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Mirko Molteni per “Libero Quotidiano”
Eletto da pochi mesi presidente dell' Argentina, Mauricio Macri, figlio d' un immigrato italiano, ha già inanellato risultati che contrastano con la stagnazione dei predecessori, i coniugi Nestor e Christina Kirchner che in una staffetta «matrimoniale» hanno ricoperto la carica dal 2003 al 2015. L' ultimo successo di Macri è di ieri, quando il Senato di Buenos Aires ha approvato con maggioranza di 54 a 16 il piano elaborato dal governo per risolvere una volta per tutte gli strascichi della bancarotta del 2001, quei «tango bonds» che vaporizzarono 100 miliardi di dollari.
Dopo un dibattito di 12 ore, anche i senatori hanno voltato pagina per tornare ad attirare investimenti stranieri. La Camera aveva approvato la misura già il 16 marzo, dopo un dibattito di 20 ore e con maggioranza di 165 a 86. L' Argentina vara così un compromesso con quei fondi d' investimento americani, guidati dalla NML Capital del miliardario Paul Singer, che rigettavano la ristrutturazione del debito attuata da Buenos Aires.
Il precedente governo Kirchner voleva rifondere il 30% del valore e la maggior parte dei creditori aveva accettato, ma non i grossi fondi Usa, appoggiatisi al tribunale di New York. Ora gli argentini accettano di ripagare il 75% del debito con questi fondi, pari a 4,7 miliardi di dollari. Salasso necessario perché l' Argentina torni a riscuotere fiducia, aprendosi a prestiti stranieri con interesse del 5%, allineato alla media sudamericana, e non, come finora, attestato sul 10% a causa della temuta inaffidabilità.
Macri sbandiera anche un' altra vittoria, dato che la Commissione Onu per la Piattaforma Continentale ha dato parere positivo a una richiesta argentina di estendere da 200 a 350 miglia dalla costa il limite della sovranità di Buenos Aires. Risulterebbero circondate da acque argentine le isole Falkland, da secoli rivendicate col nome Malvinas dai sudamericani, nonostante appartengano alla Gran Bretagna.
Del resto, i fondali circostanti sono ricchi di petrolio, motivo in più che si aggiunge al puro orgoglio nazionale. La richiesta di estensione dei confini era partita nel 2009, sotto la Kirchner, ma ha languito finchè Macri si è accaparrato più consensi internazionali. Lo dimostra la visita che il 23 marzo il presidente americano Barack Obama ha fatto alla Casa Rosada, il palazzo presidenziale di Buenos Aires, annunciando, per la prima volta, che Washington è pronta ad aprire gli archivi della Cia per rivelare i retroscena del colpo di stato del 1976.
D' altronde, che la nuova Argentina sia pronta a tirar fuori le unghie, lo ha rivelato perfino la sua Guardia Costiera il 16 marzo, affondando a cannonate un peschereccio cinese, dopo averne prelevato l' equipaggio, reo di essersi spinto abusivamente a pescare in acque territoriali di Buenos Aires.
obama con mauricio macri
MAURICIO MACRI
RENZI MACRI
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