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Lorenzo Giarelli per il “Fatto quotidiano”
Parlantina sciolta, 34 anni, aspetto curato, con in testa l' idea di ispirarsi a Maurizio Costanzo: "Eppure qui sono visto un po' come il loro Vittorio Sgarbi". Riccardo Moratto è italiano, cresciuto tra la Toscana e Roma, ma da quasi dieci anni gira tra la Cina continentale e Taiwan, dove ha lavorato come interprete simultaneo, insegna all' università ma dove soprattutto ha fatto fortuna davanti alla telecamera: presentatore televisivo, opinionista, persino produttore di un suo show e autore di un bestseller.
Riccardo Moratto, ci vuol dire che a Taiwan si guarda una trasmissione condotta da un italiano?
Da oltre un anno produco e presento un programma tutto mio, si chiama Face2Face.
È un talk show in cui protagoniste sono le storie, sia delle celebrità che delle persone comuni. Il mio modello è L' intervista di Maurizio Costanzo, cerco di portare in televisione temi di cui i cinesi non vogliono mai parlare in pubblico, come la sieropositività o le discriminazioni sessuali.
Come è riuscito a diventare un personaggio televisivo in Cina?
Sono arrivato qui come interprete nel 2008. Ho lavorato a Taiwan, poi a Shanghai e poi di nuovo a Taiwan, seguendo anche il vicepresidente e diverse figure diplomatiche, dato che conoscevo bene la loro lingua e l' inglese. Nel frattempo ho iniziato a lavorare all' Università dove ancora mi occupo di traduzione e interpretazione.
E la tv?
Nel 2011, come opinionista. Qui danno molta importanza alla figura dello straniero che magari ha alcune competenze specifiche, sono interessati a un punto di vista diverso. E così hanno cominciato a invitarmi in alcuni programmi di attualità, finché sono diventato il protagonista di una trasmissione mia.
Di che si trattava?
È andata in onda per circa tre anni: io e l' equipe andavamo in giro per Taiwan a cercare nei cartelli e nelle insegne gli ideogrammi meno conosciuti e li raccontavamo alla gente, spiegandone la composizione e il significato. Teniamo conto che neanche un madrelingua laureato cinese può conoscere tutti i segni del suo idioma, che sono più di 300 mila.
Una specie di maestro Manzi dei cinesi.
Più che altro adesso somiglio a Sgarbi. Non perché io urli o faccia risse in tv, ma perché qui per essere considerato oltre le righe basta dire le cose in faccia, non avere quei filtri che la loro cultura sociale richiede. Per esempio: se sei vestito male, un cinese non ti dirà mai che fa schifo quello che hai indosso, ma magari ti inizierà a parlare di quel nuovo negozio di abbigliamento in fondo alla strada.
Uno stile provocatorio quindi.
A loro dà fastidio se saltano queste convenzioni, crea disagio. Per questo cito Sgarbi, anche se poi sarei più un misto tra Sgarbi e Platinette.
Platinette?
Sì, apprezzo molto quello che ha fatto nella tv italiana. Con la sua apparente dimensione da clown ha veicolato messaggi molto importanti che hanno avuto un peso nell' opinione pubblica. Mi piacerebbe se venisse da me a Taiwan per un' intervista.
Quanto guadagna a Taiwan una star della tv?
Io guadagno bene rispetto a uno stipendio medio italiano, ma devo dire che c' è una certa gerarchia nella tv cinese. Ci sono pochissimi presentatori che prendono cifre spaventose, diciamo 50mila euro al mese in una società in cui però il costo della vita è molto inferiore e lo stipendio medio è inferiore a mille euro. Gli altri, a scendere. Nei confronti degli stranieri però c' è una specie di razzismo velato per cui non arriveranno mai a quelle cifre e anche per questo ho deciso di produrmi uno show tutto mio.
Dal suo percorso sembra le stiano particolarmente a cuore i temi sociali.
Raccontare la mia storia è una testimonianza, una specie di Me Too personale. Ho avuto un' infanzia terribile, sempre in lotta con il bullismo di provincia italiano.
Violenze?
Di ogni tipo, anche nei confronti di mia madre non vedente. Una volta qualcuno mise persino del liquore dentro la caldaia della stanza dove stavamo. Ho avuto compagni di liceo che per le stesse cose, in quegli anni, si sono suicidati.
Traumi difficili da superare.
Me li sogno ancora, per questo vedo la mia carriera come una lunga salita.
Mai pensato di proporre uno show in Italia?
Premetto che non faccio tv tanto per farla, per me è un mezzo, non un fine. Però mi piacerebbe, sarebbe una missione interessante avvicinare il pubblico italiano alla cultura orientale, troppo spesso si creano falsi miti e stereotipi sbagliati sulla Cina o si fa un pastone unico tra tutta l' Asia.
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