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Brunella Giovara per la Repubblica
Nella stanza del figlio non c’è il riscaldamento, neanche una stufetta. Fa freddo, fa umido, e c’è pure una gran puzza di sporco. È la stanza di un ragazzo solo, è qui che il figlio dei Vincelli e il suo amico hanno immaginato gli omicidi dei due ristoratori di Pontelangorino.
È la tana del diavolo, a seguire le parole del vescovo di Ferrara e Comacchio, monsignor Luigi Negri, che ha evocato l’inferno, «un lembo innegabile di inferno», parlando ai fedeli di quello che è successo in questa villetta nella notte tra lunedì e martedì.
Il ragazzo non abitava in casa, aveva chiesto e ottenuto di vivere nel garage, pochi passi dalla casa, ma non con i genitori. In rotta totale, aveva scelto di crearsi un territorio nemico, dove nessuno poteva mettere piede, a parte gli amici e il cane. Così, il garage era stato ristrutturato, dipinto di bianco, tre porticine verdi, costruito un bagnetto, piastrellato il pavimento, ma niente riscaldamento. Lui se ne stava al freddo, pur di stare da solo.
Omicidio di Ferrara - I due assassini
La padrona di casa, Elvira Succi Leonelli, dice che «il bimbo non voleva andare a scuola », che «era un bravo ragazzo, pulito, senza orecchini». Bimbo no, forse la signora Elvira lo dice perché se lo ricorda ancora così. Pulito no, perché chi è entrato nel suo rifugio gelato ha sentito l’odore di scarpe da ginnastica abbandonate, di vestiti mai lavati, di molta biancheria sporca sparsa in giro o chiusa nell’armadio, magliette e mutande usate, forse quando finiva la roba la buttava lì e ne comprava altra.
E a sentire la confessione dell’amico, anche lui nel carcere minorile di Bologna, il ragazzo sfilava dal portafogli del babbo cento euro alla volta, e poteva comprarsi tutte le magliette che voleva.
Tutto è rimasto così, come è stato trovato la notte di martedì. Tutto è sigillato, nessuno può toccare niente della vita di questo adolescente alto e bello e della sua stanza che trasuda umidità e odio. Il suo letto, in alto su un soppalco, lenzuola e piumone fantasia, aggrovigliati. Qui ha dormito l’ultima notte da uomo libero, qui ha aspettato con il suo amico che i genitori si addormentassero.
Poi l’altro si è alzato ed è andato a fare il lavoro sporco, poi l’ha chiamato per farsi aiutare perché da solo non riusciva a portare fuori i cadaveri. Il ragazzo allora è entrato in casa, fino alla camera da letto dei suoi. Ha visto, non si sa se i due hanno provato a trascinare i corpi, di sicuro lì il ragazzo ha perso una scarpa da ginnastica, ed è scappato verso la sua tana. Lì, vicino all’armadio, è stata trovata la seconda scarpa. Ne ha infilato un altro paio, e i due sono scappati.
Salvatore Vincelli - Nunzia Di Gianni - Omicidio Ferrara
Non rivedrà più questa stanza, dove non portava la sua fidanzata, ma faceva entrare l’amato cane Zac e pochi amici, a fumare e ascoltare musica. Sulla scrivania incastrata sotto il letto c’è il suo computer, e una pila di cassette di giochi per la playstation. La sua sedia, girevole e coordinata alla scrivania. Un posacenere pieno di cicche, Camel blu. Riviste vecchie, ma non ci sono libri di scuola.
Posaceneri pieni anche sulla cassettiera, altre cartacce indecifrabili, molta polvere, è tutto sporco e abbandonato, stupisce che qui ci vivesse un ragazzo di 16 anni, la madre aveva rinunciato a chiedere quello che tutte le madri chiedono ai figli: «Pulisci la tua stanza, tieni in ordine, apri le finestre, fai entrare un po’ d’aria qui dentro, che fa schifo».
Ma le stanze dei ragazzi sono calde, piene di colori, poster, facce, cantanti, attori, amici, e questa tana è invece fredda, squallida, i muri mostrano solo l’umidità del giardino. Da quanto tempo viveva qua, lo sa solo lui, ormai. Come ci viveva? Come uno «che non aveva voglia di niente», che amava stare ore sotto il piumone, adesso di più perché da queste parti si va sottozero tutte le notti. «Stava tanto chiuso in casa», dicono gli amici. Poi usciva con lo scooter Aerox, vedeva gli amici, mangiava la piadina al bar, tornava a casa, fumava, mangiava le croccantelle al pomodoro, un po’ lui in po’ al cane, meditava una via di uscita da quell’inferno, «i miei mi davano del fallito».
Omicidio di Nunzia Di Gianni e Salvatore Vincelli
Meditava un omicidio, anzi due. L’amico gli ha detto che sì, lo avrebbe aiutato a fare tutto con l’ascia, che non si preoccupasse di niente, per amicizia si fa questo e altro, «volevo togliergli quel macigno del cuore». Hanno aspettato il momento giusto in questo ex garage, avvolti in un piumone sporco, facendosi coraggio, e fumando molto.
Omicidio di Nunzia Di Gianni e Salvatore VincelliOMICIDIO FERRARA
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