamo creando una classe dirigente di sempre più ricchi e miliardari, e una massa di disoccupati qualificati», scrive su LinkedIn Lorenzo Asuni, esperto di marketing e sviluppo in ambito tech. Il meccanismo, dal suo punto di vista, è feroce.

 

[…] «Jason Wei e Hyung Won Chung, ex OpenAI, sono stati reclutati con offerte fino a 300 milioni per quattro anni. In 12 mesi – racconta Asuni – Microsoft ha assunto almeno 24 ex ricercatori DeepMind, dai vice president agli specialisti in Ai, tutti con pacchetti multimilionari e stock option».

 

intelligenza artificiale nel lavoro

Nel frattempo, migliaia di profili con esperienza, titoli e competenze si scoprono improvvisamente tagliati fuori. «È il paradosso della scarsità artificiale», sintetizza Asuni. Ma siamo davvero davanti a una rivoluzione? O a una bolla? Antonio Aloisi, giuslavorista e autore del saggio Il tuo capo è un algoritmo, invita alla prudenza: «I numeri della caccia ai talenti sono fin troppo contenuti. Si tratta di processi di acqui-hiring di un manipolo di profili iperspecializzati. Al netto degli ingaggi impressionanti, c'è anche una manifestazione di debolezza. L'Ai generativa fatica a trovare applicazioni di largo consumo realmente profittevoli. Da qui la corsa a testare nuovi gadget e servizi che trasformino una nicchia in next big thing».

 

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«Bisogna distinguere tra professionisti potenziati dall'Ai, come creativi o impiegati, e lavoratori tecnici specializzati, che si trovano spiazzati – avvisa Aloisi –. Sono questi ultimi a pagare il prezzo del parziale successo di strumenti come ChatGpt, Claude, Perplexity, DeepSeek e i loro cloni».

E in Italia? «Una situazione così estrema sembra improbabile – dice Aloisi – sebbene il nostro mercato del lavoro sia da sempre segnato da una forte polarizzazione». […]