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“DOPO IL RILASCIO LA SOLA VISTA DI UN NIQAB MI FACEVA ANDARE IL SANGUE AL CERVELLO” – DOPO IL CASO SILVIA ROMANO PARLA ANCHE ABDUL AZIZ, RAPITO CON LE DUE SIMONE A BAGHDAD NEL 2004: “IO DI ISLAM NON VOLEVO SAPERE PIÙ NULLA, NON RIUSCIVO NEMMENO A PARLARE ARABO” – “CREDEVAMO IN QUELLO CHE FACEVAMO, COME IMMAGINO CI CREDESSE SILVIA. ANCHE SE IL VOLONTARIATO E LA COOPERAZIONE FATTA DI PROFESSIONISTI SONO MOLTO DIVERSI…”

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Anticipazione da “Oggi”

 

simona pari simona torretta

«Dopo il nostro rilascio, la sola vista di un niqab mi faceva andare il sangue al cervello», rivela a Oggi Raad Abdul Aziz, l’ingegnere iracheno rapito a Baghdad nel 2004 con Simona Torretta e Simona Pari, come lui cooperanti. «Di Islam non volevo sapere più nulla, non riuscivo nemmeno a parlare arabo in pubblico, mi sono serviti anni per fare la pace con la mia cultura di origine», spiega Aziz, che subito dopo la liberazione si trasferì in Svizzera.

 

Simona Pari e Simona TorrettaSILVIA ROMANO

 In un’intervista esclusiva rilasciata al settimanale Oggi, in edicola da domani, Aziz racconta la sua reazione dopo il sequestro da parte dei guerriglieri iracheni, un’esperienza molto diversa da quella di Silvia Romano. E sulle polemiche che investirono “le due Simone” al loro ritorno, additate per aver detto che mancava loro l’Iraq, dice: «Portavamo aiuti e speranza a un Paese massacrato da anni di embargo e dalla guerra, sentivamo di fare qualcosa di importante e ognuno di noi credeva profondamente in ciò che faceva. Così come immagino ci credesse Silvia, anche se il volontariato e la cooperazione internazionale, fatta di professionisti, sono due realtà molto diverse».

 

SILVIA ROMANOSILVIA ROMANO

Quanto a Simona Torretta e Simona Pari, Aziz racconta di non aver mai perso i contatti con loro: «Entrambe hanno portato avanti con passione il loro lavoro di cooperanti in giro per il mondo. Dopo un periodo in Guatemala, Simona Torretta oggi lavora per l’Onu in Colombia. Simona Pari invece si è sposata, ha una bambina, e dopo alcune missioni in Libano e in Giordania l’ultima volta che ho avuto sue notizie lavorava in Africa con il marito italiano, un funzionario dell’Unicef».

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