“IN AMERICA C’È UNA GUERRA CONTRO I GIOVANI NERI!” - SPIKE LEE DOPO FERGUSON RILANCIA LA RABBIA BLACK: “CERTO CI SONO OPRAH WINFREY, MICHAEL JORDAN E BEYONCÉ MA SONO ECCEZIONI: I NERI POVERI AUMENTANO”

Anderson Cooper per “la Repubblica”
 

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Due cartelloni. Uno ha il volto di Eric Garner e la scritta “Non riesco a respirare”. L’altro raffigura Michael Brown e la frase “Ho le mani in alto. Mike Brown — Rest in power” invece del tradizionale “Rest in peace”. È l’omaggio che il regista afroamericano Spike Lee ha reso fuori dal suo ufficio a Brooklyn a due ragazzi di colore uccisi dalle forze di polizia: l’uno soffocato durante un arresto a New York il 17 luglio, l’altro ammazzato a colpi di pistola il 9 agosto a Ferguson, nel Missouri.

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Crede che Brown non stesse facendo nulla di male oppure afferma semplicemente che, a prescindere da quello che stava facendo, nessuna persona inerme dovrebbe mai essere ammazzata con sei colpi di pistola dalla polizia?
«Senta, io credo che nessun uomo in questo paese dovrebbe essere ucciso perché si sospetta che abbia rubato dei sigari. Io credo che nessun uomo in questo paese dovrebbe essere ucciso perché ha fumato marijuana. E penso che la gente, e non soltanto a Ferguson, ma in tutto il Paese, non si fida di quello che sta accadendo. A Ferguson si sente puzza di bruciato, di qualcosa che non va, e non parlo della puzza dei lacrimogeni.

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Per esempio: quando la polizia finalmente ha rivelato chi era l’agente che aveva ucciso Brown, quello stesso giorno ha anche reso pubblico un filmato. E, quando stava per essere reso noto l’esito dell’autopsia, all’improvviso una signora misteriosa, una certa Josie ha letto un comunicato in terza persona, come se stesse leggendo la deposizione di una testimone dicendo: “Ecco le cose sono andate così” e ora le sue parole sono considerate vangelo: come è possibile?»

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Quindi lei crede che tutto ciò sia stato orchestrato?
«Ma certo! È tutto organizzato! La polizia sta seguendo un copione! Fa tutto quello che vuole per proteggere i propri uomini. Non credo affatto che si tratti di una coincidenza e che il giorno stesso in cui l’esito dell’autopsia dice che Mike Brown è stato ammazzato con sei colpi di arma da fuoco, di cui due in testa, all’improvviso ci sia una donna che dice “Ecco l’agente ha detto così e cosà”. È evidente che anche lei stia seguendo il copione che hanno scritto! Io la penso così».

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Molti sostengono che quest’intera faccenda non riguarda soltanto Mike Brown, ma che in realtà va avanti da generazioni in questa comunità. È così che la pensa anche lei?
«Vede, questa faccenda riguarda Trayvor Martin e Jordan Davis [ragazzi neri uccisi in passato dalla polizia, NdT] e Mike Brown, e poi anche Ezell Ford che è stato ucciso alcuni giorni fa e un altro ragazzo nero di Saint Louis. Mi sembra che sia stato detto che è accaduto a pochi isolati di distanza e che quel ragazzo avesse un coltello in mano. In realtà io credo sia in corso una guerra contro i giovani neri, ed è una guerra che sta lacerando il Paese. Questa è la mia opinione».

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Davvero crede che ci sia in corso una guerra contro i neri? Per molte persone tutto ciò è incomprensibile…
«Non si tratta soltanto di ucciderci... Qui parliamo anche del sistema della pubblica istruzione, del sistema carcerario, di questa moltitudine di giovani neri che cresce senza nessuna speranza. Penso che sia in corso qualcosa di sistematico. Il fatto è che siamo accecati da altri casi.

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Certo, ci sono i casi di Oprah Winfrey, Michael Jordan, Beyoncé e Jay-Z, e quindi pensiamo che vada tutto bene. Non sto mancando di rispetto a questi neri che hanno raggiunto il successo, anzi sono miei cari amici, ma quello che intendo dire è che loro sono l’eccezione. Invece i neri delle classe più povere aumentano di giorno in giorno».