DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
Francesco Borgonovo per “la Verità”
Ora che è tornata in Italia, Silvia Romano può contare su illustri personalità pronte a difenderla. Ad esempio Luciana Littizzetto, la quale, domenica a Che tempo che fa, ha deciso di ringraziarla pubblicamente. «Cara Silvia, cara Aisha, perché tutti abbiamo il diritto di farci chiamare come ci pare, volevo dirti grazie», ha detto.
silvia romano con la madre e la sorella
«Grazie per aver resistito un anno e mezzo in mano a gentaglia armata, senza perdere quel bel sorriso che hai. E grazie perché continui a sorridere nonostante le ingiurie, gli sputi di odio e i cocci di bottiglia sulla tua finestra. Tutti vogliono sapere se sei stata costretta a convertirti o è stata una scelta tua, io no, non lo voglio sapere, sono affari tuoi».
In realtà, se sia stata convertita a forza o meno, e soprattutto come, è un affare di tutti. Se non altro perché saperlo aiuterebbe a capire meglio che cosa significhi essere sequestrati in uno Stato africano da un gruppo di jihadisti, cosa non esattamente equivalente all' abbracciare una nuova fede dopo un pellegrinaggio estivo.
gianfranco ranieri karibuni onlus 1
Purtroppo per lei (e in parte anche per l' Italia), Silvia può tranquillamente fare a meno dei solerti difensori presenti sul nostro suolo - specie se retorici e banalotti - ma avrebbe avuto un grande bisogno di qualcuno che la difendesse mentre si trovava in Kenya. E invece lì è stata abbandonata in un luogo oscuro, ostile, pieno di figure ambigue .
Ci sono indagini in corso sulla Onlus Africa Milele, di cui abbiamo dato conto nei giorni scorsi, e speriamo vivamente che gli investigatori riescano a chiarire che cosa sia realmente accaduto nei giorni del sequestro. I due «masai con il machete» che avrebbero dovuto proteggere la ragazza, infatti, proprio nel momento in cui i rapitori si sono presentati al suo villaggio erano altrove: uno al fiume l' altro in giro a fare chissà cosa.
Toccherà ai Ros capirci qualcosa, ammesso che sia ancora possibile. Non sarà facile uscire dal pantano kenyano, e non per nulla questo caos ha già prodotto conseguenze. Karibuni, una delle Onlus italiane più conosciute e più attive in Kenya, ha scelto di non accettare più volontari nelle proprie sedi nello Stato africano.
SILVIA ROMANO ARRIVA A CIAMPINO CON GLI UOMINI DEI SERVIZI SEGRETI ITALIANIAFRICA MILELE
«Abbiamo deciso di non prendere più volontari», spiega alla Verità Gianfranco Ranieri, presidente dell' organizzazione. «Questo nonostante il nostro livello di sicurezza sia elevato. Da questo punto di vista siamo la Onlus più preparata. Abbiamo tantissimi progetti che si possono vedere sul nostro sito e ovunque abbiamo aumentato le misure di protezione. Abbiamo personale masai a gestire la sicurezza, ed è una garanzia. Ci sono sempre due o tre persone che dormono nei luoghi in cui siamo presenti, e che anche la sera controllano».
SILVIA ROMANO 1silvia romano abbraccia la madre a ciampino
Karibuni agisce in Africa con molta cautela. È presente in Kenya dal 2004, e ha ottenuto parecchi risultati: «Oggi le scuole che abbiamo costruito ospitano oltre 5.000 ragazzi, 60 persone ricevono ogni mese un salario, serviamo più di 1100 pasti al giorno preparati grazie alla verdura, frutta, uova, prodotti nelle fattorie di Karibuni», dicono i responsabili. «Abbiamo curato 15.000 bambini dalla tungiasi, 300 persone al mese visitate da medici locali del Karibuni medical team e decine di attività avviate con il microcredito».
karibuni onlus 1SILVIA ROMANO 2
Nonostante questo, e nonostante il radicamento sul territorio, hanno modificato il loro approccio con i giovani che arrivano dall' Italia. «Abbiamo preso questa decisione anche in conseguenza del caos che si è creato», dice Ranieri. «Qui stanno riaprendo locali e ristoranti, gli occidentali spesso sono visti come bancomat che camminano, non solo dai terroristi, ma anche dalla delinquenza comune. Proprio nei giorni scorsi ho avuto un incontro con la polizia locale: se noi costruiamo una piccola caserma si sono resi disponibili a mandare personale».
Misure imponenti, che la Onlus Africa Milele non ha preso nei giorni in cui Silvia si trovava nel villaggio di Chakama, a 80 chilometri da Malindi. «Il discorso è diverso per le grandi Ong che hanno un mucchio di soldi. In tutti gli altri casi, i volontari per lo più arrivano con il visto turistico», continua Ranieri. «Si fermano uno o due mesi. Il problema riguarda il luogo in cui vanno e le cose che vanno a fare. Secondo me far giocare dei bambini non è un progetto di cooperazione.
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Qui i bambini non hanno quasi nulla, hanno tantissima fantasia, sono abituati a giocare anche da soli, senza bisogno che qualcuno li faccia giocare. Quando i volontari vengono da noi, vengono a fare cose, a portare competenze che poi possono essere trasferite alla popolazione locale. Bisogna fare del bene sapendo farlo bene».
Già: per portare aiuto bisogna avere le necessarie competenze tecniche, la necessaria esperienza. E a volte anche questa non basta. Quando parla di Chakama, Ranieri si fa serio. A suo dire, quel villaggio è «un puttanaio».
gianfranco ranieri karibuni onlus
Delle ombre su Africa Milele abbiamo detto nei giorni scorsi: referenti che in Italia hanno avuto problemi con la giustizia, polizze che mancavano, tensioni all' interno del gruppo.
Il tutto in un luogo già difficile di suo. «Chakama è uno dei centri della coltivazione di marijuana», spiega Ranieri. «È un piccolo villaggio, eppure negli anni sono venuti qui in tanti, e forse bisogna chiedersi come mai arrivino tutti qui». Sì, forse bisogna chiederselo. E bisogna anche chiedersi perché Silvia è stata lasciata da sola in un posto del genere.
SILVIA ROMANO CON IL GIUBBOTTO ANTIPROIETTILEsilvia romano e il padresilvia romano torna a casa a milano 4silvia costanza romanosilvia romano e luigi di maioSILVIA ROMANO lilian sorasilvia romano meme 7silvia romano meme 15silvia romano meme 16silvia romano 4silvia romano meme 17SILVIA ROMANOSILVIA ROMANOsilvia romano con la madre e la sorellasilvia romano 5silvia romano con il padresilvia romano 8karibuni onlus
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