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Angela Frenda per il Corriere della Sera
E se la polemica che sta dividendo gli americani sulla nuova presidenza Trump fosse (anche) una questione di cibo? Se lo sono chieste Amanda Hesser e Merril Stubbs, fondatrici del sito di culto Food 52.
Con una personal note pubblicata online il 10 novembre scorso hanno invitato i numerosissimi lettori a riunirsi attorno alla loro tavola virtuale e, sfruttando la capacità antidivisiva del cibo, risolvere le attuali divergenze politiche. Di fatto offrendosi come piattaforma dove, tra una ricetta e l' altra, ci si possa confrontare civilmente. Proprio come quando si è a un pranzo tra amici. Molti hanno apprezzato.
Altri, invece (una minoranza, a dire il vero), no. E hanno invitato le due food writer a «tornare a fare la calza. Perché la politica non deve entrare in un sito di cibo». La risposta di Hesser&Stubbs però è arrivata ieri, lapidaria: «Noi pensiamo che il cibo sia inevitabilmente un fatto politico. Perché fa parte di un mondo più vasto».
donald trump nell ufficio ovale casa bianca
D' altronde, la stessa Amanda Hesser, ex critica gastronomica del Nyt e tra le food writer più amate al mondo, è stata protagonista nel 2009 di un editoriale contro l' ex first lady Michelle Obama. Che al Washington Post, nel pieno della sua campagna per il cibo organico, aveva detto: «Se ho una ricetta preferita? Mi spiace, ma cucinare non è tra le mie attività principali».
Hesser la bacchettò: «Inutile spingere per avere cibo più sano se poi non si invitano le persone anche a cucinarlo». Risultato: la critica fu nominata nella Commissione creata dalla Casa Bianca sulla qualità del cibo.
Incarico che riveste tuttora.
D' altronde, Hesser&Stubbs hanno sposato la filosofia dello scrittore gastronomico Michael Pollan, per il quale «mangiare è sempre un atto politico». E infatti nella loro risposta ai lettori concludono:
«Torniamo a fare la nostra calza, che però comprende tante cose: ricette, storie, suggerimenti di design e anche... politica. Perché se aumentano i prezzi cambia il nostro modo di fare la spesa. Se arrivano nuove leggi, il food system muta. Tutto è collegato. Ma anche se riteniamo che il cibo sia politica, non crediamo che debba dividere.
Abbiamo creato una comunità inclusiva, Food 52, dove diamo il benvenuto a tutti. Perché pensiamo che un sito di cibo abbia anche il potere di cambiare il modo di pensare il mondo».
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