nadia orlando alba chiara baroni

1. PRIMA LA RAGAZZA UCCISA A TRENTO DAL FIDANZATO, POI LA VENTENNE DELLA PROVINCIA DI UDINE STRANGOLATA DAL COMPAGNO: LA STRAGE SENZA FINE DELLE VENTENNI 2. IN FRIULI NADIA ORLANDO È STATA AMMAZZATA IN AUTO DOPO UNA LITE: IL FIDANZATO HA VAGATO TUTTA LA NOTTE COL CORPO DELLA GIOVANE SUL SEDILE, POI SI È COSTITUITO: “NON MI PAREVA MORTA, SINGHIOZZAVA ” - IL PADRE DI LEI: "QUEL TIPO ERA GELOSO E POSSESSIVO"

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NADIA ORLANDO 4NADIA ORLANDO 4

Gianpaolo Sarti per la Repubblica

 

Pura furia omicida. Lui che le mette le mani al collo e preme. Preme forte fino a soffocarla. Un altro femminicidio, che stavolta si è consumato in Friuli. In auto, a tarda sera, sulla riva di un fiume. Ma Francesco Mazzega, trentaseienne originario di Spilimbergo, prima di consegnarsi alla polizia e confessare tutto, ha girato l' intera notte con il cadavere della fidanzata a fianco. «Venite, penso di aver fatto qualcosa di grave », ha detto il mattino dopo citofonando in commissariato. Mentre il corpo senza vita di Nadia Orlando, 21, era ancora accasciato sul sedile.

 

Siamo in provincia di Udine, a Dignano. Francesco e Nadia stanno insieme da circa un anno. Lavorano nella stessa azienda, la "Lima" di San Daniele specializzata in protesi ortopediche, dove si sono conosciuti. Lunedì sera decidono di vedersi per parlare della loro relazione: devono scegliere se proseguire con il rapporto, interromperlo o prendere una pausa di riflessione, come racconterà l' omicida nelle sette ore di interrogatorio. La differenza di età, lei 21 e lui 36, si fa sentire.

 

 

A Nadia, che frequenta la parrocchia e le sagre di paese, piace uscire la sera e avere amicizie. E a Francesco, che il padre della giovane descrive come un tipo «geloso e possessivo», questo forse non va giù.

NADIA ORLANDO 1NADIA ORLANDO 1

Sono le otto di sera quando lui va a prenderla a pochi metri da casa, a Vidulis. La ragazza sale sulla Yaris nera del fidanzato.

 

I due percorrono qualche chilometro fino a raggiungere il greto del Tagliamento. Scendono e passeggiano. In quel momento lì ci sono anche altre persone.

 

Agli inquirenti Mazzega ha riferito che la discussione era tutto sommato pacata. «Ci ha detto che non era un vero litigio», osserva il dirigente della Squadra mobile della questura di Udine Massimiliano Ortolan. Dopo un po' i due ritornando in macchina. Il diverbio probabilmente si accende per qualche parola di troppo. Quel che è certo è che il Francesco si avventa su Nadia di colpo e la strangola. «Ma non mi pareva morta singhiozzava, tossiva», ha spiegato il fidanzato al pm Letizia Puppa. «Mi sono preoccupato e ho preso la strada dell' ospedale di Spilimbergo ». Ma l' auto lì non arriverà mai. Mazzega entra in una sorta di trance, di choc, e fa dietrofront. Percorre la statale fino a Trieste. Vaga tutta la notte.

 

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Anche sul posto di lavoro, dove i due erano attesi alle 9, si preoccupano: un incidente? È già mattina quando i genitori di Nadia, allarmati dell' assenza della figlia, vanno a far denuncia di scomparsa ai carabinieri. Proprio mentre l' omicida, a pochi chilometri di distanza, si presenta al comando della stradale di Palmanova con il cadavere della ragazza sul sedile.

Durante l' interrogatorio l' uomo è disperato: «La mia vita è finita ».

 

 

2. QUELLE RAGAZZE DERUBATE DEL FUTURO

 

Michela Marzano per la Repubblica

 

LE amano e poi le ammazzano, anche se sono ancora molto giovani, poco più che ventenni, e avrebbero tutto il diritto di conoscere uomini diversi, innamorarsi di nuovo, e vivere altre storie d' amore. È quello che è successo in questi ultimi giorni prima alla ventiduenne Alba Chiara Baroni, poi alla ventunenne Nadia Orlando: entrambe sono state barbaramente assassinate da chi pretendeva di amarle e che invece, non sopportando nemmeno l' idea di perderle, è pian piano passato dall' affetto alla gelosia, dalla gelosia all' ossessione, dall' ossessione alla violenza.

 

Cosa sta accadendo ad alcuni uomini? Quale frattura identitaria li rende così fragili e al tempo stesso così pericolosi? Come possono immaginare che la vita di una ragazza possa appartenere loro, privandole prima della libertà poi della stessa esistenza?

 

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Ancora una volta sono le donne - questa volta veramente giovani - ad essere vittime della violenza maschile. Ma sorge il dubbio che il vero problema siano alcuni uomini a trascinarselo dentro, come se ormai fossero sempre più numerosi coloro che, non essendo capaci di trovare un equilibrio in sé stessi e ritrovandosi del tutto dipendenti dalla presenza e dalle attenzioni delle proprie compagne - anche quando si tratta di ragazze che hanno, ovviamente, tutto il diritto di sbagliarsi, di cambiare idea, di smetterla di amare quei primi uomini, di cercare altrove - preferiscono uccidere piuttosto che accettare la frustrazione della perdita.

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È come se la propria felicità e il proprio equilibrio dipendessero completamente da queste donne-bambine che li fanno sentire importanti e che, però, non possono poi andarsene via e lasciarli da soli a fare i conti con quel vuoto che si spalanca. Perché poi è sempre così che succede: quando la persona amata se ne va via, ci sente persi, distrutti, soli, frantumati.

 

Si apre il baratro dell' abbandono e si deve imparare ad andare avanti lo stesso, anche se all' inizio è difficile e doloroso e sembra quasi impossibile. Ma questo accade sempre, appunto, e non giustifica mai la violenza omicida. Il vuoto fa parte della condizione umana, e l' unica cosa che si dovrebbe imparare nella vita è che non è certo un' altra persona a poter colmare le nostre mancanze o a evitarci le frustrazioni.

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Il vuoto che ci portiamo dentro, con un' altra persona, lo possiamo al limite attraversare. Questo, però, può accadere solo se la persona che ci è accanto è libera di essere se stessa, di andarsene via quando lo desidera, e anche di abbandonarci se lo ritiene opportuno.

 

Crescere e maturare significa imparare questa semplice e banale verità: le persone non sono semplici cose di cui disporre come ci pare. È drammatico che tanti uomini oggi non riescano né a capirlo né a farsene una ragione, arrogandosi il diritto di strappare alla vita chi, quella vita, dovrebbe poterla avere ancora tutta davanti.

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