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Rory Cappelli per “la Repubblica - Roma”
Sono le 15.30 di ieri quando alla stazione Termini una pattuglia di agguerriti uomini vestiti di blu prende a montare, di fronte ai binari che vanno dal 4 all’8 — perciò quelli dell’alta velocità — transenne bianche e rosse. Dopo pochi minuti l’area è circoscritta, non è più possibile né entrare né uscire se non attraverso varchi previsti e presidiati. La gente si domanda cosa stia accadendo. Qualcuno pensa ai terroristi. Alla Tunisia. A Parigi. Agli attentati. All’Isis. Al Giubileo.
Ai tanti che dicono che ora tocca a Roma. Una signora mollando il manico del trolley si porta la mano al petto ed esclama «o mio Dio!» ascoltando il vicino che spiega serafico che c’è sicuramente «un allarme, per fare una cosa del genere». Poi arriva un treno e ottocento persone si riversano sul binario 6 assembrandosi verso le uscite create dalle transenne, tracimando poi tra la signora e gli altri passeggeri. La signora afferra di nuovo il trolley, cerca di fare qualche passo, ha l’aria smarrita, ferma un ferroviere e domanda se davvero c’è qualche pericolo. «Ma no, signora, non si preoccupi!» risponde lui. «Sono solo prove!». Solo prove?
Cosa significa lo spiega un addetto alle transenne: «Certo, c’è il pericolo terrorismo, ma c’è anche un degrado che ha ormai raggiunto livelli intollerabili. Pensi che qui dentro, solo dalla parte dei binari, vivono 150 persone che ogni giorno fermano i passeggeri, sporcano lungo i binari, di notte e non solo rompono le macchine per il caffè, cercano di prendere il resto a chi si compra un sandwich» spiega il ferroviere, vestito di grigio, rosso e verde.
«Questo è il primo di una serie di step, di tentativi per implementare la sicurezza. Ma sarà un percorso lungo secondo me: si figuri che dobbiamo avere il beneplacito anche del ministero dei Beni culturali: una cosa da ridere».
E poi ci sono i commercianti: «Sì, infatti. Non è che si possono tagliare fuori così. Bisogna studiare qualcosa che tenga tutto insieme: degrado, sosta selvaggia, commercio, sicurezza, decoro. Per dirla alla romana: ‘na parola!». «‘Na parola anche un altro problema, di cui non parla nessuno» dice un addetto alla “protezione aziendale”: la clonazione dei biglietti ferroviari. Una vera piaga».
Il barista di uno bar dice che «non ci crede: qui è un delirio. E poi se vuole venire qualcuno e piazzare una bomba o fare una sparatoria, ci mette un attimo». Si avvicina una signora senza denti e dice che le piacerebbe mangiare una treccia con la crema, ma a lei «non la danno».
Quando finalmente la stringe tra le mani, spiega che vive «qui ormai da tanto tempo, laggiù, vede » e indica verso gli ultimi binari, dove si trova anche quello che porta a Fiumicino. «Cammino, cammino, finché non trovo un treno ed entro dentro. E dormo. D’inverno fa un freddo cane, ma almeno se piove sto riparata. Se siamo in molti? Beh, abbastanza. Ma non stiamo insieme: uno qua, uno là. Non siamo mica un gruppo. Poi dall’altra parte c’è un tubo, dell’acqua, attraversiamo i binari e ci andiamo tutti a lavare lì» e indica la parte opposta della stazione, verso il binario 1. «E poi passiamo la giornata qui, chiedendo qualche soldo, del cibo, un quaderno ». Un quaderno? «Sì, a volte la notte scrivo».
Tutto questo, nei grandi progetti di cambiamento predisposti per la più grande struttura ferroviaria d’Italia, cambierà addirittura entro maggio, in tempo per l’Expo 2015. Intanto il transennamento interno, con le prove tecniche come quella di ieri. E poi, presto, un lavoro certosino anche all’esterno: via le auto parcheggiate in seconda fila, i posteggiatori abusivi, le bancarelle di venditori ambulanti, i tassisti senza licenza, i 100 scippi al giorno, i 170 arresti ogni sei mesi, e le 200 persone che vivono di espedienti dall’altra parte della stazione. Un esercito. Dove andranno a finire?
Intanto la folla è aumentata davanti ai binari dell’alta velocità. La signora spaventata è scomparsa, deve aver preso il suo treno. Ce ne sono altre. C’è chi spiega che stanno mettendo telecamere nuove per sostituire quei reperti archeologici montati negli anni Cinquanta. E chi giura che finalmente ci sarà un vero servizio di facchinaggio, «che mia madre ogni volta che arriva a Termini impazzisce».
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