DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA…
Virginia della Sala per “il Fatto Quotidiano”
Le mani si agitano, giocano nervosamente con una matita gialla. Ma poi si muovono sicure quando inizia a disegnare. In pochi secondi, Corinne Rey, la vignettista sopravvissuta all’attacco nella redazione di Charlie Hebdo, realizza una vignetta. In bianco e nero, un uomo seduto a una tavola imbandita, forchetta e coltello tra le mani e un pollo arrostito nel piatto. Addosso, la fascia tricolore. I guanti di Corinne sono tagliati sulle punte delle dita per lasciarla libera di impugnare la penna e i capelli, ricci e neri, le ricadono sul viso mentre è concentrata, gli occhi scuri fissi prima sul giornale e poi sul foglio da lavoro.
È il 2011 e in una video intervista, registrata da Tv5 Monde, Corinne sembra spensierata. Si presenta durante una serie di incontri internazionali di illustrazione per la stampa. Con lei, giovani disegnatori provenienti dal Portogallo, dal Chad, dal Sudafrica, dall’Iran e anche dall’Algeria. Racconta di farsi chiamare “Coco”, il nome con cui firma i suoi lavori, di essere nata nel 1982, di essersi laureata con lode (ma questo non lo dice, forse per pudore) all’istituto di Belle Arti di Poitiers. Vive e lavora a Parigi collabora come freelance con giornali e riviste e, già a gennaio di quattro anni fa, racconta di disegnare vignette per Charlie Hebdo.
Un’intervista e un volto lontani dal momento in cui ha dovuto aprire la porta della redazione del settimanale satirico. Se non si può immaginarne il rimorso, si può provare a raccontarne la sua storia. Che sia una madre lo sappiamo dalle sue parole. “Ero andato a prendere mia figlia all’asilo nido” ha detto. Una mamma di 33 anni, lavoratrice, che all'improvviso si è trovata davanti due uomini incappucciati e armati. “Volevano entrare, salire. Ho digitato il codice. Hanno sparato contro Wolinski, Cabu. Tutto è durato cinque minuti”.
E lei si è salvata. Si è rifugiata sotto una scrivania ed è sopravvissuta alla sparatoria in cui i suoi colleghi hanno perso la vita. “Parlavano perfettamente il francese e hanno rivendicato l’appartenenza ad al Qaeda” ha raccontato, mentre era ancora sul posto, al quotidiano l’Humanitè,
La sua prima dichiarazione l’ha rilasciata proprio al giornale per il quale ha lavorato, dal 2011. Cercare di ricostruire il suo profilo professionale significa, infatti, anche vederla sorridente, vestita di rosso, orecchini laghi e i capelli raccolti. Una disegnatrice freelance per Charlie Hebdo dal settembre 2009, vignettista per Les Inrockuptibles e per Vigousse, il primo giornale satirico svizzero.
ALLE 11.30 DI MERCOLEDÌ, dopo che Said e Chérif Kouachi hanno sbagliato numero civico e fatto la prima vittima, la incrociano e la costringono ad aprire la porta. Lei, minacciata, ubbidisce. E si salva. Lei che come arma ha solo la passione coltivata fin da piccola. Quella che tutti oggi sperano di vedere ancora all’opera, nonostante tutto. “Già a scuola sapevo che sarei diventata una disegnatrice – racconta Coco – perché un'immagine è più immediata, è universale. Un disegno vale più di qualsiasi lungo discorso”.
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